Perché, per una volta, non bisogna andare alla conferenza stampa del capo del Governo

da www.articolo21.org

Perché, per una volta,

non bisogna andare alla conferenza stampa

del capo del Governo

Roberto Bertoni
26 Dicembre 2023
Perché, per una volta, non bisogna andare. Sarebbe bello se giovedì mattina, (28 dicembre), in occasione dell’abituale conferenza stampa di fine anno della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, i principali quotidiani italiani, o almeno quelli orientati a sinistra, pubblicassero in prima pagina lo stesso editoriale: “Perché, per una volta, non bisogna andare”.
Non bisogna andare perché Meloni, di fatto, non ha mai accettato un confronto franco e magari anche aspro con la nostra categoria.
Non bisogna andare perché la RAI è stata ridotta a un megafono dell’esecutivo, con le conseguenze, in termini di qualità e ascolti, che sono sotto gli occhi di chiunque.
Non bisogna andare perché sappiamo che tanto non risponderà mai punto su punto, ma tenderà a eludere le questioni più spinose.
Non bisogna andare perché non bisogna dare l’impressione della normalità quando di normale, nella nostra quotidianità, non è rimasto più quasi nulla.
Non bisogna andare perché troppi esponenti di questo governo e di questa maggioranza ricorrono alle querele per sottrarsi alle legittime domande di croniste e cronisti.
Non bisogna andare perché il premierato mette a repentaglio la Costituzione.
Non bisogna andare perché l’autonomia differenziata costituisce, in realtà, una secessione dei ricchi a danno dei più deboli, dunque è una controriforma che spacca ulteriormente il Paese.
Non bisogna andare perché, dalla scuola a tragedie come quelle di Palermo e Caivano, l’unica ricetta che questa destra sa adottare è quella punitiva e repressiva.
Non bisogna andare perché ci stiamo isolando in Europa.
Non bisogna andare perché l’Italia non può e non deve essere una succursale dell’Ungheria di Orbán.
Non bisogna andare perché il Parlamento è stato, di fatto, esautorato a colpi di decreti e fiducie (lo abbiamo sempre detto e scritto, chiunque si comportasse nello stesso modo, pertanto abbiamo le carte in regola per esprimerci anche in questo caso).
Non bisogna andare perché i migranti si accolgono, non si mandano in Albania come se si trattasse di pacchi postali sgraditi.
Non bisogna andare perché la dignità e i diritti umani vengono prima di tutto.
Non bisogna andare perché il reato di tortura è stato introdotto in seguito a una sentenza della Corte di Strasburgo relativa alla mattanza della Diaz e non si può aprire alcun confronto con chi intende cancellarlo.
E non bisogna andare, in conclusione, perché a queste ragioni se ne sommano altre mille e non possiamo essere noi a sostituirci a un’opposizione drammaticamente divisa e troppo spesso assente.
Una bella sala vuota. Quando la Signora presidente del Consiglio (rigorosamente al femminile) accetterà di dialogare con noi in un clima proficuo e rispettoso verso chi ci legge e ci ascolta, torneremo a porle domande. Fino a quel momento, riceverà, in cambio del suo atteggiamento, le nostre legittime critiche e il nostro doveroso silenzio.

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