Perché offendi gli atei? Proprio tu che adori un idolo? Tu che sei un idolo, da cui pretendi adorazione e obbedienza?
Sempre più mi convinco: questo Papa è del tutto superficiale, fumoso, chiuso e anche offensivo, apparentemente aperto ma ermeticamente ottuso, dice cose strampalate, opportunisticamente populiste, ed ecco un esempio: leggete l’articolo, e vi convincerete di quanto io abbia ragione.
Parla di atei come di cose spregevoli, e non sa che i veri atei sono coloro che rifiutano il dio della religione, e che la chiesa cattolica, di cui il papa è il sommo sovrano, serve il proprio idolo, che è perciò un manufatto blasfemo di quella immagine divina, che, dentro di noi, e solo dentro di noi, è la Realtà dello Spirito.
Parla di demonio, e dov’è il fumo del demonio?
Parla di parola di Dio, ma di quale parola di Dio: quella fatta propria da una Chiesa che ha messo il suo sigillo?
Parla di fedeltà: fedeltà a chi? a una struttura mastodontica che ha castrato il Vangelo di Cristo?
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da La Stampa
23 marzo 2017
“Se hanno il cuore indurito,
i cattolici sono «atei» e «pagani»”
Il Papa a Santa Marta: per evitarlo, bisogna «ascoltare la parola di Dio» e non chiudersi in se stessi, perché altrimenti si perde la fedeltà nel Signore e Lo si confonde con il Diavolo
DOMENICO AGASSO JR
CITTÀ DEL VATICANO
Bisogna assolutamente evitare che il proprio cuore si indurisca. Per riuscirci, è necessario e sufficiente ascoltare la Parola del Signore. Lo dice papa Francesco nella Messa di questa mattina, 23 marzo 2017, a Casa Santa Marta. Il Pontefice afferma che, quando ci si allontana da Dio e si diviene sordi ai Suoi messaggi, si diventa cattolici infedeli o addirittura «cattolici atei».
Radio Vaticana riporta che il Vescovo di Roma prende spunto dalla Prima Lettura odierna, dal Libro del Profeta Geremia, in cui si legge del popolo che non ascolta la voce di Dio, Gli gira le spalle e alla fine si allontana da Lui.
Dunque, quando «noi non ci fermiamo per ascoltare la voce del Signore – evidenzia Francesco – finiamo per allontanarci, ci allontaniamo da Lui, voltiamo le spalle. E se non si ascolta la voce del Signore, si ascoltano altre voci».
E a forza di chiudere le orecchie, «diventiamo sordi: sordi alla Parola di Dio», avverte. Tutti «noi, se oggi ci fermiamo un po’ e guardiamo il nostro cuore, vedremo quante volte – quante volte! – abbiamo chiuso le orecchie e quante volte siamo diventati sordi. E quando un popolo, una comunità, ma diciamo anche una comunità cristiana, una parrocchia, una diocesi, chiude le orecchie e diventa sorda alla Parola del Signore, cerca altre voci, altri signori e va a finire con gli idoli, gli idoli che il mondo, la mondanità, la società gli offrono». In pratica, «si allontana dal Dio vivo».
Insiste il Papa: quando ci si allontana dal Signore, il proprio cuore si indurisce. E quando «non si ascolta il cuore diviene più duro, più chiuso in se stesso ma duro e incapace di ricevere qualcosa; non solo chiusura: durezza di cuore». Vive così «in quel mondo, in quell’atmosfera che non gli fa bene. Lo allontana ogni giorno di più da Dio».
Ecco, «queste due cose – non ascoltare la Parola di Dio e il cuore indurito, chiuso in se stesso – fanno perdere la fedeltà. Si perde il senso della fedeltà». Francesco cita la Prima Lettura: «Il Signore, lì: “La fedeltà è sparita”, e diventiamo cattolici infedeli, cattolici pagani o, più brutto ancora, cattolici atei, perché non abbiamo un riferimento di amore al Dio vivente. Non ascoltare e voltare le spalle – che ci fa indurire il cuore – ci porta su quella strada della infedeltà».
A questo punto Papa Bergoglio si chiede: «Questa infedeltà, come si riempie?». La risposta: «In un modo di confusione, non si sa dove è Dio, dove non è, si confonde Dio con il diavolo».
Il Papa collega il discorso al Vangelo odierno, osservando che «a Gesù, che fa dei miracoli, che fa tante cose per la salvezza e la gente è contenta, è felice, gli dicono: “E questo lo fa perché è un figlio del diavolo. Fa il potere di Belzebù”».
Caro don Giorgio, condivido alcuni tuoi punti di vista sul papa, ma non mi pare che in questo articolo il papa se la prenda con gli atei. Mi sembra, invece, che se la prenda con chi ipocritamente si definisce “credente”, ma che, nel momento in cui non segue la Parola, di fatto diventa “ateo”, cioè senza dio. Dunque non mi pare che si scagli contro gli atei: semmai si scaglia contro gli ipocriti (e sono tanti nella chiesa struttura) che si applicano l’etichetta di credenti e di cattolici, salvo, poi, rifiutare ció che il Vangelo ci insegna.
Di quale fedeltà parla, quella alla Chiesa del potere umano o a Dio? Bella domanda.
PS: Quattro gatti a Roma ed un milione a Milano.
Stavamo meglio quando stavamo peggio.
Non capisco quale idolo adora il papa.
Non ho studiato teologia, ma sono un semplice battezzato che per buona parte della sua infanzia ed adolescenza è cresciuto e si andato formando in quella che una volta era una sorta di simbiosi “casa e chiesa”. In quegli anni ho imparato a non mettere mai in discussione quello dicevano i preti, le suore e i religiosi in genere e, naturalmente ciò che dicevano i miei genitori, gli insegnanti e tutte le altre figure di educatore in cui mi sono imbattuto. Poi, crescendo, ho mano a mano cominciato ad uscire dal guscio, e ad osservare le cose con i miei occhi, cercando (a volte vanamente) di liberarmi dai condizionamenti che, inevitabilmente, avevano influito sulla mia educazione. È stato un processo lento e graduale che, per quanto ne so, è tuttora in corso, e comunque ha sviluppato in me un senso di critica che mi spinge a non accettare tutto supinamente, e mi ha portato ad avere una visione personale delle cose, che potrà anche essere sbagliata, ma almeno è solo mia. Per questo non ho nessuna intenzione di cadere nel solito tranello su papa Francesco, del “mi piace – non mi piace”. Ho una mia opinione, tendenzialmente positiva su di Lui, di cui apprezzo la semplicità e l’immediatezza, ma capisco che qualcuno non lo possa soffrire e qualcun’altro si senta addirittura deluso perché aveva delle aspettative diverse.
Per quanto riguarda gli insegnamenti della Chiesa, invece, ho già detto più volte che, secondo me, l’attuale struttura e le regole che si è data attraverso i secoli, hanno tradito lo spirito della sua missione e l’hanno trasformata in un ente che, pur rifacendosi agli insegnamenti di Cristo e avendone raccolto l’eredità, li ha modificati e, in certi casi stravolti, finendo per enunciare una dottrina che, il più delle volte, riveste un’importanza perfino maggior dello stesso messaggio evangelico. E, immagino che, secondo il punto di vista dei reverendi patri, non poteva che essere così, perché per durare tanto a lungo, sopravvivere a persecuzioni e minacce e, finalmente “contare” qualcosa nel contesto sociale, era necessario compromettersi con il potere e diventare a propria volta un centro di potere, temuto e rispettato. Con buona pace della semplicità e povertà delle origini. Per questo, probabilmente non sarò un buon cattolico, ma più che seguire i precetti della chiesa, cerco (probabilmente male e a modo mio) di seguire le “linee guida” del mio libero arbitrio, anche se non coincidono.
Questo articolo mi offre l’opportunità di chiarire alcuni concetti essenziali del cattolicesimo, nonchè di questo papato, e di una sorta di coerenza sia in coloro che ritengono utile e valido il messaggio pontificale e della chiesa, sia di coloro che, invece, lo criticano, richiamandosi ad un cristianesimo radicale.
Ma procediamo con ordine.
E’ noto come il significato, direi più precipuo, del cattolicesimo, riconduca ad un magistero gerarchicamente definito.
In altri termini, conta la parola di Dio, solo e soltanto per come interpretata dalle autorità ecclesiastiche.
Pertanto, quando il papa parla di Dio e si lamenta di chi non ascolta la sua parola, anche se sottinteso (ad arte?), intende dire la parola di Dio per come viene interpretata dalla gerarchia.
E’ quindi altrettanto evidente che chi, invece, fa riferimento ad un cristianesimo radicale, senza mediazioni, può trovare in tutto questo una contraddizione, perchè seguire la parola di Dio significa, considerando la questione in diversa ottica, seguire la sua parola senza le mediazioni gerarchiche.
Ovviamente siamo in presenza di due concezioni, entrambe coerenti al loro interno.
Per la chiesa conta la propria interpretazione, per il cristianesimo integrale no, quindi tale parola è quella che riconduce in primis ad una forma di idolatria.
Solo che, se si abbraccia la prospettiva del cristianesimo integrale, allora bisogna considerare che non solo questo papa, ma il sistema chiesa nel suo complesso, non dovrebbe avere autorità di mediazione e di interpretazione sulla parola di Dio, a prescindere dal carattere del singolo papato.
O si segue l’istituzione, con le sue gerarchie, i suoi dogmi, le sue interpretazioni vincolanti, oppure no.
Forse sbaglio, ma mi pare che tertium non datur.
Fasci di luce sul Papa e sul Vaticano, utilissimi nella grande e, secondo me, persino blasfema kermesse papalina di oggi a Monza, officiata anche da un cardinale della diocesi più grande del mondo: Scola, sulla via del tramonto e, in realtà, mai assurto a statura più che mediocre, anche per le plurime e mefitiche connessioni con esponenti CL e del suo chiuso ambiente. Grazie di esserci e di favorire un confronto di opinioni
, Don Giorgio!