“Bestie” si nasce…

L’EDITORIALE
di don Giorgio

“Bestie” si nasce…

C’è un problema, ed è quanto una massa di s-cervellati ogni giorno, forse ad ogni istante, espelle dal proprio nulla (mi verrebbe da dire “nulla d’essere”, ma sarebbe impossibile, forse perfino a Dio), da intendere come un ammasso di cose che si auto rigenerano nella generale imbecillità, lasciando “fuori dal proprio essere” ogni possibilità di uno spiraglio di luce.
Ogni giorno, di primo mattino, il sole è già spento, prima di sorgere, da una caterva di notizie, brutte come orrendi mostri. Chi dipinge così loscamente questo povero mondo? Dio ce lo ha consegnato meraviglioso, e l’uomo si diverte ad abbruttirlo. Ci tiriamo la zappa sui piedi, e poi ci lamentiamo… con chi?
Certo, il mondo non è tutto brutto, mancherebbe, dovremmo in tal caso suicidarci in massa. In massa no, perché non credo che siano in tanti ad essere ancora vivi, coscienti a tal punto da rendersi conto di quanto succede: la massa è un anonimato di zombie o di spettri che nemmeno si sentono puzzare, visto che sono solo scheletri ambulanti da un mercato di cianfrusaglie all’altro sempre alla ricerca di cose, come cipria che copre la ruggine.
Il problema è che oggi sembra proibito parlare di cose serie: sembra che tutti fingano di piangere, ma ridendo di nascosto a crepapelle.
In fondo, la vita riserva sempre degli angoli di imbecillità, dove si va a rifugiarsi per proteggersi dalla voce degli onesti.
Sì, oggi guai a parlare di cose serie, che impegnano il cervello.
La massa vorrebbe pianificare tutto, anche il pensiero. Massa di rimbambiti.
Tacere, ascoltare, pensare…
È troppo, è impossibile, è assurdo!
Così si sente dire, come giustificazione di uno star bene che copre il proprio star male.
Un tempo forse per soggezione o timidezza si taceva, però si ascoltava. E così nasceva quella saggezza popolare che sosteneva o anche confortava nei momenti più drammatici.
Oggi a che cosa assistiamo?
Tutto attorno sale in cattedra una infinita presunzione o imbecillità: si parla, si scrive a vanvera, si commenta stupidamente, comandati da un ego che deborda dal ventre.
Tutti si sentono in diritto di dire la loro, perfino di partorire stronzate.
E dalla imbecillità che cosa nasce? Solo pensieri ridotti, castrati, inquinati…
Ed ecco un popolo, o meglio una massa di s-cervellati, a cui interessa solo riempiersi la pancia, e vivere di bestialità.
Vorrei essere ancor più schietto. Torniamo a dire pane al pane vino e vino al vino: una volta si era più spontanei, il politicamente corretto non esisteva, la gente parlava come mangiava. E dire parolacce non comportava delle querele.
C’è una parola che è uscita dal vocabolario della decenza indecente di una società, che è tutta perbenista, quando le fa comodo, ed è ipocrita, per salvarsi la faccia.
La parola è “bestia”. Lasciamo stare per una volta l’etimologia. Mi accarezza solo l’idea di dire “sei una bestia!”, senza aggiungere qualche sconto.
Qualche mese fa, un cittadino de La Valletta Brianza (Lc) con cui mi ero scontrato (ci vuole poco nelle nostre zone così ottuse per scontrarsi con leghisti del cazzo), mi aveva “offeso”, sì offeso gratuitamente, dicendo che a un prete, così genericamente, non bisogna dare credito in quanto per tutta la vita ha creduto a una “balla” (sic!) colossale che dura da due millenni. Sul momento non credevo che si potesse arrivare a tanto, ma mi ero dimenticato di vivere in Brianza, dove è sempre più raro trovare animali, mentre è diventato quasi normale incontrare delle “bestie” umane.
“Bestie”!
E come potrebbero essere diversi questi paesi, dove per anni ormai la gente nutre solo il ventre?
“Bestie” oramai si nasce!
Per ora non aggiungo altro.
Ma non è finita qui.
25/02/2023
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

Lascia un Commento

CAPTCHA
*