Roberto Burioni: “L’Italia è messa male, oscilla sempre tra scienza e superstizione”
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17/11/2019
Roberto Burioni:
“L’Italia è messa male,
oscilla sempre tra scienza e superstizione”
Intervista al virologo che, dopo la battaglia “contro le falsità” dei no vax, nel suo ultimo libro mette nel mirino l’omeopatia. “È acqua fresca, non mi sta bene che si sprechino così soldi pubblici”
By Nicola Mirenzi
Anche dai populisti ha appreso una lezione: “Quando parlo alle persone sui social network, metto da parte il linguaggio freddo delle pubblicazioni accademiche e mi sforzo di coinvolgerle. I demagoghi sono dei maestri in questo. Certo, per loro è più semplice, poiché non hanno l’obbligo della verità. Però, se gli scienziati non imparano a fare presa sulle persone, nessuno ascolterà più le cose che hanno da dire”. La missione del professor Roberto Burioni, apostolo dell’illuminismo in un paese ancora “attratto dalle superstizioni”, è cominciata quando è diventato padre, all’età di quarantotto anni: “La nascita di mia figlia mi ha fatto capire che molti bambini come lei rischiavano la vita a causa della disinformazione che c’è in Italia sui vaccini. È questo che mi ha fatto sentire l’esigenza di impegnarmi e fare qualcosa per combattere le falsità”.
L’ultima battaglia di Burioni, nato a Pesaro, medico e ordinario di Virologia presso l’università Vita-Salute San Raffele di Milano, è contro l’omeopatia: “È pazzo forse? Io non ho mai usato rimedi omeopatici. Sarebbe come bere acqua fresca. Mi può essere capitato di fare gli scongiuri quando un calciatore della Lazio tira un rigore. Ma non ho mai letto l’oroscopo, non mi sono mai fatto leggere la mano, non ho mai bevuto un filtro d’amore. Il ricorso all’omeopatia rientra più o meno nella stessa categoria di cose”.
A questa “credenza” che indossa “indebitamente” gli abiti della “scienza”, seppure alternativa, Burioni ha dedicato un libro lungo duecento pagine – Omeopatia (Rizzoli) –, raccontando i pionieri che le hanno dato vita, i principi che l’hanno sostenuta dall’Ottocento fino a oggi, le cure che ha messo a punto, con una dedizione che confina con il masochismo: “Ciascuno è libero di curarsi come vuole, a patto che non metta in pericolo altre persone. Io ho studiato a fondo, per fornire gli strumenti che servono per decidere consapevolmente”.
Ma, a lei, che male fa chi si cura con l’omeopatia?
In molti casi, nessuno.
Allora?
Allora, non mi sta bene che lo stato sprechi soldi pubblici per finanziare la detrazione delle spese per i farmaci omeopatici.
Perché?
Perché lei è libero di rivolgersi a un cartomante per scoprire cosa ci sarà nel suo futuro. Però non è giusto che le spese di questa visita siano addebitate al servizio sanitario nazionale, come se si trattasse di una radiografia.
L’omeopata è come un cartomante?
Per quanto mi riguarda, è un medico che inganna i suoi pazienti.
Ma li mette in pericolo, come chi è contro i vaccini?
Chi non vaccina suo figlio, mette a rischio il proprio bambino e le persone che gli stanno accanto. Chi ricorre all’omeopatia, nei casi più gravi, può far male solo a se stesso.
E non sono fatti suoi?
Se è adulto, ed è informato correttamente, senz’altro sì. Il problema nasce quando un bambino – come è successo a Pesaro qualche mese fa – muore per un’otite curata con farmaci omeopatici. A quel punto, diventa una questione più generale, che riguarda il grado di consapevolezza dei rischi a cui si va incontro.
È un problema solo italiano?
No, ma l’Italia è uno dei paesi messi peggio. Non mi risulta che ci sia un altro paese occidentale in cui, all’interno di un ospedale del servizio sanitario nazionale, sia stato somministrato un intruglio elaborato seguendo i criteri del metodo Stamina.
Perché è successo proprio da noi?
Perché l’Italia ha uno Stato che oscilla tra la scienza e la superstizione. È il paese in cui è stata approvata la sperimentazione della terapia Di Bella. Dove dei tribunali hanno emesso delle sentenze sui vaccini contrarie a qualsiasi affermazione della scienza. È la Repubblica nella quale alcuni parlamentari hanno detto che era possibile curare la Xylella abbracciando i poveri alberi che ne erano affetti. Di fronte a uno Stato così, è chiaro che un cittadino può sentirsi disorientato.
Lei da anni prova a fargli ritrovare la bussola.
Più che altro, cerco di informare correttamente usando anche i social network.
C’è un’obiezione che le vorrei porre.
Prego.
Lei usa, a volte, un linguaggio duro.
Se un padre mette a repentaglio la vita di suo figlio, per seguire una credenza che non ha alcun fondamento, io ritengo che ci sia una sola parola per definirlo: somaro.
Però, si è chiesto se i ‘somari’ così li convince o li allontana ancora di più dalla scienza?
Io sono uno scienziato e le mie affermazioni si basano sempre sui dati. Io non ho numeri che dimostrano che un certo numero di persone che prima pensavano tutto il male possibile dei vaccini poi si sono convinte del contrario. Ma non ho nemmeno numeri che dimostrano il contrario. Sono sicuro di una sola cosa: che tutto ciò che scrivo è scientificamente impeccabile.
Le basta?
Mi basta sapere che, prima, i social network erano dominati da chi faceva disinformazione. Ora, sono uno strumento anche di chi fa il contrario. Cioè informa, facendosi leggere da molte persone.
Ha mai avuto la sensazione di essere in una bolla?
Le bolle non sono nate con internet. Esistono nella vita. Quando ero ragazzo, per esempio, i comunisti andavano alla sezione del Pci e leggevano solo quello che scriveva l’Unità. Avevano il loro mondo. Le loro certezze. I loro dogmi, anche. Però, a un certo punto, anche la loro bolla si è rotta. Perché non dovrebbero rompersi le bolle che esistono su Facebook?
Lei esce mai dalla parte razionale di sé?
Guardi che la scienza non è solo numeri: è passione, è creatività, è fantasia, è capacità di immaginare il mondo.
Sta dicendo che anche lo scienziato è un artista?
La differenza tra uno scienziato e un’artista è che allo scienziato non basta avere un’intuizione, deve avere anche l’umiltà di dimostrare che ciò che ha pensato è vero.
L’artista deve creare, però.
Certo, e io sono ammirato dalle loro creazioni.
Quali, in particolare?
Amo la musica, soprattutto. E venero chi la compone.
Chi in particolare?
Il mio preferito è Gioacchino Rossini.
Perché?
Perché sì. Non c’è un motivo. È così e basta. D’altronde, la maggior parte delle cose importanti della vita non hanno un perché. Si vivono senza farsi domande. Quando sento La Cenerentola, provo solo un piacere sconfinato.
E che fine fa il suo raziocinio?
Lo depongo. E mi attraversa solo il puro sentimento, la completa irrazionalità.
L’Italia è messa male non solo perchè l’omeopatia sta aumentando i suoi profitti ed è gratificata da finanziamenti pubblici. E nemmeno per le superstizioni delle quali a beneficiarne sono i venditori di illusioni (cialtroni, ciarlatani e …) grazie ai creduloni (nel campo religioso alla Maria dei vangeli prediligono Mammasantissima). Ma è messa male quando la scienza tace. Sette scienziati (oncologici dei maggiori ospedali italiani) beneficiari di risorse pubbliche e private si sono permessi di falsificare le immagini dei loro esperimenti o di evitare di fare l’esperimento di controllo. E’ messa male quando la giustizia condanna don Giorgio per uso spregiudicato del linguaggio scurrile e non condanna questi luminari della scienza per frode scientifica. Disperare? In questo periodo di avvento c’è più che mai bisogno di risvegliare quella coscienza che è dentro di noi. “Per una mente serena tutto è possibile.” (Meister Eckhart)
D’accordissimo su tutto ,specialmente per quel che riguarda ROSSINI!!!!!!!!