“I tempi non sono ancora maturi”, e così la Chiesa istituzionale fissa i tempi allo Spirito
L’EDITORIALE
di don Giorgio
“I tempi non sono ancora maturi”,
e così la Chiesa istituzionale fissa i tempi allo Spirito
Le cose da dire o su cui o per cui incazzarsi sarebbero tante, una marea tale da sentirci soffocati o quasi seppelliti, per cui è tremendamente difficile riuscire a tener fuori la testa da un soffocamento generale.
E mi verrebbe voglia di dire: meglio una guerra, anche mondiale, che un appiattimento generale nella imbecillità più virale.
Pensate solo al fatto che dopo due anni di questo governo di farabutti e delinquenti la più oscena ridicola tappetta, uno sgorbio di donnetta da quattro soldi, si mette a elogiarsi, da sola, senza confronti dialettici, come se l’Italia, povera Patria venduta ai barbari, fosse risorta, pronta a competere con il Volere del Padre Eterno.
Pensate a una Chiesa istituzionale che, in questi giorni, fa parlare di sé, per la vicenda oramai una telenovela del diaconato delle donne. Ma è proprio così? Chi ne parla? Neppure le femministe oramai spente nella loro stupidità ideologica. Forse qualche monaca o eremita che gira il mondo a constare… ma che cosa vuole in realtà?
La gente comune se ne frega di tutto: e del mondo politico marcio dalla testa ai piedi, e di una Chiesa istituzionale che traballa sulle ceneri di un colosso tutto pelle.
Un mondo in fiamme, o in cenere? Ma chissenefrega? Basta una festa paesana, quella delle zucche ad esempio, e la gente si diverte, anche perché tra zucche ci si intende, quando sono vuote con un lumino dentro, quello di un diavoletto (figlio di Lucifero) che si diverte ad attrarre l’attenzione degli imbecilli.
Non dico che sia di capitale importanza il diaconato delle donne, tanto più che non ho ancora capito il diaconato permanente dei maschi. Dico ciò che vedo, e non vedo una grande rivoluzione nella Chiesa, da quando anche agli sposati maschi è stato concesso l’ordine del diaconato. Si dice “ordine”?
In realtà, siamo schietti, che funzione svolgono questi diaconi permanenti maschi? La parte del sacrestano?
Sì, tentativi ce ne sono, in ogni diocesi, per cercare di tappare i buchi lasciati da un clero sempre più ridotto, che fra poco magari scomparirà del tutto. Ma, così mi sembra, le pezze non coprono il buco, ma lo allargano.
Anche qui la stupidità delle istituzioni ecclesiastiche è sempre più sorprendente, proprio per la loro infinita demenza.
La diocesi milanese non ne è esente, anzi, proprio perché “grosso animale” tutto pelle, reprime quel poco di saggezza ancora rimasto.
Diaconato alle donne! Eppure solo l’idea mi attira, o meglio mi fa sognare. Che cosa? Forse una Chiesa meno crudele, o semplicemente una Chiesa più divina. Il problema è: ma la donna di oggi potrebbe cambiare il mondo, le istituzioni politiche e quelle ecclesiastiche?
Ma credo che sbaglierei se dovessi star fermo alla realtà concreta, alle cose come sono o come appaiono, se veramente credo nei sogni, che, in quanto utopie o ideali, possono sorprenderci sempre.
Il problema allora sta nel credere in quel Divino, sempre sorprendente, che è al di là di una realtà contingente, che spesso neppure è segno di qualcosa di eterno.
“I tempi non sono maturi”, si giustificano dall’alto di un trono di potere da tenere ben stretto a tutti i costi.
Ma la maturità dei tempi chi la stabilisce: il potere con la testa fasciata, o quel Divino sempre sorprendente per cui basterebbe poco, un pizzico di fede, per spostare qualche montagna?
Già, la Chiesa istituzionale si è sempre mossa con i piedi di piombo, ed è sempre rimasta indietro. E, nonostante questo, una prudenza del tutto intollerabile, la Chiesa ha perso il passo della Storia di quel Dio che vede oltre, perché vede al di là del tempo, prima del tempo, quando nel Mistero trinitario la Donna era forse già presente, mentre il maschio nacque quando il Maligno ridusse la donna ai piedi del potere del male.
“I tempi non sono ancora maturi!”, certo, per te, maschiaccio gerarca dai piedi di argilla, e con la testa vuota dei semi divini.
Crediamoci una buona volta, e la Donna nelle donne potrà uscire in tutta la sua sorprendente creatività, e darà alla Chiesa istituzionale quel volto divino, che è venuto meno da quando Roma divenne il centro di potere di una gerarchia oscenamente maschilista, che comanda a bacchetta il suo dio, sì, “suo”, perché il vero Dio è ben al di là delle grinfie di ogni religione, e nel suo grembo trinitario ha una carta vincente da giocare, la Donna che riuscirà a dare scacco matto perfino al Diavolo.
26/10/2024
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