Il vero untore, oggi, diffonde l’ignoranza

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Manginobrioches
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@manginobrioches
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26/03/2020

Il vero untore, oggi, diffonde l’ignoranza

È colui che costringe gli esperti veri a perdere tempo a precisare l’ovvio, a smentire sciocchezze diffuse su ogni telefonino del mondo. No, bere bevande calde non uccide il virus; no, la vitamina C con posologia da cavallo non serve a nulla; no, non è vero che gli immigrati (immigrati? Ma che è, una nazionalità? Una razza?) non si ammalano
C’è una parola odiosa che accompagna da sempre la parola “epidemia”. Una parola che è risorta pure questa volta, fin dagli inizi della pandemia, prima che il coronavirus, tra le altre cose, scompaginasse tutte le trincee tra “noi” e “gli altri” e sovvertisse confini, recinti e geografie. La parola è “untore”.
Proprio quella manzoniana. Una parola del lessico del sospetto e dell’accusa, dell’isteria e della necessità di dare la colpa a qualcuno per un nemico che non si vede, non si tocca, non si può individuare.
Curioso, proprio i fondamenti del sovranismo come lo abbiamo conosciuto finora: creazione sistematica del nemico “esterno”, attribuzione di colpe atroci, meglio se legate a cose invisibili e indimostrabili, individuazione di un “noi” opposto da proteggere con chiusure, recinti e “uomini forti”.
Ma siamo nella prima pandemia della storia in cui si combinano due specie di viralità, e la circolazione “virale” online di notizie, informazioni, meme è parte integrante della lotta, epocale e quotidiana, mondiale e personale, contro il coronavirus.
Ed ecco che sì, la parola “untore” – con la sua carica odiosa – torna persino necessaria. Perché non c’è altro modo di definire chi, in questi giorni di grandi sofferenze e disorientamento per milioni di persone, spaccia contenuti fasulli o che ingenerano false convinzioni, o possono addirittura determinare comportamenti errati e pericolosi.
Sì, sono loro gli untori di oggi.
Quelli che costringono gli esperti veri a perdere tempo a precisare l’ovvio, a smentire sciocchezze diffuse su ogni telefonino del mondo. No, bere bevande calde non uccide il virus; no, la vitamina C con posologia da cavallo non serve a nulla; no, non è vero che gli immigrati (immigrati? Ma che è, una nazionalità? Una razza?) non si ammalano.
Fino al capolavoro. Il video scientifico – quindi finalmente col crisma dell’inattaccabilità – che sembrerebbe avallare una delle sciocchezze circolate più spesso, all’esordio della pandemia: il coronavirus – così si raccontava – creato, ovviamente per malvagi scopi, in un laboratorio cinese (ma col concorso maligno di cupole di potere mondiale finanziario-mediatico-massonico) e poi sfuggito al controllo umano.
Uno scenario perfetto dove c’è ogni elemento giusto: il complotto, la perversione della scienza (che fa affiorare, in realtà, la sostanziale sfiducia sul suo potere, e l’antipatia per “professoroni” e scienziati, accusati, come ricorderete, di “scientismo”), la punizione dell’arroganza umana, la colpa dello “straniero” (e si ritorna al punto di partenza: vi ricordate quando si aggredivano i cinesi in strada come untori?).
La saldatura è perfetta, e quelli che hanno diffuso e, malgrado le smentite e le precisazioni, continuano a diffondere, distorcendone il senso, il video di “Leonardo” (peraltro serissima rubrica di divulgazione scientifica della Rai) sulla creazione in laboratorio cinese di un virus stanno facendo esattamente quello che fa un untore, né più né meno: diffonde un contagio. Di ignoranza, superficialità, false credenze.
Con l’aggravante di una vernice di rispettabilità scientifica: “Non lo dico io, lo dice Leonardo”. Poi, che i virus non siano tutti uguali, che si parli di cose diverse, che non ci sia alcuna relazione col coronavirus con cui stiamo combattendo, che la stessa fonte lo abbia precisato non ha alcuna importanza: basta che passi il messaggio del discredito, della colpa, della sfiducia, del sospetto.
È la nuova frontiera degli untori online: una vernice parascientifica per un contenuto magico e antiscientifico. Come, per dire, certe immagini di un politico con mascherina e ambientazione alla Grey’s Anatomy per far passare il messaggio: sono anch’io rassicurante e fondamentale come tutti questi medici e scienziati che state invitando in tv invece di invitare me.
Verrebbe da rispondergli come Manzoni: “Va, va, povero untorello, non sei tu che spianti Milano”.

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