Omelie 2022 di don Giorgio: TERZA DOPO L’EPIFANIA

23 gennaio 2022: TERZA DOPO L’EPIFANIA
Nm 13,1-2.17-27; 2Cor 9,7-14; Mt 15,32-38
Quando la Liturgia ci presenta da leggere e da meditare tre brani, solitamente presi il primo dall’Antico Testamento e gli altri due dal Nuovo, si è sempre tentati da parte di noi preti di soffermarci sul terzo, ovvero sul brano tolto da uno dei quattro Vangeli.
Soprattutto ultimamente ritengo opportuno tenere conto di tutti e tre i brani, facendo anche delle considerazioni generali, anche se le applicazioni concrete non mancano mai.
il Figlio di Dio, si è incarnato per toccare concretamente la realtà umana, e per immergersi in essa in quanto Logos eterno o Figlio del Padre.
Così il Vangelo, la Buona Notizia, va incarnato nella realtà umana, ma non per stare alla deriva o in superficie: la nostra missione pastorale, ovvero del buon pastore, sta nell’interiorizzare un messaggio che solitamente, purtroppo, viene annunciato come una morale o una dottrina dogmatica, dimenticando che il Vangelo, ovvero la Buona Notizia, è il Cristo risorto, che nel suo Spirito agisce all’interno del nostro essere. Da qui parte ogni insegnamento morale e dottrinario.
I tre brani di oggi sembrano mirare allo stesso scopo, ma con una domanda: cosa nutrire anzitutto: il corpo o lo spirito dell’essere umano?
È la domanda di fondo che dovremmo sempre fare leggendo la Parola di Dio, senza dimenticare ciò che Gesù ha detto al diavolo, il quale aveva tentato il Figlio di Dio imponendogli di trasformare alcune pietre in pane. La risposta di Gesù è stata lapidaria, citando un passo del Deuteronomio: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
Dunque, Gesù era stato chiaro fin dall’inizio del suo ministero pubblico. Avrebbe sì compiuto anche miracoli diciamo carnali (guarire i malati, ridare la vista ai ciechi, ecc.), ma il suo vero intento era quello di sfamare la gente, offrendo un cibo ben più essenziale di un pezzo di pane o d’altro di carnale.
Non dimentichiamo ciò che era successo con la moltiplicazione dei pani, quando Gesù aveva tentato di spiegare il vero senso di quel miracolo: per primi, numerosi discepoli lo abbandonarono.
Una cosa è certa: con i miracoli Gesù non ha convertito quella folla che poi, durante la passione, griderà: “Crocifiggilo”, oppure: “Libero Barabba!”.
Ho fatto questa lunga, ma doverosa premessa, per cogliere il senso dei tre brani della Messa, dove, soprattutto nel primo e nel terzo, la parola di Dio sarebbe da intendere nel senso più materiale. Pensiamo alla Terra promessa, vista dal popolo ebraico unicamente come una terra fertile. Nel primo brano troviamo l’espressione diventata classica: una terra “dove scorrono latte e miele”, ovvero ogni ben di dio in senso materiale.
E poi quel tralcio, con un grappolo d’uva così enorme da richiedere l’aiuto di due persone con una stanga per essere trasportato, rende bene l’idea della fertilità della terra promessa. Ma non credo che il Dio d’Israele si limitasse a promettere qualcosa di solo materiale.
E lo si vedrà, quando il popolo ebraico conquisterà la Palestina, seminando ovunque violenze e stragi di popolazioni, ritenute ”straniere” solo perché occupavano terre, pur di loro proprietà, ma che dovevano servire per i nuovi occupanti, non si sa bene in nome di quale diritto di occupazione.
“Stranieri” si diventa, quando si dà fastidio a qualche prepotente. Basta dire “tu sei straniero” e scatta subito il diritto di occupazione nei riguardi dei beni dell’altro, il cui unico torto sta nel trovarsi dalla parte sbagliata, solo perché c’è un prepotente che desidera e vorrebbe prendersi con la violenza un pezzo di vigna di qualche povero cristo, che si chiama Nabot.
E sulla storia del povero Nabot Sant’Ambrogio ha scritto un libro, usando parole durissime contro i prepotenti: forse non farebbe male se chi siede sulla cattedra ambrosiana dovesse riprendere almeno qualche parola. No! Oggi questi vescovi preferiscono fare il prezzemolo, che va bene per ogni minestra. Temono di esporsi troppo, e così non sanno né di carne né di pesce. Inodori, insapori, insulsi, banali, burattini!
Torniamo al primo brano. Invece che “latte e miele”, nella terra promessa conquistata dagli ebrei scorrerà tanto sangue, il cui odore forse si sente ancora oggi.
Sarebbe interessante, direi doveroso, ristudiare un passato che ha dato origine alla storia di un popolo, quello ebraico, che poi, per la legge del contrappasso, subirà angherie, dimenticando il proprio passato di vessazioni e di ingiustizie.
C’è sempre di mezzo un dio: il dio dell’antico testamento, e il dio di Hitler. E non si sa bene quale dio abbia ragione. Ma noi sappiamo qual è il vero Dio che ha sempre ragione, ed è quello che il Figlio ci ha rivelato. E il Figlio di Dio ha eliminato ogni religione: il Cristianesimo autentico non è una religione, ma la Chiesa istituzionale, già in fieri dai primi istanti dopo la risurrezione di Cristo, si farà religione, ripetendo gli stessi errori di prepotenza e di violenza del popolo ebraico.
Il puro cristianesimo è Mistica, e, in quanto Mistica, potrà tornare alla Fonte originaria.
Cristo è venuto per dissetare la nostra sete, come al pozzo quando ha dissetato la sete interiore della samaritana. Cristo con Nicodemo ha parlato di una nuova generazione, come entrare di nuovo nel grembo materno.
Cristo ha sfamato le folle, ma sapeva che un pezzo di pane dura nemmeno un giorno: ogni miracolo di Cristo allude a qualcosa di profondo. È un “segno”, come ha scritto Giovanni riferendosi al miracolo della trasformazione dell’acqua in vino, durante le nozze a Cana di Galilea.
Insomma, ciò che interessava Cristo non era tanto il corpo, quanto l’essere umano nella sua realtà interiore. Noi abbiamo un corpo e una psiche, ma non siamo né corpo né psiche. Noi non abbiamo uno spirito: “siamo” uno spirito.
Cristo conosceva benissimo la triplice realtà dell’essere umano (corpo, anima/psiche e spirito). Sulla croce è morto come corpo e come psiche, e ci ha donato il suo spirito.
Non ci rinnega in quanto corpo e in quanto psiche, ma ci dice che sia il corpo che la psiche sono mostri o sono scarti, senza lo spirito.
A noi basta toccare il corpo oppure a emozionarci, e crediamo di toccare il cielo.
Quel cielo che è in noi è intoccabile, proprio perché privo di ogni carnalità e di ogni elemento psichico. Puro, purissimo: quasi una terra promessa proibita, in realtà una utopia, possibile a tutti. A Dio nulla è impossibile, nemmeno che siamo anche noi Dio.

1 Commento

  1. Simone ha detto:

    Grazie don Giorgio la sua omelia é illuminante sui brani di questa domenica.
    Non so, forse per farmi del male, dopo aver ascoltato la sua meditazione ho deciso di approfondire le indicazioni della diocesi in relazione alla domenica della Parola di Dio, credo si chiami così.
    Una delle ultime trovate di Papa Francesco o dei suoi galoppini che a mio modesto parere, non ha nessun senso.
    Ma il bello sta per arrivare.
    Ecco le indicazioni dalla curia milanese per questa giornata:
    “Nella celebrazione eucaristica si possa intronizzare il testo sacro, così da rendere evidente all’assemblea il valore normativo che la Parola di Dio possiede. In questa domenica, in modo particolare, sarà utile evidenziare la sua proclamazione e adattare l’omelia per mettere in risalto il servizio che si rende alla Parola del Signore”.

    Qui siamo oltre il carnale; ma mi interessa approfondire questo concetto di valore normativo. Nel senso che vorrebbero trasferire o restaurare il concetto di Parola di Dio come norma? In una società senza regole, dove si fatica a far vaccinare le persone si vuol far passate la Parola di Dio come regola? Interpreto bene o sto sbagliando? Se sbaglio meglio..
    Fini pensatori in diocesi…gente che vive a contatto con la realtà.
    Sagge le parrocchie che non han cagato di striscio questa giornata e soprattutto queste indicazioni.
    Avremmo perso anche i pochi, ultimi, convinti.
    Ascoltate uno stupodo, fini teologi che state in curia: rimanete immersi nei libri e nei vostri studi! Lasciate perdere le parrocchie, le famiglie e il mondo.
    Continuate a vivere su marte…ogni volta che provate a dare consigli o indicazioni fate danni. Trinceratevi nel palazzo arcivescovile e non uscite…mi raccomando! Grazie

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