da www.huffingtonpost.it
23 Novembre 2022
Grazie a Draghi
si sono ridotte diseguaglianza e povertà.
Lo dice l’Istat
di Huffpost
Le stime includono gli effetti dei principali interventi sui redditi familiari adottati dal governo Draghi: la riforma Irpef; l’assegno unico e universale per i figli a carico; le indennità una tantum di 200 e 150 euro, i bonus per le bollette elettriche e del gas; l’anticipo della rivalutazione delle pensioni
Nel 2022 si stima che l’insieme delle politiche sulle famiglie abbia ridotto la diseguaglianza (misurata dall’indice di Gini) da 30,4% a 29,6%, e il rischio di povertà dal 18,6% al 16,8%. Lo afferma l’Istat. Le stime includono gli effetti dei principali interventi sui redditi familiari adottati nel 2022 dal Governo Draghi: la riforma Irpef; l’assegno unico e universale per i figli a carico; le indennità una tantum di 200 e 150 euro, i bonus per le bollette elettriche e del gas; l’anticipo della rivalutazione delle pensioni. La riforma dell’Irpef, l’assegno unico e gli altri interventi – spiega l’Istat – hanno ridotto il rischio di povertà per le famiglie con figli minori, sia coppie (-4,3 punti percentuali), sia monogenitori (-4,2), soprattutto in seguito all’introduzione dell’assegno unico. Per le famiglie monocomponenti (-2,1) e per gli ultrasessantacinquenni soli (-1,3) la riduzione è dovuta prevalentemente ai bonus e all’anticipo della rivalutazione delle pensioni. Per le famiglie senza figli o solo con figli adulti il rischio di povertà rimane quasi invariato o aumenta lievemente.
Assegno unico
L’assegno unico ha determinato, nel 2022, una riduzione del rischio di povertà di 3,8 punti percentuali per i giovani da 0 a 14 anni, di 2,5 per quelli da 15 a 24 anni e di 2,4 punti percentuali per gli individui nella classe di età fra i 35 e i 44 anni. Se si considerano anche le altre politiche, la riforma Irpef, i bonus e la rivalutazione delle pensioni, il rischio di povertà si riduce ulteriormente per tutte le classi di età al di sopra dei 24 anni. Il beneficio medio dell’Assegno unico è stimato pari a 1.714 euro (circa 143 euro mensili) per le famiglie che migliorano la propria situazione economica. Gli importi medi più elevati si registrano per le famiglie appartenenti al secondo (2.085 euro) e al terzo quinto (1.949 euro) Tuttavia, la quota più ampia di famiglie beneficiarie appartiene ai primi due quinti che percepiscono anche la quota maggiore di spesa sul totale. Il beneficio in rapporto al reddito familiare è più elevato nei primi tre quinti.
L’introduzione dell’assegno unico determina anche un peggioramento dei redditi per alcune tipologie di famiglie. Per questo sottoinsieme la perdita media è pari a 591 euro (circa 50 euro mensili) . La perdita più elevata si ha nei due quinti più ricchi (rispettivamente 887 e 951 euro) e in quello più povero (752 euro). La percentuale maggiore di famiglie svantaggiate dalla misura e la maggiore quota di perdita sul totale si concentrano nei primi due quinti; la perdita, in rapporto al reddito familiare, è più elevata nel primo quinto. Si tratta di casi in cui l’assegno per il nucleo familiare aveva un importo maggiore del nuovo assegno unico.
Riforma Irpef
La riforma dell’Irpef ha dato luogo a una diminuzione delle aliquote medie effettive pariall’1,5% per l’intera popolazione, con riduzioni più accentuate nei tre quinti di famiglie con redditi medi e medio-alti. Fra le famiglie che migliorano la propria situazione, il beneficio medio risulta meno elevato nel quinto più povero della popolazione, caratterizzato dalla presenza di contribuenti con redditi inferiori alla soglia della no-tax area, esenti da imposta. Le famiglie del penultimo quinto assorbono il 31,7% del beneficio totale della riforma dell’Irpef che corrisponde al 2,3% del reddito familiare. Le famiglie che peggiorano la propria situazione, subiscono, invece, una perdita più elevata nel quinto più ricco della popolazione, dove si registra oltre la metà della perdita totale. Le analisi dell’attuale scenario distributivo – sottolinea l’Istat – tengono conto solo parzialmente degli impatti differenziali tra i diversi livelli di reddito del significativo aumento dell’inflazione, che saranno oggetto di ulteriori approfondimenti.
Erogazione assegno unico secondo Inps
Da marzo a settembre 2022 l’Inps ha erogato alle famiglie italiane nel complesso 8,9 miliardi di euro con l’Assegno unico per 9,3 milioni di figli. Lo si legge nell’Osservatorio sull’Assegno unico che contiene anche i dati sui percettori di Reddito di cittadinanza. La spesa relativa ai nuclei non percettori di RdC risulta pari a 8,5 miliardi, in riferimento a una platea di circa 5,5 milioni di richiedenti e 8,8 milioni di figli beneficiari di almeno una mensilità con importi medi mensili pari a 233 euro per richiedente e a 145 euro per figlio. I nuclei percettori di Rdc con almeno un Assegno sono 476mila per 804mila figli. Nel mese di settembre sono stati erogati nel complesso 5,56 milioni di assegni (310mila dei quali a percettori di Reddito di cittadinanza) per 8,9 milioni di figli (521mila dei quali appartenenti in via esclusiva a nuclei percettori di Rdc). L’importo medio dell’integrazione per i nuclei con Rdc è di 166 euro al mese (101 euro per figlio) per i 7 mesi e di 174 euro a settembre (103 per figlio).
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