Vi spiego dove sta la differenza tra Vittorio e Valeria
di don Giorgio De Capitani
Vorrei partire con una domanda, apparentemente senza senso. Se invece di una sola ragazza italiana, fossero rimasti uccisi dieci o venti o trenta giovani, sempre italiani, li avremmo poi tutti quanti “santificati” a tal punto da far ricadere su ciascuno di essi quell’attenzione mediatica che invece ha avuto Valeria?
Di propositi ho detto “giovani”, sì perché, se fossero stati degli anziani, forse avrebbero avuto solo qualche misera considerazione.
Ma la tragica fine di una sola, per di più ragazza, ha dato il via mediatico perché si arrivasse in pochi giorni a farne una eroina.
Non discuto sulla bontà morale della ragazza, discuto e non condivido tutta l’enfatizzazione che se ne è fatta, come se si trattasse di una martire sacrificata sull’altare della patria.
La vera domanda, comunque, è un’altra: chi è il vero eroe? A parte la mia personale antipatia verso la parola “eroismo”, che andrebbe in ogni caso usata con eccessiva moderazione, basta per essere eroe restare “vittima” inconsapevole di un attentato terroristico? Per me, eroe è colui che, anche senza arrivare ad una tragica morte, ogni giorno si sacrifica per un nobile ideale, e per questo ideale rischia la vita. Non è tanto la sua morte tragica a farne un eroe, ma la sua fede e la sua testimonianza di vita per un ideale umanitario. Se, ad esempio, Martin Luther King, o Giovanni Falcone o Paolo Borsellino, o Vittorio Arrigoni fossero morti a causa di un banale incidente stradale, la loro testimonianza dovrebbe forse valere di meno?
Ma può capitare anche, ed è questo il paradosso, che la tragica morte di una normale ragazza per un attentato terroristico, può dare l’avvio a un tale meccanismo da metterla sullo stesso piano, ad esempio, di Vittorio Arrigoni. Ma con una differenza altrettanto paradossale: la ragazza tal dei tali (che si chiami Valeria o Marina, non importa!) ottiene un totale riconoscimento da parte di un intero Paese (che non ha ottenuto invece Vittorio Arrigoni, maltrattato anche dopo la sua morte), e un funerale di Stato (al funerale di Vittorio non c’era alcun rappresentante in veste ufficiale dello Stato italiano).
Vorrei essere ancora più chiaro. Non è mia intenzione mettere in antitesi due giovani per la loro rettitudine morale, ma vorrei dire che Valeria è rimasta “vittima”, per caso, di un attentato, mentre Vittorio Arrigoni è stato ucciso, a causa del suo impegno umanitario.
Già dire “è rimasta vittima” dice la differenza tra una morte e l’altra. Vittorio Arrigoni non è stato la “vittima” di un gesto folle. Chiarisco meglio. Ai terroristi, di qualsiasi fondamentalismo, non interessa colpire i migliori, ma colpire alcuni “simboli” dell’Occidente odiato, per cui una persona vale l’altra (Valeria, Marina, Angela o Mario, Filippo ecc.). Le vittime dei terroristi sono per loro “anonimi”. Vittorio Arrigoni, invece, non era un “anonimo”: il suo nome e il suo volto davano fastidio, per questo lo hanno ostacolato, e fatto fuori.
Nella sua “Vita di Galileo”, Bertold Brecht fa dire allo scienziato le parole diventate poi famose: «Sventurata la terra che ha bisogno di eroi», replicando all’allievo Andrea Sarti che aveva appena detto: «Sventurata la terra che non ha eroi». Brecht prefigurava una società futura e migliore, fondata sulla normalità di cittadini onesti e non sulle eccezioni.
Da parte mia, vorrei aggiungere: sventurata ancor più una società che s’inventa “eroi per caso”.
Ritengo, dunque, del tutto paradossale e inaccettabile ciò che è successo in questi giorni in Italia, con la santificazione o sublimazione di una ragazza “normale”, che ha avuto solo la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato e nel momento sbagliato.
Bastava dire che era una “brava” ragazza, a cui un tragico destino ha tolto quella vita che lei amava follemente. Tutto qui. Senza aggiungere altro.
Dire che è stata una eroina è come offendere tutte le brave ragazze d’Italia.
NOTABENE
Ho appena saputo della scelta dei genitori di Valeria di volere funerali civili per la propria figlia. Motivazione? Dare a tutti, di qualsiasi fede religiosa e non, di partecipare. La motivazione mi lascia di stucco. Certo, ognuno è libero di decidere tra funerali religiosi o civili, ma scegliere in vista di una maggiore partecipazione è sinceramente riprovevole.
Quando è stato ucciso Vittorio Arrigoni da più parti si sono invocati funerali civili, interpretando erroneamente una volontà inconscia dello stesso Vittorio. I genitori, con la sorella, hanno deciso per i funerali religiosi. Ho partecipato personalmente a quei funerali, e a dire la verità avevo qualche dubbio, data anche la grande partecipazione di palestinesi musulmani. Ma vi assicuro che è stata una cerimonia commovente: prima il momento religioso, a cui hanno aderito anche i musulmani con grande raccoglimento, e poi il momento civile.
Anche in questo sta una sostanziale differenza tra Vittorio e Valeria. Stavolta per merito o per colpa di genitori che hanno o non hanno guardato al falso consenso generale.
Di Vittorio è rimasto ancora un vivo ricordo tra la gente di un certo spessore morale e umanitario, di Valeria resteranno solo ceneri. Non lo dico con cattiveria, ma perché Vittorio ha lasciato un “segno Umano”, Valeria solo una scia mediatica inconsistente che sfumerà, man mano passerà il tempo.
È veramente deprimente mettere su un piedistallo una persona “qualunque”, uccisa per caso.
Giorni fa, all’indomani del rito laico dei funerali a ricordo di Valeria, Libero si permise di titolare “Purché la stessa attenzione mediatica venga destinata a qualsiasi Valeria senza alcun pedigree”. Più o meno questo, ricordo, era il senso. Venne attaccato Cerasa, direttore della testata, da Travaglio in un talk show televisivo per la bestemmia detta. Veda, don Capitani in Italia si ragiona non per oggettività ma per casacca politica indossata.
Errata corrige. Cerasa è direttore del “Il foglio” Mi scuso.
Restiamo Umani
Ieri sera il titolo del Tg dedicava questa frase alla suddetta ragazza:”Esewmpio per i giovani”…
Mi sono così irritata che avrei dato una pedata al televisore…
Ma esempio di cosaaaaaaaaaaaaaaaaaa??
Queesta fanciulla si è trovata a un concerto per cavoli suoi e l’hanno ammazzata vittima innocente come migliaia di vittime giornaliere a cui nessuno dedica un briciolo di attenzione…
Chi è questa ragazza per essere di esempio??Con tutto il rispetto poteva esseeranche una cretina e cosa cambiava???
E chschifo e ripeto che schifo la funzione celebrativa senza pudore e ritegno ..Hanno trasformato una disgrazia in uno spettacolo celebrativo…
Vergogna..e non si parli di “essere cristiani” perchè se c’è qualcosa di poco cristiano è questa paccottiglia che celebra le morti innocenti e inutili come se fossero una rappresentazione teatrale…
E lei D.Giorgio ha assolutamente ragione… Ci riempiamo la bocca di stronzate per chi muore da lontano poi non vediamo il nostro vicino di casa che muore di stenti…E le vere vittime ahimè non le abbiamo nemmeno in nota!
La giustezza delle sue considerazioni è fredda e ostile ed equivale al gesto di convincere un credente in punto di morte, con osservazioni razionali e condivisibili e molta convinzione, che non è certo che troverà il paradiso o alcunché e che probabilmente sta per finire nel nulla per sempre e che della sua esistenza non resterà niente. Molti potrebbero essere d’accordo ma sarebbe un gesto buono o utile?
e si…. come ho sentito dire una volta, Il cimitero è pieno di eroi!
È triste doverlo constatare, ma rispecchia indubbiamente la realtà, chi muore giovane e per di più in circostanze tragiche, automaticamente per i mezzi di comunicazione e la pubblica opinione (che è solo il riflesso condizionato dei mass-media) diventa un eroe, o un santo, a seconda del punto di vista di chi ne parla.
Don Giorgio ritengo logico, doveroso e inevitabile questo distinguo; chiaramente con tutto il rispetto di Valeria barbaramente uccisa.Ha fatto benissimo ad esplicitare il suo pensiero!
meno male che ci sono i preti che ci sanno spiegare il perché dei funerali laici.
Condivido i contenuti senza riserve, ma non certo l’acredine di sottofondo dell’articolo… Mettere in risalto le differenze tra le due morti non implicava necessariamente svilire la persona di Valeria Solesin, nè offendere o rattristare ulteriormente i suoi genitori… Come fa un sacerdote a scrivere “di Valeria resteranno solo ceneri”??? Cosa proverebbero i suoi genitori leggendo queste parole? Che tra l’altro mi sembrano particolarmente senza senso nel caso specifico, per quello che è dato a noi di sapere attraverso i media…
Per quanto riguarda i funerali poi, può darsi che la famiglia abbia fatto una scelta sbagliata, ma dobbiamo riconoscere la buona fede di questa scelta e soprattutto rispettare la compostezza, la dignità, la mancanza di odio di queste persone così duramente colpite.
Tanta pietà per loro…
Anche a me rattrista leggere questo articolo, ma perchè lo condivido riga per riga, parola per parola.
A questa stregua dovremmo definire eroe anche un pedone morto per essere stato investito da un’automobile guidata da una persona che parla al cellulare o ha assunto sostanze o alcolici oltre i dovuto.
Perchè chi guida parlando al cellulare o scrivendo messaggi, oppure dopo aver bevuto troppo è molto vicino alla figura del terrorista, nel senso che mette a repentaglio la vita di altre persone con buona dose di probabilità di riuscirci, e ne è consapevole.
Per quanto riguarda la scelta dei genitori di Valeria è stato dichiarato da loro che è per dare a tutti, di qualsiasi fede religiosa e non, la possibilità di partecipare”, e quindi è in funzione di una maggiore partecipazione.
E’ una loro scelta che può essere giusta o sbagliata, va rispettata ma la si può anche non condividere.
Io personalmente trovo più coerente la scelta della madre di Vittorio, anche per una questione di chiarezza.
Il messaggio della scelta dei genitori di Valeria è che la fede è un ostacolo al dialogo fra le persone.
Penso esattamente le stesse cose.
E, probabilmente, anche questo è un effetto di una ribalta mediatica, che confonde anche il significato delle parole.
Eroe è colui che, volontariamente, mette a repentaglio la propria incolumità, per un nobile fine.
Se questa ragazza fosse rimasta vittima, ad esempio, di un omicidio avvenuto durante una rapina, sarebbe ancora un’eroina?
Francamente, ne dubito.
Ma l’eccessiva enfatizzazione di questi giorni, per atti ritenuti eccezionali, evidentemente, comporta anche uno stravolgimento della realtà, con fini, forse inconsciamente, simbolici.
E così una ragazza che di per sè non aveva forse neppure l’intenzione di farsi eroina, assurge a tale veste, per voler di popolo, o, forse, bisognerebbe dire per volere di certa ribalta mediatica.
Quanto ai funerali: non so se questa ragazza fosse credente o meno, e se credente, quale fosse il suo credo.
Ma io penso che bisognerebbe sempre e solo rispettare le ultime volontà o, in assenza, il credo del defunto, così da disporre funerali religiosi, secondo la confessione o religione del defunto, o civili se ateo.
Scegliere diversamente, sarebbe un’ultima offesa alla sua memoria.
I morti non bisogna dividerli in piu’ o meno caduta di stile!!Alla fine sono sempre piu’ convinto che davanti al padre eterno si trova il singolo e non l’intermediario
… e Renzi, e la Boldrini…: come lasciarsi sfuggire un’occasione tanto ghiotta? Sono senza parole (ormai da tempo, devo dire).
Se fossero stati assenti, che cosa sarebbe successo? Purtroppo, il mondo politico è tutta una serie di compromessi e di condizionamenti. Io credo però che la vera causa di tutta questa messinscena sia stato ancora una volta il mondo mediatico.
Leggere questo articolo mi rattrista molto,conosco la storie di tutte e due giovani ,per questo penso che a Vittorio questo tipo di paragoni non avrebbe piaciuto assolutamente ,inoltre dire che la scelta del padre di Valeria è stata “in vista di una maggiore partecipazione” mi sembra una critica orribile per un padre che ha perso la figlia e ha dimostrato una grande generosità difficile di trovare ,mi consenta anche dire che la sua frase “di Valeria resteranno solo ceneri.” mi sembra poco cristiana , di più scritta di un sacerdote.
Parole condivisibili senza riserve.