Omelie 2021 di don Giorgio: PENTECOSTE

23 maggio 2021: PENTECOSTE
At 2,1-11; 1Cor 12,1-11; Gv 14,15-20
Festività liturgica della Pentecoste
Oggi, Festività della Pentecoste, cinquantesimo giorno dopo la Pasqua, ricordiamo liturgicamente la discesa dello Spirito santo sui discepoli, che, come scrive Luca nel libro “Atti degli apostoli”, “si trovavano insieme nello stesso luogo”.
Oltre agli apostoli e ai discepoli, c’erano Maria, Madre di Gesù, e altre donne, tra cui Maria di Magdala.
Già dire festività liturgica ci costringe a celebrare tale evento secondo un rito religioso che lo circoscrive nel tempo e nello spazio, con una descrizione che richiama le antiche “epifanie”, ovvero manifestazioni di fenomeni spettacolari, percepibili dai sensi umani.
Non è assurdo che, trattandosi dello Spirito, si possa pensare a qualcosa di esteriore?
Lo Spirito divino non ama la spettacolarità: preferisce l’interiorità. Si manifesta all’interno della Natura e dell’essere umano.
Non c’è spazio che possa ospitare l’infinita realtà dello Spirito. Non c’è tempo che possa condizionarla.
Lo Spirito è presente ovunque, ed è l’Eterno presente in ogni istante.
Non dimentichiamo le parole di Gesù alla donna samaritana: “Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte (Garizim) né a Gerusalemme adorerete il Padre… Viene l’ora, ed è questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità”.
Dunque, lo Spirito ha la sua Ora, che non è legata al ”crònos”, al tempo che passa.
“Del tuo spirito, Signore, è piena la terra!”
Poco fa abbiamo recitato come ritornello intercalandolo con alcune strofe del Salmo 103: “Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra”.
Talora mi chiedo se, quando pronunciamo certe parole, ci rendiamo conto del loro significato.
“Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra!”. Che cosa significa?
Già la parola ”terra”, che in questo caso vuol dire creato, universo, dovrebbe farci fremere di gioia e anche di timore.
Tutto è Spirito che geme per i dolori del parto. La Natura, come dice la parola, è ciò che sta per nascere. Pensando allo Spirito santo, pensiamo al grembo verginale di Maria. Lo Spirito ingravida la terra, che partorisce in continuazione la Vita.
La Natura è già Pentecoste. Una Pentecoste non da intendere come la discesa dello Spirito santo sotto forma di fiammelle carnali che si posano sulla testa dei presenti.
La Natura o Creato è un grembo di Vita.
Anche noi siamo un grembo di vita: è lo Spirito di Dio che ci feconda nel nostro essere divino.
Riflettiamo. La religione è sempre stata un ostacolo all’azione dello Spirito che, più che un’azione spettacolare, è Spirito fecondante.
La religione è di per sé qualcosa di strutturale, perciò carnale, mentre la realtà dello Spirito è del tutto spirituale.
“Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra”.
La parola “terra” sembra fare da contrasto alla parola “spirito”.
Diciamo “terra”, e subito pensiamo a qualcosa di materiale, di carnale, l’esatto opposto al mondo dello Spirito. La terra deriva da un nome che significa cosa asciutta, secca, arida.
Lo Spirito allora anima o rianima la terra, e così anche essa diventa un grembo dello Spirito. Sta qui la sfida dello Spirito: provocare il mondo carnale, e rianimarlo come quelle ossa aride della Visione del profeta Ezechiele: una valle di ossa che rivivono al soffio dello Spirito. Ma non è un rianimarsi solo di corpi che si alzano in piedi e camminano. Quando lo Spirito santo soffia, i corpi riprendono a vivere nel loro essere interiore.
Oggi, più che nel passato, sembra di assistere a una valle di ossa aride, su cui soffiano parole di imbecilli populisti che si credono dei maghi, solo perché hanno fiato da buttar fuori, accarezzando il ventre della gente.
Quando penso alla parola “aridità” penso a un deserto, tutto sabbia e sole cocente: un grande incolmabile vuoto d’essere.
Siamo costretti a passare gli anni della nostra esistenza in una valle di ossa aride. Incontriamo persone ogni giorno, come se incontrassimo un osso che non dice nulla.
Anche noi siamo ossa aride, che dicono nulla. E il tempo passa, lasciandoci in balìa della nostra aridità o di un vento che ci disperde nella nullità. Il tempo passa quasi divertendosi della nostra stupidità.
Il tempo ha paura di una sola cosa, ovvero dell’Eterno presente. Ma dov’è oggi l’Eterno presente? Tutto è sabbia arida, un deserto di ossa aride.
Eppure, tutto è Pentecoste, ovvero tutto è rinascita al soffio dello Spirito.
Noi siamo Pentecoste: lo Spirito scende nel nostro pozzo, e qui ci invita a prendere coscienza di ciò che siamo. Ma quanti ascoltano l’invito dello Spirito? Lo invochiamo, e poi continuiamo a restare terra arida. Parliamo di amore, di bontà, di pace, come se bastasse qualcosa di umano per essere felici. Umanesimo! Parola vuota!
Siamo passati da un Medioevo ricco di splendore, illuminato da una Mistica divina, a epoche successive dominate da parole vuote, come rinascimento, illuminismo, romanticismo: un gioco altalenante di controsensi, che danno solo l’illusione che la valle delle ossa aride riprenda a risplendere di vita.
Dopo lo splendore del Medioevo tutto è caduto in una carnalità di tenebre.
La Chiesa istituzionale ha fortemente contribuito a riportare l’uomo in un vuoto d’essere, là dove lo Spirito geme, perché non riesce a partorire la Vita.
Dopo il Medioevo migliore, ovvero della grande Mistica di Luce, si è passati ad epoche in balìa di una ragione senza luce (illuminismo), in balìa di sentimenti o di emozioni passionali (romanticismo), allontanandoci dalla realtà dello Spirito, l’unico Intelletto che conta.
Noi siamo spirito, psiche e corpo, ma è lo spirito che sta soffrendo le pene dell’inferno, mentre il corpo e la psiche fanno godere gli imbecilli. E lo spirito è coperto da una coltre di dissennatezze che sembrano offuscare ogni raggio di luce.
La Mistica è Pentecoste, e sembra l’unica a partorire Vita. Religione e società civile amano godersi lo spettacolo della valle piena di ossa aride. Si rispecchiano in questa valle. E lo Spirito attende. Ma perché attende?

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