La memoria di ieri e il complottismo di oggi

da Democratica
Emanuele Fiano
25 gennaio 2019

La memoria di ieri e il complottismo di oggi

La teoria complottarda, la scoperta del nemico e la mistificazione della storia sono il peggior prodotto di questa crisi
Oggi è giorno della memoria, ma qualche giorno fa è stato il giorno del complotto.
Lo ha celebrato il Sen. Lannutti del Movimento Cinque Stelle, condividendo via twitter un articolo dal titolo “Le 13 famiglie che comandano il mondo“,  già pubblicato da altro sito e che riporta la teoria descritta nel celebre falso dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion; testo pubblicato all’inizio del secolo scorso in Russia e redatto poco dopo il Pogrom di Chishinev da ambienti vicini alla polizia zarista, anche allo scopo di dimostrare l’origine ebraica del Bolscevismo e poi utilizzato come fondamento del razzismo antisemita sia nel corso del regime nazista che da quello fascista nonchè tradotto in arabo come ausilio per l’ideologia antisemita nei paesi islamici. Lasciamo stare le penose scuse di chi dice di aver linkato un testo senza condividerlo, anche se vi ha aggiunto parole sue; per me il problema è più vasto, e non riguarda neanche solo la questione dell’antisemitismo.
Umberto Eco, ha spiegato bene, nel suo romanzo “Il cimitero di Praga” la genesi dell’idea del complotto, così come la genesi dei “Protocolli”. Dice Eco a proposito del romanzo: “La gente ha bisogno del nemico. Lo faccio dire ai miei personaggi, agenti dei servizi. Chi è il nemico? Il diverso. Ma mentre gli altri diversi: i catari, gli albigesi, sono scomparsi massacrati, la tradizione ebraica, grazie alla forza della sua cultura, ha resistito un po’ dovunque. E quindi l’ebreo è diventato il diverso per eccellenza” (…) “A me interessava raccontare come attraverso l’accumulazione di questi stereotipi fossero costruiti i “Protocolli”.(…).era tutto dossieraggio, una costruzione dei servizi.”
È la verosimiglianza del falso che spiega il fascino delle teorie del complotto, che spesso sembrano credibili, che danno soddisfazione a chi soffre per la propria condizione negativa, che semplificano l’inestricabile complessità del mondo, che identificano un nemico come catalizzatore della propria rabbia, perché certificano l’alterità del diverso, anzi del perché della sua diversità, del perché qualcuno non abbia le tue usanze, del perché non venga in chiesa con te, del perché conosca un‘altra lingua, del perché appartenga ad una comunità sparsa per il mondo, del perché la sua diversità si manifesti in modi che in realtà tu già conosci, perché sono sempre costruite con materiali già noti e quindi hanno una parvenza di verità. Chi costruisce o chi utilizza teorie complottistiche ha in animo di dare una soluzione credibile, verosimile, accattivante e facilmente assimilabile in pasto alla rabbia diffusa.
Le banche sono al centro del dibattito politico, il rapporto tra gli ebrei e il denaro è nel cuore di ogni teoria antisemita, dalla genesi dell’antisemitismo di matrice cattolica a quello patrocinio della destra, per arrivare a quello che alberga in una certa sinistra. Quale miglior coagulo per riproporre la più consolidata teoria antisemita sul potere bancario degli ebrei, sul radicamento generazionale di questo potere, sulla sua natura luciferina. E d’altra parte quanta fama e successo hanno avuto in questo tempo la teoria sulla matrice ebraica dell’attentato alle Torri Gemelle, per le quali fu pubblicata la falsa notizia dell’assenza di vittime ebree, come peraltro la continua riproposizione della teoria negazionsta, che smentisce lo sterminio degli ebrei nelle camere a gas, piuttosto che la teoria sulla falsità dello sbarco sulla luna, già divulgata anche da un sottosegretario dell’attuale governo.
Non passi nella vulgata che questo episodio sia un piccolo incidente senza importanza, come un’insignificante scivolata di stile. Quando la realtà vera appare troppo pesante, quando le promesse sono troppo lontane dalle realizzazioni, il populista vero, quello che deve sempre accontentare la pancia del popolo, quello che deve continuamente mettere benzina nel motore della propaganda, ha necessità di individuare un nemico, di ascrivergli la paternità dei peggiori fenomeni, ha necessità di ricondurti ad una storia già orecchiata.
Noi siamo qui, ad un punto complesso e difficile della crisi dell’occidente, dove appaiono a volte strade già percorse e si intravedono sbandamenti già conosciuti. La teoria complottarda, la scoperta del nemico, la mistificazione della storia sono il peggior prodotto di questa crisi; se apriamo gli occhi li vediamo drammaticamente presenti.

 

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