Finalmente un vescovo coraggioso e con la testa sulle spalle

La decisione in via sperimentale del vescovo dopo un lungo periodo di riflessione e di confronto: non si tratta di figure obbligatorie, spesso la loro è una presenza formale con ben poco visibile la dimensione della fede La diocesi di Sulmona e Valva ha deciso di fare a meno per tre anni in via sperimentale delle figure di padrino e madrina di Battesimo e Cresima
da AVVENIRE
Sulmona-Valva.

Il vescovo abolisce per 3 anni

padrini e madrine di Battesimo e Cresima

Igor Traboni martedì 21 luglio 2020
La decisione in via sperimentale del vescovo dopo un lungo periodo di riflessione e di confronto
Niente padrini e madrine di Battesimo e Cresima per i prossimi tre anni nella diocesi di Sulmona-Valva. Lo ha deciso il vescovo Michele Fusco con un Decreto ad experimentum della durata di tre anni e che entrerà in vigore il 1° agosto prossimo in questa che è una delle più antiche diocesi abruzzesi, con 86mila abitanti distribuiti in 49 Comuni delle province dell’Aquila, Chieti e Pescara, con poco meno di 100 tra sacerdoti e religiosi.
«Non è stata una decisione presa da un giorno all’altro – dichiara monsignor Fusco – ma frutto di una riflessione e di un confronto durati circa un anno e mezzo assieme ai parroci e ai catechisti, con tanti incontri nelle foranie, zone pastorali e parrocchie. Alla fine tutto è stato portato al Consiglio presbiterale e i sacerdoti hanno approvato questa soluzione ad experimentum per almeno tre anni. D’altro canto, il Codice di diritto canonico non prevede l’obbligatorietà del padrino e della madrina». Una scelta dettata da un motivo su tutti, che lo stesso Fusco così illustra nel suo Decreto: «La figura del padrino e della madrina, la loro presenza nei sacramenti del Battesimo e della Confermazione risulta spesso una sorta di adempimento formale, in cui rimane ben poco visibile la dimensione della fede. La scelta viene compiuta abitualmente con criteri e finalità diverse (relazioni di parentela, di amicizia, di interesse, ecc.), senza considerare lo specifico ruolo che il padrino e la madrina è chiamato a svolgere ovvero quello di trasmettere la fede che deve vivere in prima persona per poi poterla testimoniare ».
Ma quali sono state le prime reazioni a questa decisione? «Dal lato presbiterale molto positive – risponde Fusco, campano di Piano di Sorrento, arrivato nel febbraio 2018 a Sulmona dal clero della diocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreni – perché spesso si presentano persone che non frequentano la Chiesa, non fanno parte della comunità, magari anche con situazioni matrimoniali complesse, e semmai sono amiche della persona da accompagnare al sacramento, ma di fede non c’è nulla. E i sacerdoti si trovano a dire: “no, tu non puoi farlo” e alcune persone così si sentono rifiutate dalla Chiesa e nascono tanti contrasti. E allora ci siamo detti: se questi non hanno la funzione specifica di accompagnamento, allora possono farlo le comunità, i sacerdoti, i catechisti, le famiglie, e quindi bisogna puntare su questi, non su una figura singola.
Meno positive sono state invece le reazioni da parte di alcune famiglie che non riescono a cogliere questa problematica ma, vedendo in maniera un po’ superficiale la figura del padrino e della madrina, pensano: “Ma a noi sta bene, perché toglierla?”. Questa è anche un’opportunità di riflessione per la comunità diocesana». Tra l’altro, chiosa il vescovo di Sulmona-Valva, alcune diocesi hanno già preso decisioni simili e altre stanno pensando di fare lo stesso «per cui forse questo vuole essere anche uno stimolo a tutta la Chiesa italiana » a portare avanti questa riflessione.
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2 Commenti

  1. antonio ha detto:

    Una scelta a mio parere molto interessante. L’apostasia dell’occidente panciuto in ognuno dei vizi, schiavo per scelta, cornuto e omicida per convenienza materiale rientra nelle ‘opzioni’ del libero arbitrio… non ha senso allora ‘sfornare’ preti addetti al luccichio dei candelabri e suore ballerine per mantenere in piedi questi , e molti altri, teatrini dell’ipocrisia e della miseria umana…luoghi dove il sacro viene sbeffeggiato e ridicolizzato fino alla bestemmia da rumorosissimi servetti e servette del materialismo, che vanno in fondo menando la loro vita come fanno gli animali, con una mano alla bocca e l’altra sui genitali. Forse bisogna solo cominciae potare, per poi capire come districarsi…

  2. simone ha detto:

    Perfettamente d’accordo.
    Se son figure formali che non aggiungono niente, come esempio e supporto alla crescita del bimbo, giusto toglierle.
    Vengono scelti su criteri carnali che non hanno alcun lume di sapienza.
    Poi la stragrande maggioranza non ricorda nemmeno il padre nostro e risultano impacciati, direi quasi presenze comiche nelle celebrazioni.
    Credo davvero che non servano più.

    Personalmente in questo tempo di pandemia, dovesse nascermi un figlio, chiederei il battesimo direttamente in ospedale. Senza troppe storie; un pò per evitare la pantomima del protocollo covid ma soprattutto per riscoprire l’essenzialità del segno.
    Nella chiesa dell’ospedale, bimbo, madre e padre e il cappellano. Non serve altro.
    La storia del “segno condiviso nella comunità” ha reso “show televisivi” anche i sacramenti. Solo per questo aspetto tornerei ai tempi passati quando si andava dal curato col bimbo e lo si battezzava in seduta stante.
    Ma ormai i sacramenti sono eventi social utili solo a mettersi in tiro e postare qualche foto.

    Non entro nel discorso dell’abbigliamento perchè da ex-sacrestano con 8 anni di sacramenti alle spalle posso proprio dire di aver visto tutto….ma proprio tutto (e senza dover immaginare).

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