Omelie 2019 di don Giorgio: NATALE DEL SIGNORE

25 dicembre 2019: NATALE DEL SIGNORE
Is 8,23b-9,6a; Eb 1,1-8a; Lc 2,1-14
Che cos’è il Natale
Quante volte ci siamo chiesti: “Ma che cos’è in realtà il Natale?”. Almeno una volta abbiamo sentito la curiosità di porci questa domanda?
Senza curiosità non si fanno mai domande. Ci sono curiosità e curiosità, ma ogni filosofia è un tentativo serio di rispondere alle varie curiosità, che nascono a contatto con la realtà. Ci sono curiosità da pettegoli, e ci sono curiosità che nascono da esigenze interiori.
Una società che non si pone più delle domande, e che perciò ha perso perfino la curiosità di porle, è una società culturalmente povera, e se poi la società non si pone più nemmeno qualche domanda essenziale, allora è tremendamente povera di spirito. Non vive più, ma vegeta per sopravvivere, trascinandosi dietro il mal vivere di una esistenza piena di problemi irrisolti.
Dunque, che cos’è il Natale? Tutti ne parliamo, soprattutto nella sua imminenza, ma in una varietà di modi, lasciando venire in superficie le peggiori motivazioni. E, tra queste, la motivazione ancor peggiore è la carnalità, legata al corpo o ai sentimentalismi più superficiali, che vanno e vengono, di anno in anno, pronti a cambiare direzione, appena una festa cessa e ne inizia un’altra, non importa se si tratta di festa profana o di festa sacra, dal momento che oggi il divario è così sottile che talora si crede di essere cristiani sulla sponda opposta.
Che cos’è il Natale per il credente?
E per il credente che cos’è il Natale? La domanda diventa più seria e più impegnativa. E la risposta si fa ancor più difficile, poiché si rischia di cadere tra le braccia di una tale esteriorità di riti o d’altro da coprire quel vero bisogno di Dio: bisogno, che è già un segno che siamo sulla buona strada per rispondere alla domanda: “Che cos’è il Natale per un cristiano?”.
Sì, è un impellente bisogno di un Dio che ci prenda per mano, con la forza del suo infinito Amore. Però, già dire bisogno pone altre domande, e talora non sempre pertinenti al Mistero divino.
Di che cosa in realtà abbiamo bisogno?
Non abbiamo sicuramente bisogno di cose accessorie, però ad ogni Natale “scartiamo” nel senso di spacchettare, ovvero di togliere dalla carta in cui sono avvolte fantasiose decorazioni natalizie, compreso il presepe, che abbelliscono esteriormente una festa che esige oggetti che facciano scena o coreografia.
E succede che manchi proprio l’essenziale, ma l’essenziale non si può incartare e scartare, perché non è un oggetto, qualcosa di afferrabile. Non è qualcosa di esteriore o di carnale, è del tutto spirituale.
Certo, abbiamo bisogno anche di qualche segno religioso, nessuno vuole negarcelo, ma è qui il punto: purtroppo i segni religiosi servono a coprire il vuoto che si ha dentro.
Che cos’è, dunque, il Natale?
L’uomo distratto o superficiale non sa rispondere, mentre il credente risponde con i riti religiosi che lasciano il tempo che trovano. Tutto o quasi in un giorno, che poi passa veloce, lasciando solo qualche ricordo.
Solo il mistico riesce per lo meno a dare una risposta valida, da non lasciare comunque solo verbale, o intellettuale, ma da approfondire fino a renderla la ragione della nostra fede e la testimonianza della nostra vita.
Il Natale come rinascita interiore
Il Natale è una rinascita interiore che si rinnova giorno dopo giorno, al di fuori di ogni contesto più o meno folcloristico, e al di fuori di un contesto ritualistico senz’anima.
Già la parola “natale” dovrebbe richiamare necessariamente la nascita, che però, nel caso del Mistero natalizio, non è solo il ricordo di un anniversario stupendo (non sappiamo quando Gesù è nato: né l’anno, né il mese, né l’ora), e allora come possiamo celebrare l’anniversario di un evento che non è storico?
Ma è qui il punto: occorre andare al di là del fatto storico, e puntare tutto su quella realtà che è ancor più reale di un fatto storico, ed è la presenza in noi di quel Divino che rinasce ogni giorno.
Ricordare, dunque, una data storica che, tra l’altro è fittizia, a che cosa servirebbe? A meno che non prendiamo questa data per andare oltre, per avere una buona occasione per riflettere, per approfondire il Mistero di un Dio che si è incarnato per dirci che siamo figli di Dio. Tutto il contesto più o meno dolciastro dei buoni sentimenti non potrebbe che disturbarci.
Vogliamo o no capire che il Mistero natalizio è qualcosa di serio, di tremendamente serio, perché in gioco è il nostro essere interiore, da scoprire in tutta la sua realtà spirituale?
Il Natale ha un senso se, quando arriva, e arriva ogni giorno, ci facciamo trovare in casa, e non fuori casa.
Se siamo fuori casa, in terra straniera, Cristo aspetta ancora: chissà da quanti anni ci sta aspettando?
Non avete l’impressione che, ad ogni anno che torna il giorno del Natale, sentiamo vuoto il grembo del nostro essere, mentre il grembo del nostro corpo è così pieno di futilità da tradire ogni anno l’appuntamento con Dio, che vuole rinascere, non solo il giorno di Natale, ma in ogni istante della nostra esistenza?
Perché il Figlio di Dio rinasca, Egli chiede spazio dentro di noi, chiede che ci svuotiamo di ogni cosa ingombrante, chiede che siamo del tutto disponibili al grande evento.
Ci sono due parole che sembrano predominare nel Prologo del Vangelo di Giovanni: vita e luce. Per ora solo un accenno. Avremo modo di approfondirle.
Queste due parole, vita e luce, costituiscono la realtà divina e la nostra realtà umana, e la realtà del Creato in genere.
Due parole, vita e luce, che sono inseparabili: la vita è luce, e la luce è vita. Secondo la scienza la luce precede la vita: senza la luce non ci sarebbe la vita.
Il Natale allora che cos’è? La Luce divina che genera la Vita. La Luce ci genera e ci rigenera. Sant’Agostino scrive: “Discesi in me stesso, e trovai la luce”. Ecco la Mistica del Natale!

 

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