dipinto a olio su tela di Martina Viganò
Buon Natale anche
alla signora Chiara Ferragni e al marito Fedez
Quando assisto a un generale massacro mediatico, con tutto il carico di ipocrisie e di cattiverie, per non dire di strumentalizzazioni dietro cui ci sono sporchi interessi, allora non ci sto, e mi ribello.
Chi mi conosce sa che mai sono stato e tanto meno oggi dalla parte dei ricconi, dei farabutti e dei disonesti, in ogni campo civile e religioso: in ogni occasione, in ogni circostanza, in ogni emergenza, cerco di usare la “mia” testa nel valutare i fatti, anche nel silenzio (mai mi accodo ad una massa di occasionali emozioni o opinioni che partono dagli istinti anche bestiali), e al momento “opportuno” so dire la mia, quando la massa, dopo l’orgasmo mediatico, è tornata nella “normalità” di frustrazioni quotidiane, sempre pronta ad aggrapparsi ad altre occasioni di ipocriti riscatti collettivi.
Ciò che non accetto è quel cambio di consensi o di silenzi colpevoli che si trasformano in forti accuse e implacabili condanne contro chi ci ha condizionato con le sue promozioni di prodotti ingannevoli.
Se la Ferragni o Berlusconi o altri ricconi (e sono diversi) hanno fatto fortuna è perché c’è stato e c’è chi si è lasciato e si lascia abbindolare.
Quando arriva il momento della “disgrazia”, scoperta anche ad arte, per interessi ancor più deplorevoli (per invidia, soprattutto), allora la massa – prima consenziente, perché si è fatta stupidamente ingannare – vorrebbe riscattarsi, altrettanto stupidamente, condannando a morte i suoi idoli prima intoccabili.
Qualcuno nei giorni scorsi, uscendo dal massacro mediatico tutto unidirezionale, ha citato le parole del cantautore milanese Giorgio Gaber: «Non temo Berlusconi in sé, ma Berlusconi in me»,
Senza conoscere le parole di Giorgio Gaber, avevo scritto e pubblicato sul settimanale cattolico 7° GIORNO, il 15 maggio 1988, un articolo dal titolo: “Cristo, liberaci da Berlusconi!”. Concludevo dicendo: «Sì, liberaci, o Cristo, da Berlusconi: dal suo potere, dal suo insaziabile arrivismo, dai suoi tentacoli di idiozia culturale, da quel suo propinare mentalità borghese tale da invischiare quotidianamente anche anime semplici e devote. E liberaci pure, o Cristo, da quel più o meno piccolo “Berlusconi”, che ognuno si tiene dentro: cioè da quell’”io” come pretesa di un diritto ad ogni costo, anche a scapito di quel “tu”, sacrosanto diritto del prossimo. E questo “io”, piccolo, di ognuno, che cos’è, se prima o poi è destinato a naufragare nell’immenso oceano del potere di quel dio in terra, si chiami oggi Berlusconi, e domani tizio o sempronio?».
Già don Primo Mazzolari, a proposito di Giuda, che aveva chiamato “nostro fratello”, aveva detto: “In ciascuno di noi c’è un giuda”.
In altre parole, in noi c’è quell’ego, che i Mistici medievali, chiamavano “amor sui”, da cui parte ogni male, che prende forma più o meno religiosamente, carnalmente, strutturalmente, economicamente, anche in un impero di potere tale da assumere forme diaboliche. Ma basta poco, il passato ce lo insegna, perché il pallone si sgonfi, un regno mondiale finisca negli abissi infernali, ma ci sarà sempre quella tentazione dell’ego che accarezza in ognuno di noi, povero o già ricco, quel sogno di avere e di avere, tanto più che i modelli virtuosi neppure li consideriamo, anzi li condanniamo, per invidiare chi è ricco, chi ha più di me, non importa se per avere più cose bisogna essere scaltri e disonesti.
Se condanno i ricconi, i disonesti, i corrotti furbi, magari protetti dalla legge parlamentare, il mio dovere è quello di avvertire ognuno perché non si faccia ingannare, perché rientri in se stesso, dove scoprire la sorgente dell’Essere divino.
Anche a Natale risuona l’invito, prima del Battista e poi dello stesso Cristo: “Metanoèite””, cambiate mentalità, il vostro modo di pensare, rientrando in voi stessi, per disinnescare quell’ego che può fare ognuno di noi un ladro, un farabutto, un riccone, un disonesto.
E se poi siamo i primi a condannare quando cade nelle disgrazie qualche riccone o disonesto è solo perché vogliamo ipocritamente nascondere ogni nostro sogno di voler essere come “loro”.
In ognuno di noi c’è un giuda, un berlusconi, una ferragni, che più o meno nascostamente accarezziamo.
Chi sbaglia, paghi, che sia parlamentare o no; e la gente faccia un serio esame di coscienza, per evitare di buttare nella betoniera mediatica idoli prima osannati, e così lavandosi la coscienza in un catino di acqua sporca.
Ogni personaggio, fuori del suo ruolo, è un’anima da salvare, la massa è un’anonima maschera dietro cui si nascondono singoli disperati, da riportare alla saggezza.
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