A Mario Delpini, Arcivescovo di Milano e a Franco Agnesi, Vicario generale

A Mario Delpini, Arcivescovo di Milano
e a Franco Agnesi, Vicario generale

Tenuto chiuso in una casa privata per otto anni, forse, come dite voi, per proteggermi dagli artigli del Vaticano nei suoi organi censori, non ho mai smesso di lottare (forse anche perché ora più libero da strutture vincolanti), contro istituzioni carnali e sistemi governati da gente inadatta, presuntuosa, e anche balorda, proprio perché il mio istinto mi porta a mantenere la libertà del mio essere interiore.
Lei, Mario Delpini, mi ha dato la gioia di essere di nuovo onorato della sua visita. Ad ogni incontro, finora tre, da quando è alla guida della Diocesi milanese, nutro sempre qualche attesa: che io possa ancora dare alla Diocesi milanese un piccolo contributo pastorale, anche se ora gli acciacchi dell’età si fanno sempre più sentire.
E mi viene spontaneo pensare a otto anni di assoluto stato di inefficienza pastorale, per provvedimenti assurdi e diseducativi. Il cardinale Dionigi Tettamanzi, residente a Triuggio, mi ripeteva scrollando la testa: ”Non capisco la durata dei provvedimenti nei tuoi riguardi. Ogni provvedimento disciplinare, perché sia efficacemente educativo, deve essere a tempo determinato”.
Talora penso che un conto sia un provvedimento disciplinare (non è il mio caso), un conto sia un provvedimento dottrinale (forse è il mio caso). Ma il problema è questo: nessun superiore mi ha tacciato apertamente di eresia, anche se talora il mio pensiero viene ritenuto azzardato e ai limiti della ortodossia di fede.
Ho sempre chiesto un confronto per valutare se le mie idee in fatto di fede fossero proprio eterodosse, oppure non fossero di stimolo dialettico per una Chiesa più aderente al Pensiero di Cristo.
So che voi, Mario Delpini e Franco Agnesi, restate quasi attoniti, incuriositi di conoscere la mia scoperta che riguarda la Mistica medievale. Questo mi fa piacere, anche se mi rattristo al pensiero di aver vissuto la maggior parte della mia esistenza sacerdotale senza mai aver sentito parlare di Mistica, ma solo di religione cattolica, pur sapendo che il Cristianesimo non è una religione. Perché nei Seminari diocesani non si parla di Mistica, che addirittura sembra un tabù da non affrontare?
Eppure, la Mistica è la scoperta del proprio essere interiore e, secondo l’antichissimo pagano oracolo di Delfi, bisogna rientrare nel proprio sé interiore (secondo i Mistici medievali, “nel fondo dell’anima”) per scoprire chi siamo e per conoscere Dio stesso.
Non vi siete mai chiesti il motivo per cui la società è impazzita? Non è forse “fuori di sé”?
E come si può convertirla, se si rimane all’esterno dell’essere interiore, quasi ingaggiando una battaglia sullo stesso campo, ovvero su quello carnale o strutturale?
Vi sento parlare, leggo qualche vostro scritto: mai che parlate o dite qualcosa di quel mondo interiore che è la nostra essenza e l’essenza di Dio stesso!
La scoperta di questa interiorità o spiritualità non è opera dello Spirito santo?
Certo anche voi tirate in ballo lo Spirito santo, alla fine di ogni vostro intervento, ma solo come qualcosa di formale. Come quell’Amen finale che non dice nulla.
Quando ero in seminario, aveva ragione chi mi diceva che lo Spirito santo è l’Eterno Sconosciuto. Lo è ancora, visto che la Chiesa non gli dà quella importanza che lo Spirito esigerebbe nel suo Mistero trinitario, tanto più che Cristo stesso, morendo sulla croce, lo ha offerto all’umanità.
Non sono d’accordo nel distinguere le epoche tra Dio Padre (la prima), Dio Figlio (la seconda), e Spirito santo (la terza o l’ultima). Ma nessuno di noi cristiani dovrebbe mettere in dubbio le parole di Cristo: “Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada (in quanto Cristo storico), perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi” (Gv 16,6).
E la Chiesa è ancora qui a onorare il Cristo storico, proibendo così allo Spirito di farsi presente in tutta la sua potenza rivelatrice e riformatrice?
La Chiesa istituzionale, ovvero quella grossa struttura che richiama il ”grosso animale” di cui parlava Platone, non è forse di ostacolo all’azione interiorizzante dello Spirito santo?
Il Cristianesimo non è una religione (Cristo condannando l’ebraismo ha condannato ogni religione), ma fin da subito è diventato una religione nella Chiesa istituzionale.
Certo, ogni mezzo può essere utile, ma da usare solo come mezzo, ma il problema è che la religione è per sua natura mediatrice, ovvero si mette per traverso tra l’essere umano e il concetto che essa ha di dio. Ed è per questo che la Chiesa istituzionale ha condannato la Mistica medievale, mandando sul rogo migliaia di Mistici.
La Mistica è il Cristianesimo puro, il cui scopo principale è la riscoperta dell’essere interiore. La Mistica non è un ramo della teologia: è la Teologia allo stato puro. Attenzione però: a non confondere la Mistica con ogni teologia. Già è fondamentale distinguere tra teologia positiva (quella che parla troppo di Dio, dicendo che Dio è questo o che Dio è quello) e teologia negativa (che si astiene dal dare nomi o definizioni di Dio).
Per la Mistica Dio è l’Ineffabile, “Deus absconditus”. Meno se ne parla, meglio è. Ecco perché è solo il nostro spirito interiore che può venire a contatto con lo Spirito divino. Ed ecco perché la Mistica, solo la Mistica, è il Cristianesimo allo stato puro.
Ed è nella Mistica che la Chiesa potrebbe e dovrebbe tornare al Cristianesimo delle origini. Certo, deve spogliarsi di tante cose, di tante strutture, e del fatto che è una religione, ovvero un insieme di riti, ecc. che agiscono sulla esteriorità e non sulla interiorità.
La Chiesa poi che si fa dogmatica, imponendo cioè paletti di fede che proibiscono di approfondire la Verità (uno dei motivi per cui Simone Weil non si è fatta battezzare), è di ostacolo all’azione dello Spirito santo. Lo stesso Gesù Cristo ha detto: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità» (Gv 16,12-13).
Come si è potuto bruciare i corpi degli spiriti liberi, come se si proibisse loro di parlare ancora? Come si può tuttora condannare o scomunicare il pensiero libero? Dio è infinito o no?
La Chiesa istituzionale posso anche capirla nella sua preoccupazione di difendere se stessa. È un organismo carnale, e perciò lo si protegge anche a costo di eliminare gli spiriti liberi.
La Chiesa istituzionale è una religione che impone il suo dio, i suoi dogmi e le sue norme morali, e farà la stessa fine della religione ebraica. Ma Cristo non tornerà più a distruggerla: si auto-distruggerà da sola, a meno che non si convertirà al Cristianesimo puro.
Sono passati duemila anni dagli inizi del Cristianesimo. Duemila anni di deviazioni dalla strada maestra, e la strada maestra è stata poi indicata chiaramente dalla Mistica medievale, e la Chiesa istituzionale che cosa ha fatto? Ha condannato la Mistica, con lo scopo di salvarsi in quanto “grosso animale”, lasciando la società in balìa del nulla.
Non discuto e non metto in dubbio tutto il bene che la Chiesa istituzionale nei due millenni ha compiuto nel campo culturale, assistenziale ed educativo. Ciò che vorrei far notare è che la Chiesa ha perso il dovere di far riflettere la gente, di comunicare una parola sostanziosa, di condurla alla Sorgente di vita e di portarla ad una fede matura, quella che adora il Padre in spirito e verità.
Ultimamente ho anche proposto una terza via, tra il celibato e un eventuale matrimonio del clero. Anzitutto sono per una scelta libera tra il celibato e il matrimonio, sapendo i limiti e i rischi di una vita matrimoniale, che non sto qui a elencare. Ma perché non proporre la via dell’Unione mistica tra un prete e una donna? Impossibile? Non è vero. Non verrà capita dalla gente, nel caso in cui prete e donna abitassero sotto lo stesso tetto? La gente va educata ai grandi valori, ma forse prima vanno educati i capi gerarchici di una Chiesa sempre paurosa che tutto cada nel solito sesso.
La terza via è superiore al celibato. Dio ha creato l’uomo e la donna, perché si completassero. Almeno discutiamo, confrontiamoci! La Chiesa ha bisogno di aprirsi alle Novità dello Spirito.
Ed è proprio di questo che voglio dire ancora qualcosa, prima di concludere questa lettera che vorrei fosse letta in senso propositivo.
Sono tante le mie impressioni verso certi comportamenti nei miei riguardi della gerarchia ecclesiastica, ma questa è quella che ritengo più negativa. Chiarisco.
Che il vescovo richiami certi preti che fanno scelte pastorali scriteriate, mi sta anche bene, ma il problema è che egli chiude entrambi gli occhi sulle stramberie dei preti per tenerli molto aperti sui preti dissidenti. Non comprendo come si possa bloccare preti che spendono la vita per una causa nobile, lottano perché l’uomo d’oggi risvegli se stesso nella sua realtà interiore, stimolano chi di dovere ad assumersi le proprie responsabilità, ecc.
Oggi sembra che la Chiesa sia nelle mani di un clero stanco e non pensante, svogliato e inconcludente, in ricerca di evasioni compensative, oppure che si butta a capofitto in un attivismo solo carnale.
E alla Chiesa dà fastidio chi pensa, chi stimola a pensare, chi propone vie nuove, non nel senso di novità di moda, ma di novità ispirate dallo Spirito divino. Ho accennato alla terza via, ma potrei proporre altre novità.
Il vero problema non sta nel cambiare forme di strutture, magari migliori ma sempre strutture, ma di fare il grande salto mistico. La Mistica, attenzione!, quella vera, non è evasione dalla realtà, fuggire dal mondo. Cristo stesso l’ha detto: bisogna stare “nel” mondo, senza essere “del” mondo.
La Mistica è la “cosa” più realistica che esista. Ti lascia “nel” mondo, ma ti toglie “dal” mondo. È l’unica via che permette di affrontare il male, con la forza interiore di uno spirito immerso nello Spirito divino.
Potrei continuare, e mi piacerebbe, ma rischierei di annoiarvi, e di farvi perdere tempo che voi giudicate prezioso, anche se talora posso dubitare sul suo migliore utilizzo.
Non aspetto una risposta a questa mia lettera, perché so che non arriverà.
Spero che la leggiate e vi faccia riflettere a quel punto giusto quando poi spetterà allo Spirito fare il resto.
don Giorgio De Capitani

1 Commento

  1. simone ha detto:

    Caro don Giorgio,
    credo che lo Spirito sia anzitutto colui che crea comunione. Noi pensiamo che la comunione la si ottenga inquadrando i preti e definendo recinti invalicabili nell’opera di un prete. E’ quello che hanno ripetuto continuamente gli ultimi due vescovi, preoccupati più dell’obbedienza del clero che delle opere. E’ quello che vediamo nella chiesa universale dove all’uscita di orrende disposizioni (vedi quella legata alla benedizione delle coppie omosessuali) ottengono come unica risposta il fiorire di preti che incentivano questi gesti.
    Si vuol passare la Chiesa come un recinto dalle mura ben solide; siamo ancora a discutere su chi è dentro e su chi è fuori.
    Il problema di fondo è questo, credere nello Spirito, riconoscerlo. Da lì nasce la comunione: non da quel che fai, ma da ciò che credi che è poi Colui che ti guida nella vita. Certo non si può pensare ad una Chiesa senza dogmi e regole ma si può cercare di armonizzare anche gli spigoli più appuntiti.
    Don Giorgio lei è una benedizione per molti. Questo non significa che deve essere insignito di chissà che titolo, ma lasciato libero di agire. Nessuno vuole creare uno scisma o una setta, però perché non lasciare che la mistica trovi interesse nelle gente? Perché non provare a far confrontare molteplici persone con questo mondo? In fondo il fine è lo stesso: la serenità delle persone, trovare il senso di una vita.
    A me sembra che la Chiesa è troppo ingessata in inutili formalismi e regole; e trova la sua compiutezza in queste cose inutili. Non so se e quando cambierà; vorrei solo che ci fosse libertà nel riconoscere alternative e cammini ulteriori a quello attuale.
    Parliamo di fraternità, di carità….a me sembra che ci son rimaste in tasca un sacco di parole ma che non si arrivi a nulla di concreto. E’ tempo di aprirsi a qualcosa di nuovo e soprattutto aprire finestre e cervello affinché lo Spirito possa agire. Trincerati nella storia, nelle tradizioni, nei dogmi ci siam dimenticati di aprire la finestra e lasciare che lo Spirito soffi dove Lui vuole…non dove ci fa comodo.

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