Aspettiamoci sorprese infinite
da un vescovo solo pelle…
Non mi sarei mai aspettato che un arcivescovo della più grossa diocesi del mondo dedicasse l’omelia del Pontificale di Natale «al “popolo della notte”, raggiunto per primo dall’annuncio degli angeli: per chi lavora e si sacrifica per gli altri è un messaggio di speranza, per chi invece trama e compie iniquità è un invito alla conversione» (Annamaria Braccini, devota telecronista della curia milanese).
Con tutto il rispetto per chi lavora di notte, magari costretto a fare turni massacranti, non vedo proprio un nesso con il brano del Vangelo di Luca, che presenta il lieto annuncio della nascita del Messia da parte di un Angelo celestiale ai pastori che vegliavano di notte.
È proprio il caso di riconoscere che noi milanesi abbiamo un vescovo traboccante di infinite sorprese, con accattivanti spiegazioni del Vangelo da lasciarci sempre di stucco.
Ma almeno il Giorno di Natale i cristiani forse si aspettano qualcosa di diverso dalle solite noiose omelie di preti anche stanchi per un Avvento pastoralmente e non solo pastoralmente stressante, e di vescovi mai stanchi di essere trottole impazzite.
Abbiamo un vescovo che non capisce, proprio non ce la fa ad essere serio, a mantenere la testa lucida nella Parola di Dio, Logos eterno, che scende nel profondo di ogni essere umano, e ad avere una fede così pura e nobile da far impazzire l’intera diocesi di qualcosa di superbamente Divino.
Giubileo! Mio Dio, apri la testa dei tuoi gerarchi, che non sanno più cosa fare per lisciare la pelle di un popolo alla deriva. Nella Chiesa di Cristo la Luce della Grazia si è spenta, e la massa continua a vegetare nella notte più fonda.
Una domanda mi viene: a che serve una Chiesa così, con pastori “solo pelle”? Fino a quando sopporteremo pastori ciechi e ottusi? La Natura è sempre incinta di Vita nuova, ma non è allucinante, fuori di ogni Grazia divina, avere gerarchi che neppure riescono a fare un serio esame di coscienza, chiedendosi: “Forse sarebbe il caso di lasciare il posto perché lo Spirito provveda con un Pastore, più anima che pelle, più mistico che trottola, più scintilla divina che grumo di imbecillità alla ricerca di patologie socio-politiche dimenticando la vera malattia del nostro secolo: il vuoto d’essere!”.
No! Non ce la farà neppure ad avere un minimo dubbio della sua inutilità di pastore che ha perso ogni controllo con quella missione profetica per cui è stato nominato vescovo di una diocesi, milanese o non milanese non importa, ma importa se ci appartengo ancora, nonostante tutto.
Chi ha un minimo di pudore, soffre, ma tanti si sono rassegnati ad ogni peggio, visto l’andazzo generale di una società dove il mondo politico sembra gareggiare nel marciume con il mondo ecclesiastico, il quale si inventa di tutto, anche un giubileo, per lavarsi la faccia, consenziente anche la politica che a va a nozze con ogni apparenza di riscatto, lasciando però al marciume il privilegio di qualche indulgenza plenaria. Fosse così! No! Il marciume sono io, sei tu, onesto cittadino o nobile spirito libero.
“Loro”, i superdotati di potere, fingono qualche penitenza, aprono le porte per gli altri, pensano a immergerli in un bagno di purificazione, e loro, i superdotati di potere, restano a galla a godersi lo spettacolo di anime nobili affogare nel nulla.
Ma gli spiriti nobili non affogheranno mai. Sono ancora qui, una schiera immensa, a gridare il loro grido di speranza. Anche se una pesante coltre ne copre il ricordo, nessuno potrà mai spegnere la loro voce. Hanno bruciato il loro corpo, ma il loro spirito è eternamente nello Spirito divino. Non serve chiudere gli occhi per non vederli, o chiudere le orecchie per non sentire il loro grido di ribellione.
LEGGETE
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