Covid, dalle mascherine ai tamponi, fino alle finestre aperte 4 dita: proteggiamo le nostre feste

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Covid, dalle mascherine ai tamponi,

fino alle finestre aperte 4 dita:

proteggiamo le nostre feste

di Ilaria Capua
Ci troviamo, a dicembre 2023, a ridosso delle festività natalizie, in una fase di crescita del virus. È importante essere accorti e fare i tamponi. Essere consapevoli e non portare in giro l’infezione è un esercizio di responsabilità civile
Sono certa che molti lettori conoscano più di qualcuno che in questi giorni «è a casa con il Covid». Fin qui, niente di eccezionale: i virus si comportano da virus, specialmente se noi li ignoriamo e continuiamo a non mettere in pratica anche le minime attività necessarie per ridurre il contagio.
Nell’inverno i virus ci stanno comodi. D’altronde in laboratorio vengono conservati in frigorifero o in congelatore e questo non riguarda soltanto il Sars CoV2 ma anche l’influenza, il virus respiratorio sinciziale e molti altri come i Norovirus, quelli che provocano sintomi violenti di vomito e diarrea che durano circa 24 ore e ti lasciano come se avessi fatto un giro di centrifuga nella lavatrice. L’inverno — ed il periodo natalizio in particolare — portano con sé dei fattori di rischio: si sta più al chiuso, ci si vede di più con parenti e amici che vengono da lontano e si mangia e si festeggia in compagnia.

I nostri nonni

Il Covid non è certo più quel mostro sconosciuto degli anni passati, in quattro anni è cambiato lui e siamo cambiati noi. Lui fa tutto quello che può per evadere le nostre difese immunitarie, e così continuerà a fare negli anni a venire. Noi, ormai immuni a macchia di leopardo, non vogliamo più saperne, e facciamo fatica anche a spingere affinché vengano rivaccinati i nostri nonni, la categoria più a rischio di finire in ospedale, se non in terapia intensiva.
Purtroppo i numeri sono numeri e a qualcuno capiterà di ammalarsi in modo grave e rovinare le feste a se stesso e alla famiglia. Ognuno però crede che capiterà a qualcun altro, e non ai propri cari. In questa fase di amplificazione del contagio ognuno di noi, però, può fare in modo che il virus trovi almeno qualche porta chiusa a fronte della sua circolazione.

Luoghi chiusi

Non voglio convincervi che bisogna rimettere le mascherine ma a portarsele dietro sì. Possono capitare situazioni imbarazzanti nelle quali si è seduti vicino a persone che tossiscono o mostrano sintomi di una infezione respiratoria, per esempio in treno o in aereo oppure in altri luoghi chiusi e affollati. E così non ci mangiamo le mani per non avere portato con noi una protezione.
Ogni volta in cui ci si trova a dover stringere le mani a tante persone, prima di mettervi a tavola o di mangiare il finger food, per piacere andate a lavarvi le mani. E poi l’ultimo consiglio semplice, visto che ahimè questo inverno sarà probabilmente il più caldo mai registrato: apriamo le finestre per piacere. Basta poco — anche aprirle 4 dita per permettere all’aria di muoversi e soprattutto di ricambiarsi. Questo vale non solo per i raduni e le libagioni natalizie ma ovunque. A scuola, in palestra, in ufficio ma anche in auto quando si viaggia con persone che non appartengono al nucleo familiare.

I medici

Infine, se ci si dovesse ammalare, sapere se è Covid oppure no è importante al di là della sintomatologia clinica e non è un esercizio inutile. Stiamo imparando a conoscere il Long Covid e dobbiamo studiarlo bene, così come abbiamo studiato la malattia nella sua manifestazione acuta. Farsi un tampone, e conoscere la causa di quell’infezione, è importante per chi si ammala e deve essere una informazione disponibile al medico di famiglia che lo inserirà nella storia clinica del paziente. Inoltre, essere consapevoli e non portare in giro l’infezione è un esercizio di responsabilità civile che conosciamo: mi sembrerebbe del tutto inopportuno dimenticarsene proprio adesso.

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