È ufficiale: la sede dei Padri della Consolata di Bevera (Lc) è in vendita

È ufficiale: la sede

dei Padri della Consolata di Bevera (Lc)

è in vendita

Già anni fa, precisamente nel 2013, era apparsa sui giornali locali (leggi qui) la notizia di un possibile trasferimento dei Padri della Consolata negli ambienti parrocchiali del vicino Santuario mariano, ma non credo in vista di una possibile vendita dell’immenso complesso strutturale, sede degli stessi Missionari.
Ora la notizia è ufficiale!
Sto riflettendo.
Più il tempo passa, più ci si dovrebbe (uso il condizionale!) porre il problema delle parrocchie, con la presenza con pochi preti, per di più anziani e anche con problemi di salute, per di più in Comunità pastorali, con più parrocchie, anche tre o quattro, dove nel migliore dei casi c’è un parroco con uno o due preti residenti. Pensiamo alle Messe domenicali. Ad esempio da anni un Padre missionario della Consolata celebra una Messa nelle chiese di Dolzago, di Castello e di Brianzola. Quindi, la presenza di questi Istituti religiosi si fa oggi ancor più preziosa e indispensabile.
La notizia della loro eventuale partenza con trasferimento altrove sta allarmando i preti locali, e non solo i preti delle parrocchie. Ho sentito qualche preoccupazione, ma basta? Mi aspetterei in questi giorni una protesta corale dei preti, non tanto nei riguardi dei Missionari, quanto dei superiori diocesani che non fanno nulla per trovare un’altra sistemazione per questi Missionari, per essere ancora “utili” alle comunità locali.
Santuario di S. Maria Nascente di Bevera (Lc)
Di posti ce ne sarebbero (uso il condizionale), ad esempio gli ambienti del vicino Santuario mariano, gestito pastoralmente dal parroco di Bulciago, che tra l’altro ha sotto la sua responsabilità pastorale anche la parrocchia di Barzago. Ambienti, quelli del Santuario, la cui ristrutturazione è costata anni fa qualche miliardo in vecchie lire, e che ora sono lì quasi vuoti, o gestiti male (c’è un bar), la stessa canonica mi sembra sia ancora chiusa, dopo la partenza dell’ultimo parroco.
Ci sarebbero a disposizione altri locali, presso qualche parrocchia locale. Diciamola tutta: diverse parrocchie hanno locali vuoti, chiusi, vedi Sirtori, Cremella, o locali che saranno vuoti, vedi Dolzago, quando l’anno prossimo l’asilo, ente morale, sarà trasferito nei locali del Comune. Potrei fare molti altri esempi.
Ho saputo, direttamente, che la questione della partenza dei Missionari della Consolazione è nelle mani dei loro Superiori, i quali stanno aspettando risposte dalla curia milanese, tramite il Vicario zonale. Faranno qualcosa, oltre la solita promessa da marinaio, capiranno la gravità della situazione, che si verrà a creare con la partenza dei Missionari?
E sono convinto che la nuova soluzione, se ci sarà, potrà migliorare anche il servizio pastorale e spirituale dei Missionari, che potranno mettersi al servizio con più aperture, nella zona lecchese dove ormai regnano il caos e il vuoto.
Sinceramente, non dovrei preoccuparmi, non essendo personalmente coinvolto (privo da anni di una comunità parrocchiale), ma ritengo mio dovere intervenire per il bene di questi paesi.
Una diocesi, che ha già grossi problemi da risolvere, la quale non riesce neppure a risolvere quelli locali, che non credo siano del tutto impossibili, è davvero preoccupante!
Sarei tentato, ma non lo faccio, di mettere sotto accusa una guida pastorale, il vescovo, trottola impazzita, che si lamenta di essere “inutile”, quando, se lo è, è perché non riesce a capire quale sia la sua vera preoccupazione: siamo in una drammatica emergenza, anche pastoralmente parlando, che esige un ripensamento pastorale, senza però dimenticare la realtà delle piccole presenze, oggi indispensabili per tamponare le falle di una pastorale diocesana, allo sfascio.
Mi sembra che l’attuale gerarchia abbia perso il ben dell’intelletto, che un tempo illuminava le migliori scelte pastorali. Oggi il buio sembra totale, o, se c’è qualche luce, è di chi ancora spera e lotta perché qualcosa si faccia per uscire dal tunnel.
Se mi arrabbio è perché non solo a Dio nulla è impossibile, anche all’uomo, quando ci basterebbe un po’ di buona volontà, e le soluzioni si trovano, per il bene della comunità, locale e zonale.
E, da ultimo vorrei dire una cosa che potrebbe irritare qualche parroco, o quella parte di clero che predica bene e poi preferisce il proprio orticello. C’è la possibilità di trovare spazi per proposte nuove di apostolato più efficiente, ma resta sempre quell’egoismo di fondo, per cui si tiene per sé ciò che si ha, e non ci si apre a eventuali sviluppi pastorali.
Oggi c’è la mania, forse per guadagnare qualche indulgenza plenaria (siamo nell’anno giubilare!) di trovare appartamenti per chi ne ha bisogno, e poi si vendono ambienti religiosi destinati ad attività pastorali, perché troppo costosi, o resisi inutili, anche per mancanza di fede e di aperture mentali.
È anche vero: il clero milanese, o lombardo è individualista: pensa per sé, in vista del proprio orticello; appena si discute su qualche iniziativa zonale, allora ci si smarca, non si trova un accordo, allora non si cammina più, in vista di un futuro migliore. Ancora oggi il parroco ha una visuale corta di fede, che vive di scontatezze o banalità quotidiane. Cercarne le cause sarebbe tempo perso: forse non c’è mai stata, o è stata poco sufficiente, una educazione tra il clero di una visuale d’insieme. Se ci penso, e sono onesto intellettualmente, anche io temevo unirmi agli altri parroci, ma forse, non è una scusa, per paura di rallentare il mio cammino, di stare al passo stanco di quei preti e comunità senza creatività, senza futuro.
Tornando al problema dei Missionari della Consolata, che cosa faranno i Superiori, che cosa farà il Vicario di zona? Avranno il coraggio di scegliere la parte migliore, ovvero garantire alle parrocchie di questa zona lecchese un servizio pastorale, ancor migliore, perché si troverà una scelta ancor più pastoralmente efficace?

Istituto Missioni Consolata – Bevera

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