Figlie e figliastre dell’Immondo farabutto

 

 

di don Giorgio De Capitani

Se la vedi, starnuti, poi ti viene l’orticaria, e poi cambi subito canale. 

Michaela Biancofiore, oramai famosa per la sua cieca e incondizionata fedeltà al cavaliere d’Arcore, a tal punto da ignorare o rinnegare ogni sua eventuale connivenza col male, ad ogni minaccia giudiziaria si erge incazzata a paladina del suo Protettore, non si sa se per un amore viscerale o per opportunismo politico. O per altro.

Sinceramente non riesco proprio a capire il legame che si instaura tra un Criminale e i suoi seguaci.

Ma soprattutto mi è difficile accettare che la donna si faccia ancora così stupidamente incantare dal viscido serpente da nutrirsi perfino della sua bava. Forse Eva non era arrivata a tanto!

Se fossi donna, mi riuscirebbe difficile sentirmi parte di quella specie di femminilità alla Biancofiore, alla Santanchè o alla Gelmini, tanto per citarne alcune tra le tante. Me ne vergognerei! Vedere in loro il genio femminile bisognerebbe essere proprio ciechi e ottusi!

Avrete sentito le ultime parole famose della Biancofiore che, ispirata dal demone che la possiede, il genio berlusconiano, è uscita in un elogio del suo Protettore così sperticato da far raddrizzare i capelli anche ai calvi. Lei è fatta così. Quando vede il Coso strapazzato, va su tutte le furie, corre a consolarlo, e urla al mondo intero: di mezzo c’è un bene universale da custodire!  

Già la sua voce sgraziata, con quel fare da petulante, è tutto un programma. Vorrei tanto poterla imitare pronunciando le sue mitiche parole. Ma imitarla significherebbe abbassarsi a tanta oscenità. Ma a che mondo appartiene questa sotto-specie di donna? Non certo al mondo degli esseri umani normali.

«Se fosse possibile, Berlusconi lo farei patrimonio dell’Unesco, ma anche dell’Italia e di tutti gli italiani. Purtroppo non si può fare. Io, piuttosto che il Berlusconismo, credo sia da candidare direttamente Berlusconi perché penso che non ci sia uomo pari a lui nella storia da molto tempo. Berlusconi è un patrimonio soprattutto dell’Italia, che l’Italia stessa e gli italiani dovrebbero preservare qualora succeda qualcosa di grave. Credo assolutamente che Berlusconi sia anche un patrimonio mondiale, molto più apprezzato all’estero di quanto in Italia vogliano far credere sempre i cosiddetti giornali e salotti politically correct».

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4 Commenti

  1. Patrizia ha detto:

    Caro don Giorgio, non è mica che questa gente ami Silvio, è solamente che se finisce lui finiscono anche loro, è solo un istinto di sopravvivenza che li anima, e poi aggiungerei che almeno ce ne fosse una simpatica tra queste donnine, sono l’una più antipatica dell’altra, ogni volta tocca cambiare canale e alla svelta.

  2. giorgio ha detto:

    I “miti” vengono creati, mantenuti e/o distrutti dalla gente. “Lui” si nutre anche di noi! Se l’intero Paese all’improvviso dimostrasse una indifferenza assoluta nei confronti del Cavaliere (ma cav di che cosa, poi), ecco che costui sarebbe seppellitto in quattro e 4 otto (magari!)

  3. GIANNI ha detto:

    Fenomeno comunque ormai sopravalutato, quello di B.,
    come questa sentenza di Milano.
    La sentenza, perchè tanto non è quella definitiva, mentre, per quanto riguarda B., ormai si guarda al dopo, con alcune alternative:
    centrodestra su posizioni di collaborazione con il centrosinistra, come ora con il governo Letta,
    centro destro ancora proberluscoiniano, ed in netta antitesi con il centrosinistra,
    infine, magari, governissimo con tutti dentro, compresi i pentastellati?
    Chissà…..

  4. Giuseppe ha detto:

    Su questa vicenda ho già postato un commento sul Fatto. Cercando di buttarla sull’ironia invitavo la signora a smetterla con questi scherzi goliardici, anche perché alla lunga potrebbero non essere più divertenti e, comunque, mi dicevo sicuro che Silvio le avrebbe voluto bene a prescindere da qualsiasi sviolinata.
    A parte gli scherzi però, trovo pienamente condivisibili le perplessità di don Giorgio su tanta devozione, che sinceramente mi sembrerebbe già fuori luogo se fosse rivolta verso una persona insigne, le cui doti fossero universalmente riconosciute e magari fosse addirittura considerato in odore di santità, un tipo “alla Padre Pio” o alla Martin Luther King, tanto per intenderci. Il problema è più serio di quanto possa apparire, perché qui non si tratta di una semplice ammirazione per qualcuno che ci piace e della cui amicizia andiamo orgogliosi, ma di una vera e propria fissazione maniacale. Forse una cosa simile la si potrebbe riscontrare nei fenomeni di divismo che trovano terreno fertile nello star system del mondo dello spettacolo, in particolare in quello del cinema e della canzone, i cui protagonisti diventano dei modelli paragonabili agli eroi delle leggende mitologiche. Ma qui parliamo di Berlusconi, vale a dire un individuo di cui ormai si sa tutto e di cui il mondo intero conosce le cadute di stile, l’ipocrisia, la prosopopea e la volgarità e, soprattutto, la pretesa di sentirsi al di sopra della legge e della giustizia. Fra le tante cose più o meno ingiustificabili del fenomeno Berlusconi, anche se per certi versi comprensibili considerata la fragilità dell’animo umano, quella che mi sembra più sorprendente ed incomprensibile è il fascino che riesce ad esercitare sull’universo femminile, o meglio su parte di esso. Perché è innegabile che, a parte i casi di “idolatria” tipo Biancofiore o le ragazze del “meno male che Silvio c’è” questa empatia è un dato di fatto. È vero che certe donne sono attratte, almeno nell’immaginario, dal personaggio dall’avventuriero, del brigante gentiluomo e, in genere, dall’individuo disinvolto che giocando sull’equivoco si destreggia ai limite del lecito, ma ci vuole anche una prestanza fisica che, francamente, il cavaliere di sventura non ha. Come ultima ratio, non resta che il denaro, che lui, novello “re Mida”, ha saputo moltiplicare all’infinito coi suoi traffici per lo più illeciti e che, probabilmente rappresenta la parte più attraente della sua persona.

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