Pio X: Santo per la Chiesa, ma..

Papa-San-Pío-X[1]
di don Giorgio De Capitani
Non mi ricordo l’autore, ma condivido quanto ha scritto: “Dire che uno è santo non significa dire che tutte le sue opere sono sante”.
Accetto anche la buona fede dei santi, ma non sempre ammiro le loro opere.
Ci sono stati santi poco colti, e non per questo dovrei esaltare l’analfabetismo.
La santità è una cosa, e l’”intelligenza della fede” è un’altra.
Non tutti i santi che hanno avuto posti di responsabilità hanno saputo capire “i segni dei tempi”: si sono santificati, nonostante la loro incapacità di essere all’altezza della situazione.
La santità secondo la Chiesa è soggettiva, oppure se è oggettiva lo è anzitutto nel senso di una perfetta corrispondenza alla canonicità ecclesiastica.
Per me santità è anche e soprattutto profezia, che non può non essere “intelligenza della fede”. Posso anche compiere in buona fede una cosa, ma, se questa cosa è sbagliata, è sbagliata! E la Chiesa lo deve riconoscere pubblicamente, quando canonizza un santo che ha commesso qualcosa di errato (nulla a che vedere con i peccati individuali).
Dovrei sempre distinguere la buona intenzione dalla realtà, e non proporre la buona intenzione come un esempio o un ideale di santità. Non confondiamo le cose.
Ci sono stati santi che si sono fatti prendere dalla paura del momento storico, chiudendosi ermeticamente di fronte alla novità emergente, definendola modernismo, ovvero una eresia dottrinale e pastorale. Certo, tutto in buona fede! Ma la buona fede non basta a evitare equivoci e condanne di persone innocenti.
Smettiamola di dire: erano altri tempi! Dobbiamo evitare di proporre oggi come modelli di vita santi che hanno commesso errori di visuale. Certo, evidenziamo pure gli aspetti positivi: il servizio, la carità, la dedizione, la povertà. Tutte cose belle! Ma queste non giustificano i lati oscuri, le chiusure mentali.
È quanto è successo a Pio X, che, preso dalla paura e anche per una mente chiusa, ha visto i segni del modernismo dappertutto, anche sul volto di altri santi, come il cardinale Andrea Carlo Ferrari, arcivescovo di Milano, accusato falsamente di eresia. Una gaffe che solo più tardi il papa riconoscerà amaramente. Ma intanto l’accusa aveva ferito la rettitudine di un vescovo che aveva fatto di tutto per applicare il Vangelo con il proprio sangue. Due santi che non si sono capiti. Ma chi oggi dovrei ammirare di più e proporlo eventualmente come modello? Papa Pio X o il beato Andrea Carlo Ferrari?
Non sono io a dirlo, ma gli storici: Pio X non era dotato di un grande acume. Santo sì, pieno di buone intenzioni, ma non sempre capiva la realtà. Il suo pontificato sarà ricordato per il Catechismo (che tanti di noi di una certa età hanno dovuto imparare a memoria, nelle sue domandine e nelle sue risposte) e per aver permesso ai bambini di sette anni di potersi accostare alla Prima Comunione, e per altre cose, ma non certo per aver “illuminato” il cammino della Chiesa.
Qui non è il caso di dire: erano altri tempi! La Chiesa ha avuto grandi santi “illuminati” ancor prima di papa Pio X.
Tutto bello ciò che dice il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin. Ma attenzione: fare il papa richiede molto di più che esercitare le opere di misericordia spirituale e corporale, richiede molto di più che difendere i diritti dei più deboli. Parlare di profezia in un papa forse potrebbe sembrare eccessivo: quando si ha il potere tra le mani, è oltremodo difficile (ma non impossibile) capire dove stia il vero progresso dell’Umanità, intesa come Umanesimo integrale.
Non vorrei apparire irriverente: anche il nostro papa Francesco si trova ora in grave difficoltà. Questo momento storico si sta dimostrando molto più complesso di quanto potevamo immaginare poco tempo fa. È l’ora di tirar fuori il meglio, che non corrisponde sempre a ciò che accarezza il consenso popolare. Non so se Papa Francesco ce la farà. Me lo auguro di cuore, anche per il bene di questo mondo, lacerato da fondamentalismi paurosi.
La Chiesa deve oggi affrontare una grande sfida: offrire al mondo non una nuova fede religiosa, ma una grande apertura di fede nell’Umanesimo più radicale.    
da Vatican Insider
23/08/2014

Parolin:

l’insegnamento di Pio X è urgente

per la Chiesa di oggi

Il Segretario di Stato celebra a Riese la messa nel centenario della morte di Papa Sarto e ne ricorda l’esempio di pastore vicino alla gente e ai suoi bisogni
ANDREA TORNIELLI
RIESE PIO X
L’insegnamento di san Pio X è urgente per la Chiesa di oggi: una Chiesa che ha bisogno di pastori santi, dediti al loro gregge e mai separati dalla gente. Una Chiesa capace di rinunciare a potere e privilegi, per essere fedele a Gesù affidandosi solo a Lui. È quanto ha detto questa sera il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, nell’omelia della messa che ha celebrato al santuario mariano delle Cendrole di Riese Pio X, in occasione del centenario della morte del grande Pontefice veneto e del sessantesimo della sua canonizzazione. Con Parolin erano presenti il nunzio Tomasi, l’arcivescovo di Udine e il vescovo di Treviso.
«San Pio X, sacerdote, vescovo e Papa, che ebbe un solo e grande progetto nella sua vita e nel suo ministero: “Fare di Cristo il cuore del mondo”» ha detto il cardinale, ricordando che il Papa veneto fu «pastore secondo il cuore di Dio, umile anche se energico, fedele, distaccato da sé, animato da viscere di misericordia, proteso alle necessità umane e spirituali del gregge di Dio».
Parolin ha osservato come il mondo in cui visse Pio X si stava evolvendo e nel quale «si intravedeva l’avvio di quel fenomeno della secolarizzazione delle società, che gradualmente avrebbe permeato il nuovo secolo e lo avrebbe di passo in passo condotto a una sempre più marcata distanza dei comportamenti dai riferimenti religiosi, dalla fede della Chiesa, da Dio stesso».
L’esperienza del XX secolo confermerà poi chiaramente, ha detto il Segretario di Stato, «che, sradicato Dio dalla scena del mondo, perdono rilevanza la dignità umana, il rispetto della vita, la giustizia sociale, l’equa partecipazione ai beni della terra, il coraggio della pace, la stessa democrazia e laicità dello Stato».
Papa Sarto fu «audace e generoso in difesa del gregge a lui affidato, richiamando la Chiesa del suo tempo a ricentrarsi su Cristo, a ritrovare solo in Lui le sue più profonde energie di vita. A nessun altro scopo egli volle dedicato il suo ministero petrino, accettato con palese sofferenza e disistima di sé e solo confidando nella grazia di Dio, se non a rendere presente Cristo nel mondo».
Proprio per questo, ha aggiunto il cardinale, «egli non volle indossare i panni del regnante depauperato; non coltivò nostalgie temporalistiche; accettò di perdere, come nel caso della Francia, appoggi umani, privilegi, ricchezze, garanzie terrene. Dimesse anche le vesti dell’ecclesiastico ottocentesco, spesso erudito o sistemato nella Chiesa ma distaccato dal suo gregge, egli si gloriò della consunta talare del parroco, che cerca i suoi fedeli, che si intrattiene con loro a condividere angosce e pesi quotidiani della vita, che alimenta la sua gente con il catechismo e il Pane di vita offerto fin alla più tenera età; che sostiene, ammonisce e indirizza; che sa promuovere iniziative sociali, educative e perfino sportive, pur di accrescere le convinzioni interiori della sua gente e la gioia di appartenere alla Chiesa».
Una volta eletto Papa, «costituì con la sua persona un autentico spartiacque nella visione del sacerdozio e nell’esercizio pastorale del ministero sacro e invitò la Chiesa non certo all’autoreferenzialità, all’isolamento e alla chiusura in sé stessa» ma «a qualificare tutta la propria azione sul primato di Cristo e della sua parola». Un messaggio, ha sottolineato Parolin, che «è di estrema urgenza anche per la Chiesa di oggi, come ci richiama costantemente Papa Francesco». La scelta di Pio X di porre «Cristo a fondamento di ogni azione della Chiesa, fu e rimane estremamente moderna».
Anche nel considerare come una priorità del suo pontificato la richiesta ai pastori della Chiesa della «santità della vita», come «condizione indispensabile per la credibilità del ministero sacro». E proprio dall’esempio di Papa Sarto, ha concluso Parolin, si comprende come «il primato spirituale nella vita del prete, non lo distacca dal mondo» ma anzi «lo radica in maniera ancor più significativa nella storia e nella comunità».
Pio X fu infatti un «vigoroso esempio di carità apostolica! Non è agiografia devozionale la sua premura per gli ammalati, per i colpiti dal colera quand’era parroco di Salzano, la sua assistenza agli agonizzanti, la delicate incombenze prestate al suo vescovo infermo, monsignor Zinelli, il suo privarsi del cibo nella pentola, le continue elemosine ai poveri che bussavano alla sua casa, ecc. Ne sono testimonianza le centinaia e centinaia di lettere che bambini, operai, donne di casa, suore, parroci, missionari, seminaristi, emigranti gli inviarono lungo il suo pontificato e da tutto il mondo. Una carità che nasceva da un cuore sensibile e tenero per i bisognosi, lui nato e cresciuto in una famiglia e in una parrocchia povera».

 

5 Commenti

  1. zorro ha detto:

    Essere santi in terra e’ una impresa impossibile in quanto si deve prima definire il metro di misura e confrontarsi con cristo e’ assai difficile.Si possono avere uomini di buona volonta’ sicuramente.La stessa natura umana e’ di per se bisognosa di misericordia data esclusivamente da cristo sulla croce.Gli uomini potenti vedi i papi possono molto ma anche devono stare attenti a muoversi in gineprai politici economici e infine clericali.Il propblema della chiesa e’ sempre lo stesso da millenni evangelizzare il mondo che per sua natura e’ contrario alla lieta novella,l’eterna battaglia male contro bene,e ognuno riesce a fare cio’che puo’non cio’ che aspira i desideri sono uno stato d’animo e la realta’ e’ ben diversa

  2. GIANNI ha detto:

    Come per De Gasperi, non sarebbe corretto dire che il contesto storico spiega o giustifica certe scelte.
    Ovviamente ognuno, secondo le proprie convinzioni, politiche per De Gasperi, religiose per Pio X, riterrà giuste o meno certe posizioni, ma rimango convinto, appunto, che il contesto storico non possa essere un motivo di giustificazione di alcune situazioni.
    Nel caso di Pio x, ci si riferisce sopratutto alla sua tenace lotta contro il cosiddetto modernismo al cui ambito fu erroneamente condotto anche il cardinal Ferrari.
    All’epoca, alcuni studiosi cattolici, principalmente il Loisy, avevano iniziato a sostenere posizioni contrarie alla tradizionale dottrina della chiesa, sopratutto in materia di dogmatica e di esegesi biblica.
    In particolare, venivano sottoposte a critica le posizioni tradizionali sostenitrici di un dogmatismo fermo ed immutabile, quando, secondo i modernisti, la stessa storia della chiesa aveva dimostrato il contrario.
    Queste posizioni furono tacciate di eresia, ed alcuni sostenitori, il Loisy in testa, addirittura scomunicati.
    Nel caso del cardinal Ferrari, ci fu peraltro un equivoco.
    Nel clima di caccia alle streghe che dominò in quell’epoca, alcuni prelati furono ingiustamente accusati.
    In realtà nell’ambito di uno scontro politico all’interno della chiesa.
    Si fece talora ricorso ad accuse ingiuste, facendo leva sul pretesto di ricondurre certi atteggiamenti a posizioni eretiche.
    Fu addirittura istituita una sorta di polizia segreta, nota come la Sapinière, che doveva investigare le posizioni di ecclesiastici illustri per valutarne la vicinanza o meno alle posizioni tradizionali della chiesa.
    Nel caso del Loisy, egli stesso ammise di non condividere più la dottrina tradizionale della chiesa.
    Il cardinal Ferrari fu invece additato, da avversari politici, di posizioni che non gli appartenevano e l’errore di Pio x fu quello di dar retta a certe accuse.
    L’attivismo sopratutto pastorale di un Ferrari non era diverso da quello di Pio X, mentre semmai le posizioni di un Loisy, per certi versi, sono state antesignane di quel modernismo che poi si è diffuso nella chiesa, dando luogo a posizioni come quelle di un Kung, o dello stesso don Giorgio.
    Quanto alla santità, si sa che è frutto di un processo canonico, che non sempre assegna il titolo di santo secondo parametri popolari, o in base a visioni profetiche, ma semmai in accordo con la dottrina tradizionale, che esalta azione caritatevole, esperienze mistiche, difesa della posizione conservatrice.

  3. pierluigi ha detto:

    Pontefici che abbiano cercato di migliorare, non solo, anche l’orto altrui, ma di andare incontro a coloro che erano senza orto, non se ne sono avuti molti.

  4. don ha detto:

    Anch’io capisco che su certi argomenti Pio X può aver commesso determinati errori. Ma la sua vigorosa carità apostolica, avvalorata dalla testimonianza di povertà, beh…forse certi giovani preti potrebbero prenderla ad esempio!

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