
don Samuele Marelli nel cortile della Curia a Milano, nel 2017
da Repubblica
27 APRILE 2025
Don Marelli accusato di molestie,
concluso il primo grado
del processo canonico: “Colpevole”
di Zita Dazzi
Allontanato per cinque anni dalla Diocesi, dall’esercizio dell’attività sacerdotale e privato per dieci anni, della facoltà di confessare e di poter svolgere attività di direzione spirituale
Don Samuele Marelli colpevole di molestie sessuali su giovani, anche minorenni, affidati alle sue cure. Così il Tribunale ecclesiastico ha sentenziato alla fine del processo di primo grado contro l’ex responsabile diocesano della Federazione oratori milanesi, dal 2017 assegnato alla parrocchia di Seregno. Colpevole e per questo allontanato per cinque anni dalla Diocesi, dall’esercizio dell’attività sacerdotale e privato per dieci anni, della facoltà di confessare e di poter svolgere attività di direzione spirituale.
Lo comunica la stessa Diocesi ambrosiana con un comunicato pubblicato sul sito Chiesadimilano.it dove si legge il nucleo della sentenza emessa dopo circa un anno di indagini dalla prime denunce emerse dai racconti di ragazzi che frequentavano l’oratorio della comunità pastorale che don Marelli guidava fino ad agosto 2024.
Il tribunale ecclesiale – che percorre una strada diversa e parallela a quella della giustizia penale che indaga in merito a denunce presentate in Procura mentre già indagava la giustizia della chiesa – «ha comunicato all’Arcivescovo di aver riconosciuto la colpevolezza di don Samuele, in riferimento a due fattispecie delittuose per l’ordinamento canonico: atti contro il sesto comandamento del decalogo con minore da parte di un chierico e atti contro il sesto comandamento del decalogo da parte di un chierico con persona maggiorenne, compiuti tramite abuso di autorità». Il sesto comandamento è quello dell’adulterio e riguarda la violazione dell’impegno alla castità da parte di chi ha preso i voti.
Al sacerdote – che era stato nominato dall’arcivescovo Dionigi Tettamanzi – è stata inflitta una pena che riguarda la sua attività nella chiesa, dopo che fin da subito era stato allontanato, in via cautelativa viste le denunce, dalle attività a contatto con i ragazzi e con i fedeli: «La proibizione, per cinque anni, di risiedere nel territorio dell’Arcidiocesi di Milano; la proibizione, per cinque anni, dell’esercizio pubblico del ministero sacerdotale; la proibizione perpetua di cercare contatti volontari con minori, se non alla presenza di un accompagnatore maggiorenne; la privazione, per dieci anni, della facoltà di confessare e di poter svolgere attività di direzione spirituale; la proibizione perpetua di cercare contatti volontari, attraverso qualunque mezzo, con persone che erano canonicamente domiciliate a Seregno nel periodo in cui don Samuele ha svolto ivi il ministero sacerdotale».
Decisioni molto severe, ancora prima che la magistratura valuti se rinviare a giudizio il prete. «Ogni pena canonica è sempre finalizzata ad ottenere il ristabilimento della giustizia, il pentimento del reo e la riparazione dello scandalo ed è pertanto uno strumento che la Chiesa fa suo per custodire il bene di tutti fedeli», si legge nella nota sul sito della Curia.
Trattandosi di una sentenza in primo grado di giudizio, essa è soggetta a possibile appello e non è dunque da considerarsi come definitiva. In attesa di un eventuale appello, le misure cautelari vengono imposte al sacerdote per evitare che torni a contatto con giovani e con i fedeli ambrosiani. Vietato dunque l’esercizio pubblico del ministero al di fuori del luogo della sua attuale dimora, nonché il contatto con i fedeli della comunità di Seregno.
Monsignor Michele Elli, Vicario episcopale zona pastorale V, in una nota finale scrive: «In questa domenica in cui celebriamo la “Divina misericordia”, esprimo nuovamente la vicinanza a tutte le persone coinvolte e che hanno sofferto per questa vicenda, nonché a tutta la comunità cristiana che vive un momento di turbamento e di ferita. I fatti accaduti ci spronano a ricercare una sempre migliore formazione di tutti coloro che svolgono un servizio educativo nelle comunità cristiane, una prevenzione più efficace e una condivisione delle scelte e degli stili educativi. Ringrazio coloro che in questa difficile situazione hanno sostenuto e incoraggiato il cammino di tante persone e dell’oratorio».
Nei primi giorni in cui la notizia del processo canonico in corso a carico di don Marelli ha cominciato a diventare di pubblico dominio a Seregno, anche l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, aveva fatto scrivere un documento sulla vicenda spiegando che i motivi per i quali non si era ritenuto di dare pubblicità alla storia era la convinzione che solo ragazzi maggiorenni fossero coinvolti dagli atti compiuti dal sacerdote: «Dal febbraio 2024 è stata avviata la cosiddetta “indagine previa”, prevista dalla normativa canonica per fare le prime verifiche «circa la commissione di un delitto canonico, i cui atti sono stati inviati al Dicastero per la Dottrina della Fede. Nel mese di giugno 2024, secondo le indicazioni ricevute dalla Santa Sede, il Tribunale ecclesiastico regionale lombardo ha avviato il processo canonico in primo grado di giudizio, la cui conclusione è prevista nelle prossime settimane».
La procura di Monza ha avviato gli accertamenti autonomamente, senza input da parte delle autorità ecclesiastiche, dopo un esposto da parte della famiglia di un minorenne coinvolto nei fatti. Durante l’indagine preliminare delle autorità ecclesiastiche sarebbero stati ascoltati una decina di ragazzi, ma i dettagli sulle accuse restano ancora poco chiari. I fatti contestati vengono comunque definiti come “molto gravi”.
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da www.chiesadimilano.it/
Don Samuele Marelli,
concluso il primo grado del processo canonico
Pubblichiamo il testo che mons. Michele Elli, Vicario episcopale della Zona V (Monza), ha indirizzato ai fedeli della Comunità pastorale “Giovanni Paolo II” di Seregno e da lui letto al termine della Messa celebrata nella parrocchia di San Giuseppe
27 Aprile 2025
Pubblichiamo la lettera che mons. Michele Elli, Vicario episcopale della Zona V (Monza), ha indirizzato ai fedeli della Comunità pastorale “Giovanni Paolo II” di Seregno, una comunicazione che lo stesso mons. Elli ha letto al termine della Messa celebrata questa mattina alle 11 nella parrocchia di San Giuseppe a Seregno.
Carissimi fedeli,
vi raggiungo con questa mia lettera per un aggiornamento rispetto a quanto già vi avevo comunicato in data 30 marzo in merito alla vicenda che ha coinvolto don Samuele Marelli e la vostra comunità.
Lo scorso giovedì 24 aprile, infatti, si è concluso il primo grado di giudizio del processo canonico, nel quale don Samuele era imputato. Il Tribunale ecclesiastico incaricato ha comunicato all’Arcivescovo di aver riconosciuto la colpevolezza di don Samuele, in riferimento a due fattispecie delittuose per l’ordinamento canonico: atti contro il sesto comandamento del decalogo con minore da parte di un chierico (can. 1398 § 1, 1°) e atti contro il sesto comandamento del decalogo da parte di un chierico con persona maggiorenne, compiuti tramite abuso di autorità (can. 1395 § 3).
Allo stesso sacerdote è stata pertanto inflitta la seguente pena:
1. La proibizione, per cinque anni, di risiedere nel territorio dell’Arcidiocesi di Milano;
2. la proibizione, per cinque anni, dell’esercizio pubblico del ministero sacerdotale;
3. la proibizione perpetua di cercare contatti volontari con minori, se non alla presenza di un accompagnatore maggiorenne;
4. la privazione, per dieci anni, della facoltà di confessare e di poter svolgere attività di direzione spirituale;
5. la proibizione perpetua di cercare contatti volontari, attraverso qualunque mezzo, con persone che erano canonicamente domiciliate a Seregno nel periodo in cui don Samuele ha svolto ivi il ministero sacerdotale.
Ogni pena canonica è sempre finalizzata ad ottenere il ristabilimento della giustizia, il pentimento del reo e la riparazione dello scandalo (cfr. cann. 1311 § 2 e 1341) ed è pertanto uno strumento che la Chiesa fa suo per custodire il bene di tutti fedeli.
Trattandosi di una sentenza in primo grado di giudizio, essa è soggetta a possibile appello e non è dunque da considerarsi come definitiva. Nel mentre, rimangono in essere le misure cautelari imposte al sacerdote, al quale continua pertanto ad essere proibito l’esercizio pubblico del ministero al di fuori del luogo della sua attuale dimora, nonché il contatto volontario con i fedeli della comunità di Seregno.
In questa domenica in cui celebriamo la “Divina misericordia”, esprimo nuovamente la vicinanza a tutte le persone coinvolte e che hanno sofferto per questa vicenda, nonché a tutta la comunità cristiana che vive un momento di turbamento e di ferita. I fatti accaduti ci spronano a ricercare una sempre migliore formazione di tutti coloro che svolgono un servizio educativo nelle comunità cristiane, una prevenzione più efficace e una condivisione delle scelte e degli stili educativi.
Ringrazio coloro che in questa difficile situazione hanno sostenuto e incoraggiato il cammino di tante persone e dell’oratorio.
Mons. Michele Elli, Vicario episcopale zona pastorale V
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