Potere, legge, ordine, istituzione e… amore: in che rapporto stanno?

 

di don Giorgio De Capitani

Anche di fronte al matrimonio, si è tentati di ridurre ogni problematica alle solite contrapposizioni: divorzio sì divorzio no, sacramenti sì sacramenti no ai divorziati risposati ecc. ecc. In tal modo si pretende di risolvere le questioni più complesse semplificandole al massimo. La realtà è più complessa, perciò attenzione: evitiamo di porre la solita domanda: sì o no?; ed evitiamo di giocare nello stare nel mezzo, per paura di rispondere. Ogni contrapposizione finisce nella banalità. La semplicità è un’altra cosa: punta all’essere.

Perché, dunque, contrapporre ad ogni costo le varie questioni e problematiche in una semplicistica formulazione, rischiando così di acuire i contrasti, i drammi, anche con prese di posizione, da una parte e dall’altra, ovvero dalla parte di chi applica la legge in senso restrittivo o dalla parte di chi va oltre, che portano poi fuori dalla realtà? Del resto Gesù stesso non si limitava a rispondere alle domande-tranello dei suoi avversari: andava al cuore del problema, dando talora l’impressione di non rispondere.

La vera domanda da porre, nel caso del matrimonio, è questa: che cos’è l’amore? Tutti sanno che difficilmente si riesce ad armonizzare parole quali: amore, legge, potere, ordine, istituzione. Certamente anche l’amore ha le sue regole, ma le regole possono mortificare l’amore, quando privilegiano il potere, il quale impone l’ordine favorendo le istituzioni più funzionali all’ordine, e quindi al potere.

Qui sta il vero punto su cui discutere.

Quando si parla della famiglia come istituzione, anche nelle migliori intenzioni, si rischia di porre l’accento sul contenente a discapito del contenuto: il contenente è l’istituzione, il contenuto è l’amore. E l’amore ne soffre fino a morire, quando l’istituzione diventa una prigione. A che serve tenere bellissimi discorsi sull’amore autentico, se poi si rimane rigidi sulla istituzione matrimoniale? Certo, so comprendere i motivi per cui la Chiesa sia tanto ostile nel concedere deroghe sulla istituzione: essa si giustifica dicendo che si comporta così per proteggere l’amore, come se l’istituzione in sé fosse la garanzia dell’amore stesso. Più l’amore è a rischio, più la Chiesa mette serrature alla istituzione. Ma l’amore in sé si salva in questo modo? Forse in teoria; ma nella pratica, prendendoci per quello che siamo, ovvero con tutti i nostri molteplici limiti, come si può dire che l’istituto matrimoniale sia la migliore garanzia dell’amore?

Allora, chiediamoci: l’amore può esistere anche al di fuori della istituzione? Lo Stato e la Chiesa hanno sempre risposto di no, accusando i sostenitori del “libero amore” di sovvertire l’ordine dello Stato e della Chiesa-istituzione. Anche qui, attenzione: non intendo assolutamente contrapporre il libero amore all’amore istituzionalizzato. La questione è molto più seria e impegnativa: qual è il rapporto tra l’amore e l’istituzione?

Non voglio mettere sotto accusa lo Stato che vive di ordine sociale e la Chiesa che ha una sua struttura da rispettare, e tanto meno favorire l’anarchia, o il liberismo senza regole, dico solo: l’amore va al di là di ogni istituzione, e nel caso in cui l’istituzione diventasse per qualcuno una prigione o l’inferno, allora l’amore prevale: ciascuno di noi ha il sacrosanto diritto a vivere nel migliore dei modi, senza per forza doversi sacrificare in nome di una istituzione da rispettare. Se uno ha sbagliato a fare una determinata scelta, perché dovrebbe poi restare fedele a tale scelta, sacrificando il resto della propria esistenza, tanto più se si trattasse di giovani? Sì, l’amore è unico e indissolubile. In teoria, però. In pratica, come si può dire di fare in ogni caso la scelta migliore? Mi ricordo quella volta – ero prete da poco – in cui ho incontrato una ragazza che si era appena sposata, ma che si era già separata: in lacrime mi confidò di aver fatto una scelta sbagliata. Come potevo dirle: Adesso t’arrangi, non puoi più tornare indietro? Il mio istinto mi suggerì di invitarla a non arrendersi di fronte alla vita che aveva davanti: Rifatti la vita!

La Chiesa può anche comprendere, e ne sono convinto, ma in pratica non accetta, per timore che si favorisca il lassismo più incontrollabile. Di qui la sua rigidità di tipo morale. Sulla morale si aprirebbe un lungo discorso: sui motivi per cui la Chiesa ha dato e dà tuttora priorità alla morale rispetto ai valori umani o, diciamo meglio, rispetto ai valori teologici. Si dice che la morale fa parte della teologia, ma la cosa davvero allucinante è questa: pensare ad una morale che ha svuotato ogni senso di Dio. La teologia parla di Dio, mentre la morale si preoccupa dei nostri concreti comportamenti, senza talora preoccuparsi di puntare l’obiettivo sul vero volto di Dio. La morale discende dalla teologia, e non viceversa! Cristo che cosa ha fatto? Egli è venuto a rivelarci il vero volto del Padre, e, partendo dal Padre, ha contestato anzitutto la morale ebraica che aveva tradito Dio stesso. Ma la Chiesa, creatura di Cristo, già dall’inizio si è preoccupata della morale, sfuocando l’immagine evangelica di Dio. E così a poco a poco hanno prevalso il potere, l’istituzione, la legge, l’ordine. Cristo ha ridotto i numerosissimi precetti ebraici (se ne contavano solitamente 613) nell’unico comandamento dell’amore di Dio, ma la Chiesa è andata oltre, sempre con la stessa finalità della religione ebraica: proteggere la struttura nei suoi dogmi intoccabili (che al popolo interessano solo come festività da celebrare con tanta esteriorità… festaiola), e in una rigida morale comportamentale o disciplinare, sempre in vista della struttura-potere da proteggere.

Anche l’istituto matrimoniale fa parte di questo discorso, che può sembrare complesso, ma che in realtà può spiegare la chiusura ancora attuale di una Chiesa sulle varie emergenti problematiche, sia campo sessuale che nel campo sacramentale.

Potere, ordine, legge, struttura, istituzione in quale rapporto stanno con l’amore? Che la società abbia le sue esigenze anche di tipo strutturale, siamo tutti d’accordo, ma… fino a che punto? Il problema è più vasto: parlare di amore è anche parlare di dignità umana, di libertà, di giustizia e soprattutto di coscienza. Ma chissà perché l’amore umano di coppia viene giudicato più a rischio, perciò lo si protegge con una struttura che lo tenga a freno.
 

10 Commenti

  1. lina ha detto:

    Amore, Amore…Sembra quasi che solo nel primo matrimonio l’amore possa finire, mentre nella seconda unione la durata dell’amore è assicurata. Comunque se calcoliamo tutto solo in base al sentimento dell’amore, magari ci si può innamorare più volte nell’arco di una vita, ed allora un divorzio dietro l’altro (portafoglio permettendo), alla ricerca di un sentimento d’amore nuovo. Anche i figli inoltre amano i genitori e non desiderano vederli separati, e nell’esperienza dei divorzi vedono il padre o la madre rifarsi una famiglia con altri figli, con cui trascorrono la loro vita. Inoltre ho visto giovani donne, lasciare bravi mariti e figli, per seguire il nuovo amore che, stranamente, era molto più ricco del marito. Altresì, anche l’amore verso Dio può conoscere periodi anche lunghi di buio (la cosiddetta notte oscura), allora cosa facciamo ci abbandoniamo ad altri idoli, oppure perseveriamo magari con sofferenza e disgusto verso la preghiera, pur non percependo più quella fede consolatoria ed appagante che abbiamo provato in altri momenti? Amare non è solo il sentimento che si prova e che appaga soprattutto se stessi.

    • riccardo ha detto:

      il paragone tra i momenti di difficoltà di un matrimonio (o dell’amore) e la “notte oscura” mi sembra fuori luogo.
      questo perché nel primo caso hai a che fare con una persona, e magari è quella a decidere di separarsi, inoltre presupponi che sia una scelta non sofferta e guidata principalmente dalle emozioni.
      la “notte oscura” è un cammino di purificazione dal proprio ego, segno che spiritualmente non sei più un bambino, e per questo motivo anche se decidessi di cambiare religione per riassaporare l’ebrezza del dIO consolatorio, questo stratagemma non durerebbe molto!

  2. Riccardo ha detto:

    Carissimo Don Giorgio,

    quale può essere mai la gioia della vita per una giovane coppia, al giorno d’oggi?
    Sulla homepage dell’ANSA si vede in primo piano una foto di Monti che ride di gusto, insieme all’amica Merkel. A fianco, manco a farlo apposta, la notizia di un uomo che rubava la pasta per sfamare i suoi bimbi: colto sul fatto, alla fine hanno pagato gli agenti, dimostrando un po’ di carità cristiana!
    Vorrei chiedere al sig. Monti che cosa accidenti ha da ridere. Lui RIDE!!! Continua l’opera del nano che non voglio nominare, minaccia taglia le pensioni e prepara licenziamenti di massa, fame e disperazione per milioni di famiglie, e che fa? RIDE!!! Almeno la Fornero sfodera la lacrimuccia di circostanza. Certo, è una presa in giro, ma lo sfottò da parte di un premier non eletto e certo non gradito al popolo (sovrano?) è del tutto fuori luogo, inaccettabile, di un cattivo gusto indicibile, mentre la gente soffre, sia in Emilia martoriata che nel resto della Nazione, offesa, prostrata e ora anche schernita. Vergogna e anatema a chi osa ridere delle sofferenze degli innocenti!
    Prega per noi Don Giorgio, dacci conforto per tutto questo male che dobbiamo sopportare!

  3. Patrizia ha detto:

    Ama e fa quel che vuoi.(S.Agostino)

  4. mauro ha detto:

    La sento molto vicino, Don Giorgio. Anche io continuo a interrogarmi, pur vivendo in questo mondo, sul senso ed il significato di molte parole che vengono comunemente accettate da molti ed imposte ad altre come i fondamenti della nostra società civile, e sul significato della parola amore che tutto ricomprende. Dio è amore, mi è stato ripetuto fin dalla nascita, ed oggi, passati i cinquanta, so che è vero! Ma quale Dio, e quale amore? L’amore per le proprie cose, per la famiglia, che dovrebbe essere il luogo più aperto del mondo ed è invece sempre più spesso intesa come il baluardo inespugnabile contro ogni avversità, chiusa nei propri riti, nelle cerchia di chi si assomiglie e condivide spesso più in patrimonio materiale che umano? L’amore eterno ed indissolubile, che porta molte coppie ad essere badanti l’uno dell’altro (quante sopraffazioni) mentre giudicano i comportamenti ed i gusti sessuali degli altri…o l’amore che si apre, che non vuole morire in se stesso e che cerca nuove vie o strade da percorrere? Dio è amore, si, ma quale accoglienza sappiamo dare a chi è diverso, a chi non ci piace? Abbiamo un disperato bisogno di profeti, abbiamo bisogno di guardare in faccia la realtà e di sbattere per bene il tappeto di tutte le nostre rassicuranti certezze… qualche filo si strapperà, qualche nodo si disferà, ma il disegno originale risalterà alla fine più chiaro e leggibile, ripulito dalla polvere del perbenismo della consuetudine. Continui ad essere un profeta. Grazie

  5. Giuseppe ha detto:

    Secondo la chiesa il matrimonio è un sacramento, ma cos’è che lo rende tale? Mi rendo conto che probabilmente dirò una sciocchezza, ma secondo me ad essere sacra è l’unione stessa di un uomo e una donna che si vogliono bene, si rispettano e che intendono costruire una vita comune, mentre il matrimonio è solo l’istituzione che rende efficace questa unione di fronte alla legge. Non per niente i ministri di questo sacramento sono gli sposi e il prete è solo il notaio che, al pari dell’ufficiale di stato civile, certifica la legalità di quell’atto, verificando che rispecchi l’effettiva volontà dei contraenti. In sostanza, ciò che santifica la coppia è il loro amore, la loro intesa, il desiderio di condividere sentimenti e momenti concreti, mentre nella comune mentalità e nella prassi legale (anche della tradizione ecclesiastica) sembra quasi che senza una certificazione ufficiale e la celebrazione di un rito, tutto ciò non abbia valore, o addirittura possa essere ritenuto contrario alla morale e peccaminoso. Ciò che eleva l’uomo è lo spirito che il creatore gli ha trasmesso attraverso l’amore, mentre la legge (così come i precetti della chiesa) è solo l’insieme degli strumenti che l’apparato mette a disposizione della comunità per il perseguimento del bene comune, allo scopo di impedire che vengano lesi la libertà e la dignità di ciascun individuo.

  6. riccardo ha detto:

    dal film k-pax
    –inizio citazione–
    Mark: Allora, che mi dice dell’ordinamento sociale, del governo?
    Prot: No, non ce n’è nessun bisogno.
    Mark: Quindi non avete leggi?
    Prot: Niente leggi. Niente avvocati.
    Mark: Come distinguete il bene dal male?
    Prot: Ogni creatura dell’universo distingue il bene dal male.
    Mark: Ma se per caso… Ammettiamo che qualcuno facesse qualcosa di sbagliato, commettesse un omicidio o uno stupro, come verrebbe punito?
    Prot: Le voglio dire una cosa, Mark. Voi umani, la maggior parte di voi, approva questa politica dell’occhio per occhio, vita per la vita, che è conosciuta in tutto l’universo per la sua stupidità. Anche i vostri Buddha e Cristo avevano una visione diversa, ma nessuno ha prestato loro molta attenzione, neppure i buddhisti e i cristiani. Voi umani… Talvolta è difficile capire come abbiate potuto sopravvivere.
    –fine citazione–

    mi piacerebbe comunque cercare di capire meglio cosa l’uomo intende per amore, è solo un sentimento per un’unica persona che poi può “espandersi” a tutti gli esseri umani, animali, piante e tutto il creato oppure ciò che indica il vangelo come “porta stretta” è qualcosa di diverso?
    se l’uomo si sente separato dai suoi simili potrà provare sentimenti diversi verso ognuno di essi, e potrà sforzarsi di “cambiarli in meglio”. ma questo serve effettivamente a qualcosa o serve un cambio di prospettiva?
    le religioni dovrebbero insegnare questi aspetti della spiritualità, non fermarsi ad un formalismo o cambio di maschera. il suo compito è far riscoprire in ogni uomo la “propria realtà”… e le azioni che seguiranno saranno “congrue” alla legge divina.

  7. Pietro Ferrari ha detto:

    Don Giorgio buon giorno a lei e a tutti,
    è mia opinione che, la chiesa, tratti allo stesso modo, amore e sessualità, perché, entrambi, comportamenti irrinunciabilmente umani che, istituzionalizzati come peccato, legano con il senso di colpa, uomini e donne a chi credono detentori del potere del perdono. Alla chiesa non interessa salvaguardare l’amore, la famiglia, la moralità, figuriamoci poi i Valori Umani. Alla chiesa interessa solamente irretire, con il senso di colpa e la superstizione, per garantirsi un potere politico che, se venisse scorporato dal potere spirituale, ridurrebbe la chiesa ad una marmaglia di maghi e fattucchiere da quattro soldi, buoni per le feste di paese e per fare i tarocchi nelle televisioni del porco di Arcore.
    Un saluto, Pietro Ferrari.

  8. Gianni ha detto:

    Lo stato lascia libertà di ripensare alle proprie scelte, con separzione e divorzio, la chiesa no.
    Non credo che la chiesa lo faccia, però, per preservare realmenteuna qualche forma di amore, ma per altri motivi.
    Semplicemente, perchè la morale istituazionale affermatasi nel magistero, di tipo conservatore, a scapito dell’amore, ha fatto prevalere l’istituzione.
    Quel che conta per la chiesa è che tramite il matrinomio si creino dei rapporti fissi, immutabili, non perchè in questi vi sia necessariamente amore, ma perchè tramite la fissità si crea quel tipo di società, che è presupposto di un cattolicesimo conservatore.
    Certo, poi si fanno tanti bei discorsi su amore ecc. ma credo che a molti preti conservatori non interessi molto se quel matrimonio è fondato sull’amore o meno.
    Una volta lo stato appoggiava tutto questo, addirittura prevedendo come reato il tradimento, sempre nell’ottica di una società conservatrice.
    In fondo, facciamoci caso:
    dove esiste una maggior immobilità sociale, esiste anche un maggior consenso verso listituzione, e viceversa.
    Non mi hanno mai convinto i discorsi sul preservare l’amore tramite le serrature, mentre mi convince molto il fatto che se eviti ogni cambiamento, il potere viene garantito.
    In fondo, ripeto, peniamoci bene:
    sono le famiglie più classiche quelle che appoggiano la chiesa istituzione, mentre la stessa istituzione, ovviamente, viene molto meno appoggiata da separati, divorziati, e via dicendo.

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