
dal Corriere della Sera
Milano, ritrovate le copie «proibite» della Zanzara,
il giornale del liceo Parini:
«Per quell’articolo sul sesso prematrimoniale
tre studenti finirono a processo nel 1966»
di Giovanna Maria Fagnani
L’annuncio del preside: «Due insegnanti hanno ritrovato uno scatolone con i giornali che provocarono lo scandalo internazionale». Nel 1966 i giovani autori furono imputati (e assolti) per il reato di oscenità, il processo fu seguito anche dal «New York Times»
Quando l’inchiesta di tre giovani studenti del liceo Parini sull’educazione sessuale, l’uso dei contraccettivi e il sesso prematrimoniale uscì, nel 1966, sul giornale scolastico La Zanzara, scoppiò un caso nazionale. Gli autori, Claudia Beltramo Ceppi, Marco De Poli e Marco Sassano, finirono a processo per direttissima insieme al preside Daniele Mattalia per stampa oscena e corruzione di minorenni, venendo poi prosciolti dopo tre giorni di dibattimento.
Da Milano, il liceo finì nelle cronache di Le Monde e del New York Times. Ma di quel numero storico de La Zanzara, negli archivi del Parini pareva non essere rimasta alcuna copia originale. Invece giovedì l’ex professoressa Elena Marini e Laura Suardi, docente di latino e greco, durante alcune ricerche hanno ritrovato per caso uno scatolone che ne contiene svariati esemplari.
A darne la notizia, con gioia, su Facebook, il preside Massimo Nunzio Barrella. «Cercavamo da tempo quel numero. È stata una sorpresa meravigliosa» racconta Laura Suardi. Proprio giovedì, una degli autori dell’inchiesta, Claudia Beltramo Ceppi, 76 anni, è tornata per la prima volta al liceo, dopo 58 anni, per alcune riprese televisive. L’8 febbraio sarà intervistata dalla redazione del giornalino scolastico Zabaione, l’erede de La Zanzara e incontrerà gli studenti di quarta e quinta, dialogando con loro e ripercorrendo quel processo che durò tre giorni e fu seguito da 400 testate di tutto il mondo. Tra i colleghi nella redazione de La Zanzara, all’epoca, c’era anche Walter Tobagi, che seguiva le pagine sportive. Oggi una targa all’ingresso del Parini ricorda il giornalista del Corriere, ucciso nel 1980 da un commando di terroristi rossi: la «Brigata 28 marzo».
L’inchiesta dei suoi compagni di scuola poneva al centro del dibattito il ruolo della donna nella società e temi come l’educazione sessuale nelle scuole, la legittimità o meno dell’uso di contraccettivi e i rapporti prematrimoniali. La delicatezza degli argomenti, la minore età delle intervistate e un contesto storico sociale ancora impreparato fecero però scoppiare uno scandalo inimmaginabile. L’inchiesta sull’universo femminile riportava i pareri anonimi di alcune studentesse. «Se potessi usare gli anticoncezionali, non mi porrei limiti nei rapporti prematrimoniali», ammetteva una studentessa. «Perché ciò che è naturale dopo le nozze dovrebbe essere innaturale prima?», si chiedeva un’altra. Il moralismo, nel 1966, è ancora forte. «Non c’era niente di esplosivo, sono stati gli altri a leggere tra le righe un’istigazione al libertinaggio», ricordava De Poli in un’intervista al Corriere.
Novecento copie di tiratura, tante quanti gli studenti de Parini. Prezzo di copertina: 50 lire. Tutte vendute, tranne cento: «Le rifiutavano quelli di Gioventù studentesca». Sarà proprio un volantino di questa associazione ad accusare i tre studenti e a far scoppiare il caso. La settimana dopo lo scandalo, il prezzo del foglio scolastico lievitò. Arrivarono a vendere il numero a 20 mila lire, data la corsa ad accaparrarselo.
Mentre lo scandalo conquista le copertine dei giornali e arrivano interrogazioni parlamentari, migliaia di studenti scendono in piazza in solidarietà ai compagni. Viene reso noto che sono stati portati in Questura, dove viene chiesto loro di denudarsi e di sottoporsi a visita medica per «verificare la presenza di tare fisiche e psicologiche». I ragazzi acconsentono, Claudia invece si rifiuta, chiede di vedere un avvocato. Eugenio Montale, il Nobel, scrisse sul Corriere: «Trovo molto più scandaloso questo di qualunque cosa possano aver scritto i tre ragazzi». «State attenti ad assolverli, darete inizio ad un processo che non sarete in grado di fermare», minacciò il pm al processo. Ma l’assoluzione piena arrivò. Di lì a poco sarebbe cambiato tutto. Stava per arrivare il Sessantotto.
Lo scatolone con le copie «proibite» si trovava su uno dei tavoli dell’archivio «sepolto da mille cartellette e spostato vicino alla finestra» spiega Suardi, che in questi giorni stava facendo ricerche in vista dell’incontro con Claudia Beltramo Ceppi, promosso per i 250 anni di fondazione del liceo. «Siccome non avevamo nessuna copia originale di quel numero de La Zanzara, avevamo chiesto a lei di portarlo. Invece è stato davvero emozionante ritrovarle e poterle sfogliare. E pensare che è successo per caso: a trovarle è stata la mia collega Elena Marini, che era in archivio a cercare documenti che con questo caso non hanno nulla a che fare. Lei sta studiando, infatti, l’edificio del Parini. Ora attendiamo con grande interesse l’incontro tra gli studenti e l’autrice dell’inchiesta».
Le copie ritrovate sono una quindicina. «Certamente, vi saranno copie di quell’edizione conservate da ex pariniani o da collezionisti – dice il preside -. Ma la sorpresa e la gioia di ritrovare un così alto numero di copie perfettamente conservate ci riempie di gioia. Quel febbraio 1966 al Parini segnò una tappa importante, come chiaro segno preveggente di un cambiamento nella società italiana che si manifesterà in modo incontenibile con il Sessantotto. Il prossimo 8 febbraio i ragazzi incontreranno una delle giovani redattrici di quell’inchiesta, condotta anche da altri compagni della redazione, che li portò addirittura in tribunale per l’immoralità del tema trattato. È una storia che vale la pena conoscere. E nei 250 anni di cammino del nostro liceo era giusto riportarlo alla luce, come una tappa significativa del cambiamento profondo che i giovani portarono avanti in quegli anni. Giovani con alti ideali, anche utopici e in tanti casi sfociati nella pura ideologia. Ma resta però l’esperienza storica di quel grande desiderio di chi gridava o scriveva sui muri: “Siate realisti, chiedete l’impossibile”, riprendendo le parole del Caligola di Albert Camus».
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