Quel giornalista del “Corriere della Sera” che scrive e commenta a vanvera…
dal Corriere della Sera
L’editoriale
Immigrazione e ius soli, il vescovo Delpini:
«Camminare insieme»stranieri
Il salto
di qualità
Perché le parole pronunciate domenica a San Siro davanti ai cresimandi fanno fare il salto di qualità al dibattito politico tra Salvini e Sala
di Massimo Rebotti
Di fronte a 60 mila ragazzi, l’arcivescovo di Milano Mario Delpini — a proposito di immigrazione e ius soli — ha usato parole molto diverse da quelle del dibattito politico. Ha posto la questione su un altro piano: «Cercheremo – ha detto ai cresimandi, tra cui molti ragazzi di seconda generazione — di cancellare l’idea che uno deve essere accolto, per inserire l’idea che dobbiamo camminare insieme». Ora, è facile pensare che, anche tra le famiglie dei 60 mila di San Siro, ci sia una parte che apprezza Salvini e una parte che apprezza Sala, prendendo il ministro e il sindaco come due modi, opposti, di guardare alla stessa questione, la cittadinanza per i ragazzi di origine straniera. Due punti di vista, come è ovvio, che possiamo ritrovare tra i genitori in ogni classe di qualsiasi scuola. Spesso, nello scegliere «una parte» entrano opinioni politiche, esperienze di vita, valori. Lo si è visto anche nel dibattito attorno al gesto di Rami, il ragazzo che ha sventato il dirottamento del bus, e finito strattonato in un dibattito attorno alla sua cittadinanza che, via via, è scaduto un po’ di livello: «Diamo la cittadinanza solo a lui»; «No, a tutti»; «La cittadinanza si deve conquistare»; «No, non è un premio». Delpini ha riportato il tema in alto, facendolo tornare generale (e non personale): «Da accogliere a camminare insieme». Un’idea che chiama in causa ogni adulto, che preferisca Salvini o Sala. I ragazzi invece, quantomeno a scuola, camminano già insieme.
Riflessioni di don Giorgio
Non ce l’ho con il “Corriere della Sera” perché smaccatamente e spudoratamente sta sempre dalla parte della Curia milanese, in particolare dell’attuale vescovo Mario Delpini, anche quando forse bisognerebbe saper mettere qualche riserva come nel caso del prete pedofilo don Mauro Galli (in ogni caso, vorrei conoscere i motivi di un tale feeling), ma ce l’ho casomai con il quotidiano milanese perché sale sempre sul carro dei vincitori. Ma questo è un altro discorso.
Quando ho letto l’articoletto, con un titolo sconclusionato (l’avete notato: colpa di qualche refuso?), ho avuto la riprova di quanta poca serietà professionale (colpa solo di un giornalista di nome Massimo Rebotti) alberghi nello staff “giornalistico”.
Allora con calma ricostruiamo i fatti.
L’articolista scrive: «Di fronte a 60 mila ragazzi, l’arcivescovo di Milano Mario Delpini — a proposito di immigrazione e ius soli — ha usato parole molto diverse da quelle del dibattito politico. Ha posto la questione su un altro piano: “Cercheremo – ha detto ai cresimandi, tra cui molti ragazzi di seconda generazione — di cancellare l’idea che uno deve essere accolto, per inserire l’idea che dobbiamo camminare insieme”».
Siccome avevo già visto il video dell’intervento di Delpini allo Stadio, e non mi ero accorto di quelle parole, l’ho rivisto per un’altra volta (non sapete con quale martirio!). Nulla! Quelle parole Delpini non le ha nemmeno sfiorate.
Ci ho pensato e ripensato, ed ecco un lampo. Delpini aveva rilasciato una breve intervista alla giornalista della Curia. Lo vedo, ed ecco le parole: le ha dette alla giornalista, e non davanti ai 60 mila ragazzi presenti nello Stadio.
Tutto cambia. Ovvero: non stanno più in piedi le considerazioni del giornalista, che scrive: «Ora, è facile pensare che, anche tra le famiglie dei 60 mila di San Siro, ci sia una parte che apprezza Salvini e una parte che apprezza Sala, prendendo il ministro e il sindaco come due modi, opposti, di guardare alla stessa questione, la cittadinanza per i ragazzi di origine straniera. Due punti di vista, come è ovvio, che possiamo ritrovare tra i genitori in ogni classe di qualsiasi scuola. Spesso, nello scegliere “una parte” entrano opinioni politiche, esperienze di vita, valori…».
Che c’entrano questi ragionamenti, se Delpini ha pronunciate quelle parole solo davanti alla giornalista e non avanti ai 60 mila ragazzi dello Stadio?
Già! Il giornalista voleva fare un colpo mediatico, ed ecco la sua conclusione davvero eclatante: «Delpini ha riportato il tema in alto, facendolo tornare generale (e non personale): “Da accogliere a camminare insieme”. Un’idea che chiama in causa ogni adulto, che preferisca Salvini o Sala. I ragazzi invece, quantomeno a scuola, camminano già insieme».
Qualcuno mi dirà: “Però, quelle parole sono state dette da Delpini”. È vero. Volete che adesso faccia le mie considerazioni, senza tener conto di ciò che ha detto il giornalista del Corriere?
Non credo che Delpini volesse dire qualcosa di straordinario o di rivoluzionario, uscendo dalla polemica tra Salvini e Sala (accogliere sì o accogliere no): come si può camminare insieme, se prima non si accoglie? Certo, non basta accogliere, e su questo siamo tutti d’accordo, ma l’accoglienza precede il camminare poi insieme.
Che c’è di tanto straordinario, caro Rebotti. Se poi tu volevi insinuare (lungi da me il pensarlo!) una certa diplomazia di Delpini per evitare di entrare nella polemica, parteggiando per Salvini o per Sala sapendo che dietro quei 60.000 ragazzi c’erano tanti genitori leghisti, a dire il vero è da tempo che lo dico e lo scrivo: Mario Delpini se ne sta fuori dalla contrapposizione, perché sa che le comunità cristiane sono strapiene di leghisti, compresi tanti preti.
Delpini non è come Tettamanzi, il quale più volte ha preso posizione contro i leghisti.
Delpini fa il ponzio pilato, e lascia che tanti povern cristi muoiano sulla croce per colpa di un criminale che li condanna a morte.
Il video dell’intervento di Mario Delpini allo Stadio Meazza (9 minuti e 30 secondi)
Il video dell’intervista a Delpini (3 minuti e 6 secondi)
Non tutti coloro che scrivono sui giornali sono persone capaci, competenti e quanto più possibile obiettive, anzi. Già è una fortuna quando gli articoli vengono dati alle stampe senza strafalcioni, ma quello che maggiormente si avverte, almeno in certe testate, è una piaggeria strisciante, un desiderio di compiacere, anche solo in minima parte, l’establishment sia politico che ecclesiale (tanto non c’è molta differenza).