Due escrementi di topi di fogna!

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da L’Unità
Mario Lavia
22 novembre 2016

“Renzi scrofa ferita”.

Grillo perde la testa, e Travaglio “vede” la sconfitta

L’escalation dei toni consente al comico di restare da solo sulla scena
“Renzi ha una paura fottuta del voto del 4 dicembre. Si comporta come una scrofa ferita che attacca chiunque veda. Ormai non argomenta, si dedica all’insulto gratuito e alla menzogna sistematica”. Ieri, “serial killer”, oggi “scrofa ferita”. E domani a quale insulto ricorrerà Beppe Grillo?
Pochi dubbi, l’assalto del comico genovese al Sì e a Matteo Renzi va oltre la più aspra delle polemiche di campagna elettorale. Perché è inutile moralisteggiare: in campagna elettorale, soprattutto verso la fine, è sempre un accendersi dei toni. Forse la spiegazione di voler cancellare le malefatte delle firme false di Palermo è insufficiente per spiegare questa escalation. Grillo sta perdendo la testa. Perché?
Tra l’altro così facendo Grillo resta da solo sulla scena – proprio come nei suoi spettacoli – dato che la sua furia ha spazzato via le argomentazioni iper-politiche della sinistra Pd e i più meditati discorsi del No. Una campagna diventata “aberrante” – come ha detto giustamente Giorgio Napolitano, anch’egli finito nel tritacarne genovese – soprattutto per gli insulti. L’”accozzaglia” di Renzi può essere risultata fuori misura ma è niente rispetto a questa roba grillesca.
Senza freni, dunque. Non sembra esattamente l’atteggiamento di chi si appresta a vincere. Un altro indizio l’ha seminato il professor Pace, uno dei professori più agguerriti della campagna per il No, che ha annunciato un ricorso se il Sì vincesse, perché sarebbe grazie al voto degli italiani all’estero (Renzi ha già replicato: “Il tentativo è di buttarla in rissa, la nostra reazione è calma e gesso, sorrisi e tranquillità”): è la tattica “trumpiana” che mette le mani avanti ma che, soprattutto, contribuisce a esasperare il clima.
E poi c’è Il Fatto Quotidiano, scatenato, com’è suo diritto, ma anche qui senza freni. Ma la propaganda è propaganda, e a colpire è un’altra cosa. E cioè la conclusione dell’editoriale di Marco Travaglio che dopo aver sparso i soliti veleni scrive così: “Probabilmente, a dispetto dei sondaggi, il 4 dicembre la sua accozzaglia (di Renzi-ndr) vincerà“. Scaramanzia? Necessità di mobilitare le truppe? Tentativo di abbassare le aspettative? Costruzione preventiva di un racconto post-sconfitta (“…il nostro giornale continuerà a battersi con tutte le forze…”)?
Non lo sappiamo. Sappiamo solo che da quel fronte dovremo aspettarci ancora di tutto e di più. Purtroppo.

4 Commenti

  1. GIANNI ha detto:

    Le accuse lanciate contro Renzi dimostrano, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che una certa terminoloia è ormai in voga nella dialettica politica, e pare invece che solo alcuni non se ne accorgano.
    A parte questo, perchè queste accuse al premier?
    Evidentemente, appunto, per far risultare, con particolare impatto mediatico, le proprie posizioni.
    In questo caso, a mio avviso sopratutto per allontanare l’attenzione mediatica da quel che succede in casa propria.
    Ferma restando la presunzione di non colpevolezza, evidentemente non deve far troppo comodo a Grillo & Co. che anche nell’M 5 S paiano emergere, a questo punto, non solo cattiva gestione (vedasi caso Raggi…), ma anche possibili scorrettezze di vario tipo, a quanto pare penalmente rilevanti.
    Se, infatti, risultassero veri certi fatti, cadrebbe il presupposto di fondo, su cui si basano la loro costruzione ed i loro teoremi, cioè che sarebbero, quanto a correttezza e trasparenza, diversi da tutti gli altri.
    Capita, a volte, di sollevare l’indice contro qualcuno, per non voler vedere quel che succede in casa propria.
    Del resto, come abbiamo detto, nell’agone politico oggi può anche starci un certo tipo di linguaggio, basta che alle critiche, anche veementi, seguano motivazioni nel merito, che invece, nel caso di specie, paiono mancare.
    Il che la dice lunga.
    Quanto all’ipotesi di Travaglio giornalista veritiero…ah ah
    ah ah

  2. Giuseppe ha detto:

    Ieri sera ho visto il programma del TG1 Referendum “ Speciale Sì – No” a cui partecipavano il ministro Martina e Debora Serracchiani come esponenti del Sì , mentre Matteo Salvini e Stefano Fassina rappresentavano il fronte del No. Ovviamente posso solo esprimere le mie impressioni e non pretendo di avere ragione a tutti i costi, ma sin dai primi interventi è parsa subito evidente la differenza abissale tra i due leader della maggioranza che cercavano ostinatamente di esporre i contenuti della riforma costituzionale per spiegarne gli eventuali benefici ai telespettatori, e i loro interlocutori che, privi di argomenti validi, cercavano di “buttarla in caciara” come si dice dalle mie parti. Laddove da una parte il solito spudorato Salvini (i suoi compaesani lo chiamerebbero ”faccia di tola”), anziché rispondere alle domande, non faceva altro che ripetere le sue abituali litanie petulanti sui poveri italiani del Veneto e della Lombardia vessati dall’incapacità e dalla cattiveria di Renzi e del suo governo, l’ineffabile Fassina mettendo a nudo tutta la propria inconsistenza provava vanamente a sostenere che alle classi meno abbienti e a quello che una volta veniva chiamato proletariato, della riforma costituzionale non potrebbe fregare di meno, considerato che non ne trarrebbero benefici materiali e, perciò è meglio lasciare le cose come stanno. Dall’altra parte, soprattutto il ministro Martina ribattendo punto su punto, ha fatto un figurone spiegando in maniera semplice e comprensibile a tutti i cambiamenti oggetto della riforma, il cui testo è il risultato di studi accurati, incontri trasversali e di un percorso parlamentare travagliato. E che, sebbene approvato a maggioranza, ha voluto accogliere anche buona parte dei suggerimenti e degli emendamenti proposti dalle opposizioni. Tra l’altro Martina ha spiegato che certe innovazioni e trasformazioni degli organi istituzionali sono ispirate ad esperienze già presenti e soprattutto funzionanti in altri stati europei, e non sarebbero, quindi, un salto nel buio come alcuni vorrebbero far credere. In conclusione mi sembra di poter affermare ancora una volta che coloro che si oppongono alla riforma, più che guardare ai contenuti ed esporre ragionamenti efficaci, si limitano a dire no per partito preso solo, o quasi esclusivamente, perché non sopportano Renzi e vorrebbero liberarsene. Per quanto riguarda Grillo e Travaglio, il copione non cambia. Come al solito, il ricco paperone di S.Ilario, calato sempre più nel ruolo di buffone di corte, continua sparare insulti e veleni su chi non gli dà ragione, mentre il suo degno compare ed alfiere che, rinnegando se stesso, ha trasformato il Fatto quotidiano in un organo di partito, facendolo scadere al livello dei rotocalchi di gossip, è ormai radicato nella sua posizione di negazione assoluta e critica preventiva a tutto ciò che non gli garba.

  3. Nicola ha detto:

    Travaglio è sempre stato intellettualmente onesto,le idee che sostiene possono essere condivisibili o meno ma il fatto che siano espresse da un giornalista realmente libero le rende doverosamente rispettabili. In anni tristi e bui del nostro Paese ha rappresentato, insieme ad altri pochi tra cui anche don Giorgio, un riferimento etico e politico imprescindibile per me, un’autentica boccata d’ossigeno nel tanfo insopportabile del regime. Le differenti posizioni su questo referendum non devono far accantonare ciò che è stato, il disastro morale è ancora vivo e vegeto e potrebbe anche ripetersi con altri protagonisti e in altre forme. Gli individui liberi e onesti sono un bene raro, da tutelare.
    Grazie per lo spazio concessomi.

    • Roberto Mosconi ha detto:

      Condivido la tua analisi ma aggiungerei che il Travaglio attuale è un po’ meno ” libero “, avendo sposato con troppo entusiasmo la causa di una forza politica che pur gli procura più d’un grattacapo e che non corrisponde esattamente alle sue aspirazioni. Preferisco ( preferivo ) un Travaglio battitore libero.

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