Immigrati africani durante la raccolta delle arance a Rosarno, Reggio Calabria – Foto d’archivio, Ansa
da AVVENIRE
23 maggio 2020
Lavoro.
I vescovi della Calabria:
è necessario liberare i territori dai caporali
Raffaele Iaria, Catanzaro
L’intervento il giorno dopo lo “sciopero degli invisibili” nella Piana di Gioia Tauro: lo sfruttamento è una via di adorazione del male. La regolarizzazione? Passo avanti, ma si può fare di più
No a ogni forma di caporalato e sfruttamento. I vescovi della Calabria scendono in campo alzando la voce e condannando tutte le situazioni di sfruttamento nella filiera agroalimentare e soprattutto del fenomeno del caporalato che definiscono «un male antico e sempre presente, magari sotto forme diverse nel tempo e spesso ignorato pur di non prendere la giusta posizione, la corretta scelta tra il bene e il male».
Oltretutto – spiegano – il caporalato è «nelle mani delle organizzazioni criminali» che utilizzano «metodi mafiosi per il controllo del territorio». Un’«autentica opera di conversione e di liberazione» dei territori dalle mafie passa anche dal “superamento” di questa piaga che rappresenta «una delle vie di adorazione del male», di cui ha parlato papa Francesco a Cassano allo Jonio nel 2014.
La nota è stata diffusa il giorno dopo lo “sciopero degli invisibili” promosso anche in Calabria nei campi della Piana di Gioia Tauro dove vivono centinaia di migranti impiegati nei lavori agricoli. E, proprio in riferimento ai migranti, si dicono convinti che il governo, dando spazio ad essi nel “decreto Rilancio” «segna un passo avanti nella definizione della problematica, sotto il profilo della tutela della salute e della lotta all’illegalità». «Limitazioni delle misure a determinate categorie, procedure non sempre semplificate e la breve durata dei permessi – scrivono – rendono evidenti la necessità di una svolta ancor più radicale», come ha testimoniato lo sciopero.
La Chiesa calabrese intende ribadire la «necessità dell’affermazione dei principi della dignità della persona umana e della sacralità del lavoro per liberare tanti uomini e donne dalla loro condizione di sostanziale schiavitù, condannando ogni forma di sfruttamento come attentato alla dignità dell’uomo, che, in quanto peccato sociale, grida vendetta al Cielo». «Resta la fiduciosa speranza – scrivono i vescovi – che il cammino intrapreso possa essere irreversibile, sostenuto in chiave locale dai segnali di attenzione lanciati anche dalla Regione, attraverso l’attivazione di progetti dedicati alla definizione dell’emergenza sanitaria e di quella abitativa».
I presuli calabri sottolineano anche come la crisi sanitaria che ha colpito l’economia reale del Paese ha fatto «riesplodere nodi cruciali e problematiche che si trascinano da anni». Una crisi – dice il direttore di Migrantes regionale, Pino Fabiano – che «lede la dignità delle persone nel solco di una situazione preesistete». Basta pensare ai lavoratori in tanti settori, «senza tutela e che in questo momento di emergenza stanno toccando il fondo».
«La nostra percezione – spiega don Antonino Pangallo, delegato regionale Caritas – è che la Calabria sia stata risparmiata dall’emergenza sanitaria, ma probabilmente non sarà risparmiata da un’emergenza economica e sociale, anche perchè questa si inserisce in un contesto problematico già cronico». Oggi, rileva ancora don Pangallo «non è facile avere numeri precisi, certo è che abbiamo registrato un raddoppio nelle richieste di beni primari, richieste provenienti anche da categorie che finora non vedevamo ai nostri sportelli: penso ad esempio ai filippini, caduti nella crisi non potendo lavorare nelle case». Don Pangallo va oltre la fase 2 nella quale il bisogno alimentare «non sarà l’unico, perché a rischio – dice – c’è il diritto alla salute, e poi la povertà educativa, il lavoro che non ci sarà, e qui poi è già scarso, precario e spesso in nero». E inoltre c’ è il «grande rischio dell’usura».
Hai perfettamente ragione:cerchiamo di cominciare da noi stessi perchè il consumismo sfrenato è una malattia difficile da combattere.Ciao e speriamo bene.
Sono più di quarant’anni che sento parlare di caporalato e le autorità sanno della loro esistenza da sempre.
Bisogna quindi chiedersi: perché lo hanno tollerato e lo tollerano? La risposta è semplice: fa risparmiare sui prezzi della frutta/verdura e quindi fa comodo.
Ma sono tante le cose che vengono tollerate per il quieto vivere. Siete mai stati a Napoli (e lo dico per esempio, non perché non mi piacciono i napoletani; mio nonno lo era)? Ebbene quanti in moto portano il casco? Quanti allacciano le cinture in auto? Quanti fissano i bambini sui sedili posteriori?
La risposta è sempre la stessa: Poco impegno e, appunto, tanto quieto vivere.
Lasciatemi aggiungere un’altra domanda: Quanti preti conoscendo benissimo tutti, e dico tutti, i caporali sono andati dai carabinieri a fare delle denunce?
Perché appena i preti? E tu che cosa hai fatto magari nel tuo paese dove impera la mafia, sotto vesti più gentili?
Ho sempre chiesto lo scontrino fiscale e non ho mai pagato nessuno in nero, per esempio.
Non è che possa fare altro, ho 79 anni!
E al nord (varesotto e lecchese, e milanese, ecc) non si succede la stessa cosa, o hai gli occhi chiusi dalla tua ideologia leghista?
Hanno tollerato e tollerano per gli stessi motivi che hanno portato servizi segreti, tecnici regionali e comunali, nuclei speciali dell’esercito, la polizia, le agenzie regionali, intere legioni di amministratori pubblici di decine di regioni… a tollerare, solo per citare uno dei milioni di esempi possibili, il pellegrinaggio di tir stracolmi di rifiuti chimici e scorie radioattive diretti a sud.
Chiunque occupi un posticino nella catena di montaggio del capitalismo… deve tollerare, altrimenti avanti un altro.
Come può un sistema così violento e immorale, costruito sul rovesciamento dei diritti umani fondamentali ed una negazione punto su punto dei valori cristiani… creare ordine, pace, moralità e giustizia?
Il paradigma del capitalismo è addirittura elementare, nel suo essere satanismo applicato: per sperare di prosperare devi affamare gli affamati, assetare gli assetati, strappare dalle spalle il mantello ai piccoli e perseguitare i perseguitati.
Qualcuno potrebbe obiettare… ma queste cose si vedono solo in Italia… la Svizzera, ad esempio, paese tenebroso fondato dai contrabbandieri ed oggi ingrassato dai capitali più intrisi di sangue innocente del pianeta, non scandalizza i suoi cittadini con queste scene di ordinario capitalismo!
L’esportazione dei sacrifici a satana nei paesi terzi non cambia i termini della questione, perché oggi tutti gli apostati , idolatri del consumismo materialistico lo sanno… e nessuno potrà un giorno dire, io non sapevo.
E soprattutto molto menefreghismo:disgraziatamente noi ITALIANI siamo i campioni della strafottenza.Ciao a tutti dall’estero.