Strozzati tra tecnologia meccanicistica e intelligenza artificiale per nulla intelligente

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Strozzati tra tecnologia meccanicistica

e intelligenza artificiale per nulla intelligente

Soprattutto in questi ultimi tempi non mi stanco di pensare che sembra di vivere in un assurdo – e già dire “vivere” è qualcosa di assurdo –, per cui da una parte assistiamo a un inarrestabile “progresso” cosiddetto tecnologico da intendere in senso moderno (nella techne degli antichi troviamo contenuta anche l’idea latina di ars, che ne fa qualcosa di forse meno materiale di quanto non si intenda oggi: esiste ancora una ars nella techne contemporanea?), e dall’altra assistiamo al decrescere di quel nobile pensiero che anticamente aveva creato fiorenti civiltà.
Forse meglio, diciamo che anche se le civiltà hanno sempre avuto a che fare con la bestialità umana, tuttavia l’intelletto era attivo, in una gara a chi nel campo filosofico e religioso aguzzava al meglio quel genio presente in ogni essere umano.
Si ponevano mille domande, che scaturivano da una meraviglia interiore, per cercare quella risposta che poneva altre domande per ulteriori risposte, sempre in crescendo.
Già il fatto che ricordiamo tra gli antichi i più vivaci pensatori, più che le loro scoperte nel campo scientifico, vorrà pur dire qualcosa.
E questo periodo felice di sviluppo di un pensiero sempre più elevato, diciamo nobile, è durato a lungo, pur con procedimenti non sempre stimolanti al massimo, tuttavia con inaspettate aperture e inaspettate sorprese.
In ogni caso, anche tra i cosiddetti filosofi (parola che andrebbe usata con parsimonia e attenzione) qualche sprazzo di luce c’era, era quasi d’obbligo, se è vero che la verità si nasconde in ogni tentativo di seria ricerca.
Diciamo anche che ci sono stati periodi in cui si è assistito a scuole di pensiero che si confrontavano anche duramente, magari su sponde opposte, ma anche nella peggiore dialettica dei contrari la verità si toglie qualche velo, secondo la legge della tesi, antitesi e sintesi.
Tutto per il meglio, e il meglio è di stimolo per affrontare quel peggio quasi naturale insito nell’amor sui, ereditato dai tempi sempre più antichi, in cui qualcosa era successo a incrinare quell’armonia iniziale, quando Dio disse: “Fiat lux”.
Sì, il Creato è nato nella luce, e nella luce si fa ogni giorno nascita e rinascita, se è vero che, secondo alcuni scienziati, Dio avrebbe creato solo un seme, infinitamente ricco di possibilità divine, e da quel seme ininterrottamente si rivela via via nel tempo quel disegno divino già tutto in fieri presente nel seme.
Se nel seme ci sono infinite possibilità divine, c’è anche quelle possibilità di una libertà che intesa male blocca il Divino nel suo inarrestabile sviluppo.
Basta dire che solo il credente ha la grazia di sviluppare le possibilità divine?
Gli antichi credevano nelle divinità, frutto di fantasie umane. Ma la mente nobile di alcuni andavano oltre le immagini o idoli, e sapevano già intuire qualcosa di veramente divino, in ogni angolo, in ogni elemento, in ogni particolare di un creato che essi scrutavano con la mente più pura.
L’espressione “logoi spermatikoi” (semi del Verbo) si trova già nella filosofia ellenistica degli stoici dal IV secolo a.C. in poi, nel neoplatonismo, come, successivamente, nel pensiero cristiano in autori come Giustino Martire (II secolo d.C.), Atenagora di Atene (133 c. – 190 d.C. c.), Tertulliano, Gregorio di Nissa, Agostino di Ippona (354- 430), Bonaventura (1221-1274), Alberto Magno (1200 c. – 1280), Ruggero Bacone (XIII secolo).
Si teorizzava la presenza dei Semi del Logos (“Semina Verbi”) lungo tutta la storia, che in Cristo diviene Historia Salutis e anche prima dell’Incarnazione, in quanto ogni uomo, attraverso la propria ragione, parteciperebbe al Logos divino fino ad essere capace di vivere secondo il Logos.
Oggi parliamo anche di un senso religioso dell’uomo (“Nostra Aetate”, 2) il quale, essendo creato a immagine di Dio, è chiamato a realizzarne la somiglianza. Scrive Sant’Agostino nel suo libro “La vera religione”: «Si dice, comunque, che Socrate fosse più impudente degli altri, in quanto giurava su qualsiasi cane o pietra o cosa che si trovasse davanti o che, per così dire, gli capitasse per le mani al momento di giurare. A mio avviso, comprendeva che qualsiasi opera della natura, generata con il governo della divina provvidenza, è di gran lunga migliore di quelle fatte dagli uomini e da qualsivoglia artigiano, e perciò è più degna di onori divini degli oggetti che sono adorati nei templi. Quindi lo faceva non già perché davvero i sapienti dovessero adorare la pietra e il cane, ma perché, in tal modo, chi ne era capace comprendesse che gli uomini erano sprofondati in una superstizione così grande che occorreva mostrare, a chi ne stava uscendo, […]».
Forse una eccessiva premessa, per dire semplicemente una cosa: dov’è oggi l’antico nobile pensiero? Lo vedete oggi? Lo sentite oggi? Vi provoca oggi? I “Semina Dei” sono tutti scomparsi, o del tutto seppelliti sotto la pesante coltre di una indifferenza criminale?
Oggi, tutto così tutto assurdo! Neppure una fioca luce di una timida lampada!
Parole sì, infinite inutili parole che escono da una bocca amara, così come esce un alito che puzza di marcio.
23/11/2024
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