La Valletta: ”Gocce d’Eternità”, un libro sul pensiero e la mistica di don Piero Pointinger

Foto presa dall’articolo di Merateonline

”Gocce d’Eternità”:

un libro sul pensiero

e la mistica di don Piero Pointinger

di don Giorgio De Capitani
Credo che la cosa peggiore sia temere o avere invidia della “intelligenza” delle persone, e succede che anche nei nostri piccoli paesi i “pensanti” vengano emarginati o non tenuti in debita considerazione.
Non appena organizzano qualche iniziativa culturale si fa di tutto per screditarli, eppure si dovrebbe almeno rendersi conto che la gente avrebbe urgentemente bisogno di “pensanti”, più che di faccendieri o di praticoni, i quali gestiscono il bene comune alla stessa stregua di un manager che sa far funzionare efficientemente ovvero produttivamente un supermercato, con l’unico intento di offrire alla gente ogni richiesta, anche l’assorbente con sconti particolari.
Ho avuto una prova, organizzando una serata, per presentare un libro su don Piero. Credevo che almeno per questa volta si andasse oltre la mia persona, dando spazio a una nobile iniziativa, in cui anche i moscerini hanno capito che non c’era nulla di personale.
Non sopporto che si usino due pesi e due misure, anche sulle pagine facebook gestite dal Gruppo di maggioranza di un Comune.
A parte la doverosa polemica, la serata del 18 novembre scorso, organizzata presso la sala dell’Ars Rovagnate, per la presentazione del libro “Gocce d’Eternità”, con mie riflessioni su alcuni pensieri di Don Piero, e con sei dipinti di Martina Viganò, è riuscita ottimamente.
Stiamo valutando se dare inizio a una serie di incontri su temi culturalmente impegnativi.
Il “brutto” di questi nostri paesi è una politica gestionale del supermercato, ed è un delitto imperdonabile far tacere il pensiero, l’unico in grado di dare luce, in una società dove a prevalere è l’imbecillità di anime spente.
Mi fanno paura questi paesi, dove trovi: gente addormentata, amministratori preoccupati solo che tutto finzioni come una azienda, per non parlare poi dell’aspetto religioso, e allora dovrei urlare a don Piero di tornare, e, anche se tornasse, troverebbe “vuota” la sua scuola di vita.
Nel suo breve messaggio, la nipote di don Piero, signora Lucia, tra l’altro ha raccomandato di “rendere viva la sua memoria seguendo la strada da lui segnata”. Parole sacrosante da tenere sempre presenti!
La signora Lucia esprime anche una certa sorpresa di come “a distanza di tanti anni, la figura di don Piero sia ancora viva nei ricordi della comunità rovagnatese”.
Il problema è che, se per un verso si sente il bisogno di rispolverare la figura di don Piero, per l’altro si ha l’impressione che, dopo don Piero, la comunità di Rovagnate abbia subìto un arresto pauroso.
E allora ci si aggrappa alle socche di don Piero, come se, tenendo ancora in vita il suo ricordo, possa succedere qualche miracolo. Ma il solo ricordo di don Piero non potrà compiere alcun miracolo, perché non è il ricordo di ciò che egli ha fatto o ha detto che potrà ridare ossigeno alla comunità rovagnatese.
Anche don Piero dà fastidio per il suo pensiero. E torna comodo giustificarsi, dicendo che il suo pensiero è ancora troppo difficile ed enigmatico.
Il vero motivo è più semplice: è più facile prendere don Piero nelle sue intuizioni organizzative, come se in queste, tra l’altro oggi tutte da rivedere, bisognerebbe cogliere il carisma di don Piero.
Senza il suo profondo pensiero, don Piero sarebbe già morto da anni, ed è morto doppiamente, se si continua a vedere nelle sue opere il genio di un profeta.
Forse basterebbe riscoprire in don Piero l’educatore delle coscienze, o forse anche solo quella ”scintilla divina”, che continua ad ardere, ma tenuta sotto il moggio, come riproverebbe ancora oggi Gesù Cristo.
«Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa» (Mt 5,13).
E di luce oggi ne abbiamo bisogno, ma non di luci artificiali.
Ha detto bene Martina Viganò nel suo intervento:
«Ciò che emerge leggendo il libro scritto da don Giorgio è il senso di luce: quella luce che genera la vita, e ciò mi ha particolarmente affascinato, ed è così che mi è venuta l’idea di creare dei dipinti che richiamassero le vetrate di una chiesa, con quei rosoni da cui filtra una luce particolare che illumina l’interno: Luce come simbolo del Cristo risorto!».
E ha aggiunto:
«Ciò che mi è sembrato bello in questo libro è che dal pensiero di don Piero, come un grembo sempre fecondo, possa sempre nascere qualcosa di nuovo, di bello, di bene, come un crescere, un evolversi al di là del tempo».
VI INVITO A LEGGERE
La Valletta: ”Gocce d’Eternità”, un libro sul pensiero e la mistica di don Piero Pointinger

 

 

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