da Il Manifesto
Louisville, Kentucky, 23 settembre 2020, un manifestante bloccato a terra dalla polizia
© Ap
INTERNAZIONALE
È rivolta nel nome di Breonna Taylor
Stati uniti, una tragedia senza colpevoli. Louisville e altre città Usa in piazza dopo il colpo di spugna del gran giurì sulla morte della giovane infermiera. Trump applaude: «Decisione brillante»
Roberto Zanini
25.09.2020
È finita a botte, il gran giurì sull’omicidio di Breonna Taylor – due poliziotti assolti per la sua morte in un’irruzione antidroga, uno accusato per i colpi finiti nella casa accanto. Botte distribuite dopo cortei sempre più arrabbiati a Louisville, Kentucky. E a Washington, New York, Chicago, Oakland, Seattle, Los Angeles, Las Vegas, Atlanta, Philadelphia, Nashville… Vibrano per simpatia, le città americane, con poco orgoglio e molta rabbia.
A LOUISVILLE IL COPRIFUOCO dalle 21 all’alba è servito solo a moltiplicare gli arresti, circa 130 al termine della notte, con due agenti feriti a colpi di pistola mentre inseguivano manifestanti in fuga. «Say her name», dite il suo nome, hanno cantato per tutto il giorno migliaia di persone superando le barricate fatte ereggere dal sindaco democratico Fischer, prima che con il buio divampassero gli scontri e 500 soldati della Guardia nazionale venissero liberati per le strade. Guardia nazionale sguinzagliata anche a Chicago (qualcuno li odiava, i nazisti dell’Illinois). Molotov e arresti a Portland, sgomberi violenti a San Diego.
Donald Trump celebra: «Decisione brillante», il procuratore di Louisville «è una stella nascente» del Partito repubblicano, se serve l’esercito «basta chiedere». Il ticket democratico Joe Biden-Kamala Harris non riesce a schiodarsi da una moderazione imbarazzante, «è stata una tragedia» e «la violenza non è una risposta» le sole banalità che propone. Non riesce e non vuole, spaventata di spaventare tutti quei bei voti moderati se solo ammettesse il legame che esiste tra disordine e ingiustizia. Un legame che ormai marcia in ogni città d’America.
LA RABBIA INFIAMMA I SOCIAL media. La rabbia cieca di Colin Kaepernick, il quarterback di San Francisco che per primo mise un ginocchio a terra per i neri ammazzati (e da allora non trova una squadra): «L’istituzione suprematista bianca poliziesca va abolita». Quella di LeBron James: «Volevamo giustizia per Breonna, abbiamo avuto giustizia per i muri di casa dei vicini». Justin Bieber: «Vergognati, Kentucky». George Clooney, che in Kentucky è nato: «Breonna è stata uccisa da tre agenti bianchi».
Agenti che torneranno utili molto presto. Ieri Donald Trump ha clamorosamente evitato di impegnarsi per una transizione pacifica dopo le elezioni, vinca chi vinca.
IL PRESIDENTE USCENTE già diffonde l’idea dei brogli, dovesse impugnare il risultato di qualche grosso stato gli servirà ogni poliziotto d’America per non far esplodere il paese. Come gli servirà ogni giudice e soprattutto la Corte suprema. Fischiato ieri mentre rendeva omaggio alla salma di Ruth Ginsburg, domani Trump dovrebbe nominare la sostituta. Saranno suoi 6 giudici su 9, mai successo. Non è giustizia, è politica.
Ed è stata tutta politica la scelta del gran giurì. Il procuratore capo che ha selezionato le prove per il giurì è un nero conservatore, David Cameron, eletto solo dieci mesi fa e pupillo del leader repubblicano al senato Mitch McConnell (l’uomo che ha spianato la strada a Trump per il prossimo giudice supremo), oratore all’ultima convention repubblicana. Sua facoltà era scegliere quali elementi fornire al giurì e quale reato ipotizzare. Su entrambe le questioni ha rifiutato ogni domanda, in una conferenza stampa di oltre un’ora iniziata con «gli agenti erano autorizzati a sparare».
DOPO OLTRE 100 GIORNI anche le prove sono materiale controverso, due o tre ritocchi e un omicidio diventa una tragedia senza colpevoli. Un misterioso testimone di cui si è appresa l’esistenza solo ora ha detto di aver sentito la polizia qualificarsi prima di sfondare la porta di Breonna Taylor. Fino a ieri i vicini l’avevano negato, come pure il fidanzato di Breonna. L’uomo, Kenneth Walker, che terrorizzato per l’irruzione sparò un colpo e ne ricevette indietro 32, non ha mai avuto precedenti e aveva il porto d’armi. L’ex fidanzato ricercato per spaccio, Jamarcus Glover, era stato già catturato: lo avevano trovato a mezzanotte a un altro dei cinque indirizzi di cui era stata autorizzata l’irruzione no knock, senza annunciarsi. Ma sul verbale qualcuno ha (malamente) grattato 12,00 facendolo diventare 12,40 (alle 12,45 l’irruzione da Breonna, alle 12,50 Breonna era morta). Infine, due diverse perizie – la scientifica di Louisville e Fbi – hanno studiato il proiettile che ha ucciso Breonna: per la scientifica non si può capire chi l’ha sparato, per il Fbi è stato l’agente Cosgrove.
Molto opportuno, visto che quello che ha sparato alla cieca, è stato licenziato ed è l’unico incriminato (per «negligenza») è il collega Hankison.
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