Terrorismo e… terrore

terrorismo

di don Giorgio De Capitani
Ai terroristi non interessa tanto fare stragi o uccidere degli innocenti, ma seminare terrore ovunque.
Una guerra ha sempre una sua collocazione geografica, anche se dovesse assumere connotazioni mondiali. Ma la paura è qualcosa che non sai localizzare, anche perché la forza del terrorismo sta proprio nella sua imprevedibilità. Non sai chi colpisce, quando colpisce e dove colpisce. E ti tiene in ansia, appunto nel terrore. È come una grossa spada di Damocle, appesa ovunque, sulla testa del mondo intero.
La paura aumenta ad ogni atto terroristico, che viene studiato ad arte, con grande intelligenza. I morti innocenti creano dolore, ma, nello stresso tempo, alimentano il terrore, o semplicemente la paura.
E la paura paralizza talmente la normalità del vivere sociale, da togliere la serenità, anche nelle più comuni abitudini. La paura ti blocca in casa. I luoghi pubblici si svuotano. 
Le violenze ci sono sempre state, ma erano circoscritte. La paura è forse il male più tangibile del nostro tempo.
Ecco dove sta la vittoria dei terroristi: nel terrore! Solitamente contiamo i morti innocenti, ma ciò che muore con il terrore è la speranza del genere umano. Si rimane inerti, sotto scacco matto di un male che vuole le sue rivincite. Quali? Qui sta la domanda, a cui rispondere non è facile, senza cadere nella solita retorica ideologica.
Il male c’è, e si rivela con volti diversi. Oggi il suo volto è il terrore che è una specie di vendetta nei riguardi di una democrazia occidentale, conquistata però a danno di altre democrazie abortite a causa di un colonialismo, i cui effetti si fanno sentire soprattutto nel nostro tempo.
Più che combattere la democrazia occidentale in sé, il terrorismo combatte il modo con cui l’occidente si è costruito la sua democrazia. E, non dimentichiamolo: non ci sono armi fisiche per combattere il terrorismo che genera terrore. Bisogna ricostruire la giustizia. Ma la giustizia, come tutti sanno, chiede tempi lunghi. A condizione però che nel frattempo non commettiamo altre ingiustizie che, un domani, creeranno altri disastrosi effetti. 
   

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