
SULLA VISITA DEL PAPA A MARSIGLIA:
che cosa hanno scritto
i mass media laici e cattolici francesi
di Josée Tramini
Venerdì 22 e sabato 23 settembre 2023, papa Francesco è venuto a Marsiglia, in occasione degli Incontri del Mediterraneo, accolto dall’arcivescovo il cardinale Jean-Marie Aveline.
Il Pontefice ha toccato un argomento assai polemico, su un terreno ostico, quello dell’immigrazione, nella prospettiva delle future elezioni europee, nel momento in cui il mondo politico francese è in preda a molti disparati dibattiti: pensiamo a Gérard Darmanin, il ministro degli interni, che si rifiuta di accogliere i migranti di Lampedusa, e pensiamo al 70% dei francesi che vogliono che il governo sia più severo.
Papa Francesco è arrivato a Marsiglia, ovvero in una città che non regge più sotto il peso di gravi problemi d’integrazione, di miseria, e dove le guerre tra i boss della droga hanno fatto quest’anno una quarantina di morti.
Noterei due aspetti: 1. le relazioni della stampa laica; 2. le relazioni dei cattolici.
Le relazioni della stampa laica
«Visita indimenticabile» scrive Le Parisien; «Visita storica, discorso politico» per Le Journal du Dimanche, «Un grido di giustizia» per Le Monde.
La stampa ha reagito diversamente secondo le loro opinioni politiche.
I giornali di sinistra (Libération, Le Monde), i verdi, i socialisti, i comunisti e i partigiani di Macron (più a destra) hanno applaudito a un Papa che condivide le loro idee, anche se tutti sanno che questi partiti cercano di attirare i voti dei musulmani. Il giornale comunista L’Humanité Dimanche ha inserito un articolo di Raniero La Valle e ha fatto un dossier sui cattolici di sinistra (movimenti, figure come l’abbé Pierre di Emmaus, segretari dei sindacati che vengono dalla gioventù operaia cristiana).
Invece, la destra (il partito dei Repubblicani), il quotidiano Le Figaro, l’estrema destra della Le Pen ed altri ancora hanno criticato chi più chi meno un papa ritenuto “di sinistra”, che fa troppa politica ecc…
Altre critiche sono venute da sociologi a causa dell’«ideologia» sudamericana di un Papa che conosce poco o male i problemi dell’Europa, che ha una visione particolare dell’Islam, perché in Argentina i musulmani sono dei libanesi della classe media, inseriti bene nella società. Le sue idee «di accogliere tutti» sembrano poco realistiche, inoltre il Papa dà lezioni, ma sono i politici che decidono.
Passando ai punti positivi, Marsiglia, città povera, lontana da Parigi, spesso vista con dei pregiudizi, rivale calcistica della capitale, è stata vista da tutti come una città creativa, che ha dato il meglio di sé. Il Papa è stato considerato come leader politico mondiale, che ha fatto prendere coscienza della nostra indifferenza e dell’urgenza della situazione.
Le relazioni del mondo cattolico
L’argomento è più delicato per il mondo cattolico francese, che è fortemente diviso, frammentato.
Alle ultime elezioni, il 40% dei cattolici ha votato per la Le Pen. A causa di questo slittamento a destra, per questi cattolici il discorso del Papa è inaudibile. Inoltre, i giovani e le giovani famiglie frequentano le Messe in latino. Si trovano giovani preti con la talare (molte vocazioni), ostili al Papa perché, con il motu proprio Traditionis Custodes, ha ridotto le Messe in latino. Vedono il Papa come uno «che cambia la religione» oppure un «eretico», ecc…
Coloro che approvano le parole del Papa sono i cattolici che lavorano nelle Caritas, nelle associazioni, i religiosi e i laici anziani che hanno vissuto il Concilio Vaticano II.
Hanno scritto articoli favorevoli il quotidiano La Croix e i settimanali La Vie et Le Pèlerin e particolarmente il giornale cattolico di sinistra Témoignage Chrétien.
Tuttavia, abbiamo assistito a qualcosa di bello, poco conosciuto dai cattolici francesi in generale. A Marsiglia abbiamo visto una Chiesa diversa (ancora qui opposta in questo a Parigi dove i cattolici sono della borghesia o dell’aristocrazia e, nella banlieue, ci sono africani e gente d’oltremare); abbiamo visto un Cristianesimo popolare, radicato nella città che vide i primi cristiani in Gallia, un ambiente familiare, una gran devozione a Maria (chiamata «la Bonne Mère», condivisa anche dai musulmani; abbiamo visto un Cristianesimo dei quartieri, dove gli oratori sono ancora rimasti. In breve, abbiamo notato qualcosa di gioioso che ha fatto bene in questo tempo triste per la Chiesa di Francia che piange sui pochi preti, le chiese vuote e gli abusi.
Per concludere citerò un articolo apparso su La Croix di lunedì 25 settembre, scritto da Danièle Hervieu-Léger (insegna a l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi, autrice di diversi libri sulla Chiesa). Ecco che cosa dice a proposito del Sinodo sulla sinodalità e sulla Chiesa cattolica: «L’ecclesiologia di comunione non può prendere corpo che in una forma di comunitarietà, in diaspora, pluralista ed inclusiva che entra frontalmente in contraddizione con la logica clericale, centralizzatrice ed imperiale del sistema romano con il quale l’istituzione s’identifica. Come il Sinodo sull’Amazzonia ne fornì una dimostrazione lampante con l’insabbiamento della riforma, pur limitata, a proposito dei ministeri – riforma richiesta dalla situazione delle comunità locali –, l’inerzia del sistema e la potente organizzazione di forze ostili alla sua messa in questione si coniugano efficacemente per ostruire la minima breccia capace d’introdurre del gioco nell’ingranaggio di questa logica. Posto sotto la minaccia costante dello scisma, papa Francesco sembra fare e disfare le aperture che lui stesso voleva proporre».
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