Donne, diaconato, gruppo 5: sinodali indignati

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Donne, diaconato, gruppo 5:

sinodali indignati

19 ottobre 2024
di: Colleen Dulle
Circa 100 delegati sinodali sono entrati ieri pomeriggio nella vecchia sala del Sinodo in cerca di risposte sul gruppo di studio segreto istituito dal Vaticano che era stato incaricato di esaminare la possibilità di ordinare le donne diacono. Tre fonti indipendenti hanno confermato ad America i dettagli dell’incontro. La maggior parte dei membri sinodali presenti credeva di incontrare i membri del gruppo di studio. Una prospettiva particolarmente interessante, dato che è l’unico dei 10 gruppi sinodali la cui composizione non è stata resa nota.
Invece, i delegati − tra cui cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici − sono stati accolti da due funzionari del Dicastero per la Dottrina della fede che hanno detto di non appartenere al gruppo di studio. Hanno chiesto ai delegati di mettersi in fila per ricevere, uno alla volta, una mezza pagina che li invitava in diverse lingue a «presentare le loro opinioni per iscritto al seguente indirizzo e-mail». America ha esaminato una copia di questo foglio e ha notato che l’indirizzo e-mail indicato non è lo stesso distribuito in altre riunioni di gruppi durante il sinodo, e comunicato al pubblico, per inviare richieste e riflessioni individuali ai gruppi di studio.
Secondo tre persone presenti alla riunione, che hanno chiesto l’anonimato perché l’incontro era riservato, alcuni dei partecipanti hanno controllato la riunione: una teologa, membro non votante del Sinodo, si è offerta di distribuire i documenti per permettere ai delegati di porre le domande ai funzionari di fronte all’intero gruppo. Per il resto della riunione, durata 75 minuti, i delegati hanno rivolto domande ai due funzionari. Inizialmente, i rappresentanti del Dicastero hanno cercato di rispondere. Ma dopo poco tempo hanno iniziato semplicemente a scrivere ogni domanda e a ringraziare i delegati per il loro feedback.
Un altro dei partecipanti, che ha chiesto di rimanere anonimo, ha raccontato ad America come i delegati presenti in sala fossero «evidentemente indignati e frustrati», aggiungendo che l’incontro «lo aveva lasciato profondamente costernato».
Le domande sollevate dai delegati, secondo alcuni presenti all’incontro, riguardavano la composizione del gruppo di studio e il motivo per cui era stata tenuta segreta; riguardavano anche il motivo per cui si seguiva una procedura diversa dal resto dei gruppi di studio, nonostante le istruzioni di gennaio della Segreteria generale del Sinodo a garantire che tali gruppi procedessero «secondo un metodo autenticamente sinodale».
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Entrambi i funzionari si sono presentati solo con il loro nome di battesimo, ma uno è stato poi identificato da alcuni dei presenti come don Andrew Liaugminas, un sacerdote dell’arcidiocesi di Chicago che lavora per il dicastero. Liaugminas ha spiegato che il gruppo di studio cinque stava seguendo il processo ordinario del Dicastero per la preparazione dei documenti per il papa: chiedere ai consultori un contributo, preparare un documento e farlo approvare dal suo «consiglio» permanente di vescovi, clero, religiosi ed esperti laici. Questo modo di procedere era stato delineato in un comunicato apparentemente poco notato del cardinale Victor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, letto durante un briefing con la stampa il 9 ottobre, ma il cui testo non è mai stato reso noto ai media.
I funzionari non hanno risposto alle domande su quali consulenti il Dicastero avesse coinvolto nello studio, o sul perché il gruppo stesse procedendo in modo diverso dagli altri gruppi, affermando solo che non erano stati autorizzati a fornire tali informazioni e che erano «ambasciatori» incaricati di raccogliere i feedback. Hanno sottolineato che l’ideale sarebbe stato un feedback scritto e hanno espresso la preoccupazione di non poter scrivere accuratamente tutte le domande poste loro, una per una, dai delegati.
Nelle loro domande e nei loro commenti, i delegati sinodali hanno espresso quella che una fonte ha definito una «intensa frustrazione» per il fatto che né il cardinale Fernandez né i membri del gruppo di studio fossero venuti all’incontro e che le loro domande non ricevessero risposta, pur chiarendo che non incolpavano i due funzionari per la situazione.
Molti hanno anche sottolineato come la decisione di inviare due funzionari che non avevano l’autorità per rispondere alle domande sul gruppo di studio fosse stata irrispettosa nei confronti dei delegati sinodali. Uno dei primi a intervenire, un vescovo con esperienza diplomatica, ha detto che nelle discussioni importanti è normale che ogni parte invii rappresentanti di pari livello.
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Il pomeriggio del 18 ottobre era stato riservato dagli organizzatori del Sinodo ai delegati per incontrare i membri dei gruppi di studio. Originariamente previsto come libera discussione, i delegati hanno invece optato per incontrare i membri dei gruppi di studio dopo che i responsabili di ciascun gruppo avevano presentato il loro rapporto intermedio il 2 ottobre nell’aula sinodale. Hanno voluto porre delle domande e condividere le loro riflessioni.
L’aggiornamento del 2 ottobre del gruppo di studio 5, su «alcune questioni teologiche e canoniche riguardanti specifiche forme ministeriali», tra cui «la ricerca teologica e pastorale sull’accesso delle donne al diaconato», è stato presentato dal cardinale Fernández. Prima dell’aggiornamento di ogni gruppo di studio, è stato proiettato un breve video che includeva i nomi e le foto dei membri e introduceva l’argomento di studio del gruppo. Tuttavia, per il gruppo di studio 5 non sono stati forniti nomi. Il video mostrava solo rapidamente due foto: una del personale del Dicastero per la Dottrina della Fede, e l’altra di alti funzionari del Dicastero.
Quel giorno il cardinale Fernández ha sorpreso la sessione sinodale quando ha annunciato che il gruppo di studio aveva spostato la sua attenzione dalla questione delle donne diacono, che era stato incaricato di affrontare dopo il Sinodo dello scorso anno. «Sulla base dell’analisi effettuata finora… non c’è ancora spazio per una decisione positiva» sull’ordinazione delle donne diacono, ha detto il cardinale nei commenti rilasciati il 2 ottobre all’assemblea sinodale. Il gruppo di studio si sta invece concentrando sui vari modi in cui le donne hanno esercitato l’autorità nella Chiesa.
Poiché ai delegati sinodali non è stata data la possibilità di porre domande ai gruppi di studio dopo i loro aggiornamenti, gli organizzatori del Sinodo hanno deciso di riservare il pomeriggio del 18 ottobre a questo scopo.
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In un articolo di Christopher White pubblicato su National Catholic Reporter, pubblicato poco dopo la conclusione della riunione del 18 ottobre, un membro del sinodo ha affermato che l’assenza del cardinale Fernández dalla riunione è stata «una vergogna».
Più tardi, quella sera, il cardinale Fernández ha inviato un comunicato ai partecipanti al sinodo che non è stato ufficialmente diffuso alla stampa. Si è scusato per il «malinteso» sulla sua presenza. «Ho appreso del dispiacere espresso da alcuni membri del Sinodo per la mia assenza all’incontro di questo pomeriggio con il gruppo di lavoro numero 5», ha scritto il cardinale in una traduzione non ufficiale diffusa tra i membri del Sinodo.
«Sono io stesso dispiaciuto per il malinteso. Nella mia comunicazione all’assemblea del 9 ottobre avevo già precisato che due funzionari del Dicastero [per la Dottrina della Fede] sarebbero stati presenti all’incontro. Questo non era dovuto a una mia riluttanza, ma a una mia oggettiva impossibilità a partecipare nel giorno e nell’ora previsti». Il cardinale Fernández ha aggiunto di essere «lieto di incontrare, giovedì prossimo alle 16.30, i membri del Sinodo interessati all’argomento del gruppo di studio n. 5 per ascoltare le loro riflessioni e ricevere da loro eventuali documenti scritti».
Austen Ivereigh, un delegato sinodale presente all’incontro, ha dichiarato ad America che «l’effetto dell’incontro dei delegati sinodali con il gruppo 5 è stato quello di porre le serie domande che il Sinodo ha sull’impostazione e sul modo di procedere del gruppo 5. Tali questioni sono ora sul tavolo e il Sinodo è in grado di affrontare il problema e, chiaramente, a esse si deve dare una risposta. Il cardinale Fernández dovrà rispondere giovedì».
L’incontro del 18 ottobre è stato «un momento importante, perché ha dimostrato che l’assemblea ha una forza esecutiva e voleva chiaramente essere trattata con rispetto». Ivereigh ha aggiunto di ritenere che la decisione del cardinale Fernández di incontrare i delegati giovedì sia stata la «risposta giusta» e abbia mostrato «rispetto per il sinodo come soggetto».
«L’altra cosa piuttosto speciale», ha aggiunto Ivereigh, «è che tutti hanno avuto il medesimo sentire. Non intendo dire che tutti sentissero allo stesso modo la questione, ma tutti si sentivano uguali sul modo in cui venivano trattati, sia che fossero sacerdoti o vescovi, religiosi o laici. Questo mi ha colpito molto».
 Pubblicato il 19 ottobre 2024 sulla rivista America
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da AVVENIRE
21 ottobre 2024
Sinodo.

Donne diacono, per il Papa

«la questione non è matura»

Mimmo Muolo
Per Francesco il tema per ora non va affrontato. Lo ha precisato in aula il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede Fernandez. Riflettori puntati piuttosto sui ruoli di responsabili
La questione delle donne diacono non è ancora matura. E per questo il Papa chiede che il Sinodo non si intrattenga su di essa. Ma questo non significa che non debba continuare la riflessione e che soprattutto non si parli del ruolo della donna nella Chiesa. A esprimersi in termini espliciti è stato ieri il cardinale Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della fede, in una comunicazione, a braccio, durante la congregazione generale.
«Sappiamo che il Santo Padre ha espresso che, in questo momento, la questione del diaconato femminile non è matura e ha chiesto che non ci intratteniamo adesso su questa possibilità» ha detto il porporato. «La commissione di studio ha conclusioni parziali che faremo pubblicare nel momento giusto, ma continuerà a lavorare». E, «invece – ha aggiunto Fernandez -, il Santo Padre è molto preoccupato per il ruolo delle donne nella Chiesa e, prima ancora della richiesta del Sinodo, ha chiesto al Dicastero per la dottrina della fede di esplorare le possibilità di uno sviluppo senza concentrarci nell’ordine sacro».
Per il cardinale «affrettarsi a chiedere l’ordinazione di diaconesse non è oggi la risposta più importante per promuovere le donne» e «non risolve certo la questione dei milioni di donne della Chiesa». Questo perché, ha notato, «non abbiamo ancora fatto alcuni passi che invece potremmo fare».
A tal proposito il prefetto dell’ex Sant’Uffizio ha citato alcuni esempi. «Quando si è creato il nuovo ministero del catechista, il Dicastero per il culto divino ha inviato una lettera alle Conferenze episcopali» proponendo anche «quanto scritto dal Papa in Querida Amazonia sulle catechiste che sostengono le comunità in assenza di preti». Ma solo pochissime Conferenze episcopali hanno accolto questa indicazione. Inoltre, ha proseguito il cardinale Fernández, «l’accolitato per le donne è stato concesso di fatto in piccola percentuale e molte volte sono i preti che non vogliono presentare donne al vescovo per questo ministero».
Perciò Fernandez ha concluso: «Ho chiesto che si mandino al mio Dicastero testimonianze di donne che sono veramente a capo di comunità o che svolgono ruoli importanti di autorità». E inoltre «specialmente alle donne di questo Sinodo, chiedo che aiutino a recepire, esplicitare e far pervenire al Dicastero diverse proposte che possiamo ascoltare nel loro contesto su possibili vie per la partecipazione delle donne alla guida della Chiesa».
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da www.settimananews.it

Questioni di autorità,

tra diaconato e sacerdozio femminile

17 ottobre 2024
di: Anita Prati
Donne, poligamia, poveri, Chiese orientali, web: i Gruppi di Studio al lavoro nel Sinodo. Questo il titolo di un breve articolo[1] comparso su Vatican News ai primi di ottobre, in cui si dà conto della presentazione, in sede di apertura dell’Assemblea sinodale, del lavoro svolto e dei programmi futuri dei dieci gruppi istituiti a febbraio dal papa per affrontare, dal punto di vista teologico e canonico, le tematiche poste sui tavoli di lavoro sinodali.
Attingo da questo articolo alcune informazioni relative all’intervento del prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede (ex Sant’Uffizio, ex Santa Inquisizione), cardinal Victor Manuel Fernández, portavoce del gruppo di lavoro dedicato alle «Forme ministeriali». Cuore dell’intervento del cardinal Fernández, la partecipazione delle donne alla vita e alla leadership della Chiesa.

Funambolismi

Secondo le brevi note riportate da Vatican News, il cardinale si è preoccupato innanzitutto di ribadire la posizione assunta pubblicamente dal papa in merito al diaconato femminile: non solo papa Francesco non considera la questione matura, ma «nella mens del santo padre ci sono altri temi ancora da approfondire e risolvere prima di affrettarsi a parlare di un eventuale diaconato per alcune donne».
Secondo il cardinale, ricondurre la questione della partecipazione delle donne solo o principalmente all’obiettivo del diaconato comporterebbe il rischio che il diaconato stesso diventi «una specie di consolazione per alcune donne», mentre «la questione più decisiva della partecipazione nella Chiesa resta trascurata».
Il gruppo di lavoro, ha affermato il cardinale, proseguirà nel suo impegno di studio e approfondimento, occupandosi di donne che nella storia della Chiesa «hanno esercitato una vera autorità» e mettendosi in ascolto di donne che, nella vita della Chiesa di oggi, in terre lontane come Africa e Indonesia, ricoprono ruoli di primo piano. In questo modo, secondo Fernández, si raggiungerà un duplice obiettivo: ridimensionare la questione del diaconato per le donne e provare «ad allargare gli spazi per una presenza femminile più decisiva».
Dall’intervento di Fernández, condensato nell’articolo in nemmeno venti righe, si evince che il tema del diaconato femminile, per quanto fastidioso, in vista del Sinodo sulla sinodalità non poteva essere messo spudoratamente sotto il tappeto. Qualcosa bisognava pur dire, e il cardinale, tenendosi in equilibrio sul nulla, se l’è cavata con un funambolico esercizio di eloquenza clericale.

La partecipazione delle donne

Voglio pensare che le parole del cardinale Fernández siano state riportate nell’articolo in modo impreciso. Perché se, stando a quanto si legge, la questione più decisiva per il cardinale, e per il papa, non è il diaconato delle donne ma la loro partecipazione nella Chiesa, l’affermazione fa davvero sorridere per la sua banalità.
La vita della Chiesa senza partecipazione delle donne non esiste e non è mai esistita. Da sempre, come scriveva Meneghello in Libera nos a Malo, «la fede si trasmette principalmente per linee ginecologiche». Cosa sarebbe stata la storia della Chiesa, se nelle chiese non ci fossero state le donne ad andare a messa, a guidare i rosari, a far recitare a figli e figlie le preghiere del mattino e della sera, a pulire i banchi e a preparare il caffè ai sacerdoti dopo la santa messa mattutina?
È evidente che la questione non è tanto la partecipazione in sé, quanto la partecipazione a livelli di guida autorevole. È evidente che «allargare gli spazi per una presenza femminile più decisiva» non significa allargare gli spazi della partecipazione di base – basta fare la conta delle presenze maschili e femminili alla messa domenicale per capire che, lì, la presenza delle donne è già più che decisiva.
Ma se interpreto bene l’articolo e quello che ha detto il cardinale, il «proviamo ad allargare gli spazi per una presenza femminile più decisiva» verrebbe ad indicare la volontà di assumere come possibile («proviamo…») l’ufficializzazione di ruoli autorevoli anche per le donne.
Che bell’esercizio funambolico, quel «proviamo». L’oggi delle nostre comunità è ricco e fecondo di esperienze di autorevolezza femminile non riconosciute e non sancite dal Codice, eppure ancora dobbiamo sentire dei cardinali che ci dicono «proviamo».
Come non ricordare il motu proprio Spiritus Domini che nel 2021 modificava il can. 230 § 1 del Codice di Diritto Canonico, aprendo anche «ai fedeli di sesso femminile» il ministero laicale del lettorato e dell’accolitato? Quasi che, fino al 2021, nessuna donna avesse mai letto una lettura durante la messa o non avesse mai servito all’altare…

Un eventuale diaconato per alcune donne

I funambolismi si dipanano fin dalla premessa. C’è tanto da approfondire e risolvere prima di affrettarsi a parlare di un eventuale diaconato per alcune donne, afferma Fernández. Davanti al verbo affrettarsi più che sorridere ho proprio riso. Ci rendiamo conto? I nostri cardinali hanno paura di essere troppo veloci ad affrontare una questione che è davanti ai loro occhi da almeno sessant’anni.
Correva l’anno 1966 quando il gesuita Jean Galot su La Civiltà cattolica pubblicava un articolo dal titolo La missione della donna nella Chiesa. (Leggere missione-della-donna-nella-chiesa).
Lo stile con cui Galot affrontava (o, forse, sarebbe meglio dire non affrontava) la questione è lo stesso di papa Francesco e del cardinal Fernández: c’è un nodo problematico da sciogliere ma, anziché puntare direttamente al nodo, si glissa con eleganza, sottolineando con enfasi quanto sia riduttivo fermarsi al solo nodo – ci sono così tante cose belle e sublimi da dire, quando si parla «della donna», che pare brutto limitarsi a piccinerie prosaiche e volgari come la rivendicazione di diritti.
Una sottolineatura: il nodo problematico in Galot non era il diaconato, ma «l’accesso della donna al sacerdozio». E, dunque, un risultato almeno i signori cardinali in questi sessant’anni lo hanno raggiunto: affossare la questione «sacerdozio femminile», riconvertendola nel fantasma più o meno aleatorio del diaconato.
Ma il tocco elegante sta in quell’aria di lusinghiera e ambigua indeterminatezza conferita alla frase dai due aggettivi «eventuale» (cioè «casuale, fortuito, accidentale»? o «possibile, probabile»?) e «alcune» – aggettivo indefinito che maschera male una certa perfida crudeltà, nel suo proiettare la questione del diaconato sullo sfondo di una sorta di gioco del biscottino: l’eventuale diaconato, se mai ci sarà e nella forma che verrà decisa da chi ha il potere di decidere, sia chiaro, sarà naturalmente solo per alcune, cioè non tutte, ci mancherebbe, e solo se quelle alcune saranno brave, solo se lo meriteranno, solo se noi saremo così generosi da concederlo…

Alla ricerca dell’autorità negata

Messa all’angolo la questione diaconato, per gentile concessione del gruppo di lavoro viene a profilarsi un’altra possibilità per le donne, quella di una partecipazione autorevole nella vita della Chiesa. E qui, ecco un’altra chicca.
Per capire se oggi – anno 2024 – le donne possano esercitare leadership autorevoli all’interno della Chiesa, ci dice Fernández, prima di tutto dobbiamo cominciare a studiare. Dobbiamo studiare profili di donne che nella storia della Chiesa abbiano esercitato vera autorità.
La pazienza a un certo punto scappa, diceva mia madre. Si rendono conto, i signori cardinali, di quanta pazienza ci fanno portare? Volessero leggere e studiare La città delle dame di Christine de Pizan (1364-1431), si renderebbero conto che da sei secoli almeno le donne hanno sollevato la questione della necessità di una riscrittura della Storia alla luce dell’auctoritas da loro espressa anche dentro la Chiesa.
E leggessero, di Christine de Pizan, anche Il libro della pace e il Poema di Giovanna d’Arco. Da sei secoli queste opere attendono che almeno alcuni illuminati uomini di Chiesa provino a guardare il mondo e la Storia da un punto prospettico «altro», rispetto a quello della loro posizione dominante e privilegiata.
L’invito a studiare e approfondire figure femminili autorevoli suona come un beffardo invito a prendere e a perdere tempo, per chi ha dedicato decenni della propria vita a studiare l’invisibile storia che non c’è, occultata nella Storia dalla violenza dello sguardo maschile.
Studiamo, approfondiamo, dice il cardinal Fernández. E nel frattempo le donne, che si sono stancate di servire il caffè al parroco sul vassoio di peltro ricoperto da un centrino di pizzo lavorato all’uncinetto, quelle donne lì, senza fare rumore, senza protestare, girano le spalle, e vanno altrove. Del tutto indifferenti agli esercizi funambolici dei nostri cardinali.

Postilla: tra poligamia e Ordine

L’articoletto che ha messo in moto le mie riflessioni si occupa anche della questione poligamia nel mondo cristiano africano. Che dire? La poligamia e il no al sacramento dell’Ordine per le donne sono la medesima rappresentazione del Maschio Onnipotente che considera sovrano e inattaccabile il proprio desiderio di potere sul corpo delle donne. Fino a quando? Marcel Gauchet sostiene che stiamo assistendo alla fine del dominio maschile[2]. Françoise Héritier, da donna, è molto più pessimista[3]. Qualcosa si sta muovendo, osserva, ma perché il cambiamento raggiunga il profondo degli animi e divenga universale, dovranno trascorrere migliaia di anni.

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[1] https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2024-10/gruppi-di-studio-sinodo-vaticano-temi-papa.html
[2] Marcel Gauchet, La fine del dominio maschile, Vita e pensiero, Milano 2019.
[3] Françoise Héritier, Dissolvere la gerarchia. Maschile/femminile II, Raffaello Cortina, Milano 2004

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