L’EDITORIALE
di don Giorgio
I partiti politici e la Costituzione italiana
Qualcuno mi ha rimproverato di avere una visione fortemente negativa dei partiti politici italiani che, ci piaccia o meno, fanno parte necessariamente del gioco politico. Senza la presenza dei partiti chi farebbe funzionare la macchina dello Stato?
È questo il vero problema: chi o che cosa avremmo? Il fatto che, senza i partiti, ci sarebbe un vuoto istituzionale, non dovrebbe farci seriamente riflettere? Questo non sarebbe la prova che i partiti hanno preso oltre il dovuto responsabilità politiche, che invece andavano affidate ad un altro meccanismo (scusate il termine!)?
Lo so che ora è difficile, diciamo impossibile, sostituire la partitocrazia. Ne verrebbero conseguenze inevitabilmente deleterie. La macchina istituzionale si fermerebbe, e ci sarebbe il caos.
Ma qui entra in scena la nostra Costituzione: che cosa essa dice a proposito dei partiti politici?
L’unica norma costituzionale che riguarda direttamente i partiti è l’articolo 49 (Parte I, Titolo IV). Essa recita: «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale».
Diciamo subito che il termine partito si trova solo 3 volte nella testo della Costituzione italiana (una volta al singolare, due volte al plurale). Già questo dice qualcosa.
E non è già sconcertante che la Costituzione nell’articolo 49 riservi tre o quattro righe ai partiti?
Non sono un costituzionalista, e tanto meno vorrei rompermi la testa tentando di leggere pagine e pagine di competenti in materia, che fanno analisi e sollevano discussioni da tecnici professionisti, per spiegare il senso di parole che potrebbero essere analizzate in modo più semplice, partendo dall’idea che tra l’altro la Costituzione è un testo da far leggere a tutti cittadini, compresi gli scolari.
I partiti, allora, che cosa sono per la Costituzione? Libere associazioni democratiche che agiscono per il bene del paese. L’unico verbo che mi lascia perplesso è quel “determinare” la politica nazionale. Etimologicamente “determinare” significa: “porre dei termini, dei confini”. Che vuol dire riferendosi alla politica nazionale?
In ogni caso, determinare non dovrebbe significare “condizionare” o “impossessarsi” della gestione del bene comune di una nazione. La Costituzione parla di “concorrere con metodo democratico”: dunque, la partitocrazia, che è il potere esorbitante dei partiti, non concorre con metodo democratico.
Se ciò potrebbe scandalizzare gli spiriti liberi, lascia però del tutto indifferente una massa, quando la partitocrazia mostrasse il volto di una democrazia.
23 novembre 2019
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