Omelie 2021 di don Giorgio: QUINTA DOPO PENTECOSTE

27 giugno 2021: QUINTA DOPO PENTECOSTE
Gen 17,1b-16; Rm 4,3-12; Gv 12,35-50
La Bibbia: come intendere la Parola di Dio
Noi sappiamo che la Bibbia (già il nome in greco, “biblìa”, lo dice) è un insieme di scritti, più o meno estesi, in tutto 73, di cui 46 compongono il cosiddetto Antico Testamento, e 27 il Nuovo Testamento. La parola “Testamento” significa Alleanza, o Patto. Antica Alleanza, ovvero Alleanza tra Jahve e il popolo eletto, il popolo ebraico. Nuova Alleanza, ovvero Alleanza tra Gesù Cristo e l’umanità.
Noi sappiamo anche che numerosi sono stati gli autori dei libri della Bibbia, di cui solo alcuni conosciamo il nome (soprattutto per i libri del Nuovo Testamento). Alcuni libri, del Vecchio Testamento, risalgono ad antiche tradizioni, legate ad ambienti anche sacerdotali.
Ci sono libri strettamente storici, libri sapienziali e libri profetici. Gli stessi libri storici contengono anche dei miti: pensate alle prime pagine della Genesi.
In breve, possiamo dire che la Bibbia non è un libro facile da leggere e da interpretare. Solitamente si consiglia di leggerla con accanto spiegazioni di persone competenti in materia, che si chiamano esegeti.
Infine, sappiamo che dietro agli autori degli scritti biblici c’è un autore invisibile, ma essenziale, ed è lo Spirito santo. Per questo si dice che la Bibbia è un testo ispirato. E proprio per questo si dice che la Bibbia non dice la falsità, ma si tratta di comprendere in che cosa consista l’ispirazione dello Spirito santo. Fraintendendola, si sono commessi errori e si sono create divergenze tra la fede e la scienza. Bisognerebbe sempre tener conto delle parole di Galileo: la Bibbia ci insegna non come è fatto il cielo, ma come andare in cielo.
I Padri della Chiesa e la lettura allegorica della Bibbia
Gli antichi Padri della Chiesa, pensate a Sant’Ambrogio e a Sant’Agostino, preferivano leggere e commentare la Bibbia in senso allegorico, ovvero senza fermarsi al senso strettamente letterale. Essi vedevano nei testi biblici raffigurazioni simboliche o allegorie che andavano oltre i fatti in sé. Pensate a certi commenti veramente elevati e mistici del Cantico dei Cantici.
Certo, ci sono state anche esagerazioni nel trovare allegorie le più disparate, talora astruse, anche per la diversa formazione dei Padri della Chiesa, provenienti da mondi culturali diversi: occidentale o orientale, latino o greco.
Una cosa comunque i Padri della Chiesa hanno subito capito, ovvero quanto la Bibbia fosse ricca di Sorprese da cogliere alla luce dello Spirito santo, l’autore invisibile della Bibbia. La Bibbia non è solo un insieme di racconti o di favole o di proverbi popolari. La Bibbia è da leggere alla luce dello Spirito, se vogliamo cogliere, al di là dei fatti o delle parole, quella verità che è sempre da approfondire. Ecco perché la Bibbia è la Parola di Dio che è eterna. Va oltre una determinata epoca, perciò è sempre attuale. Dio parla all’uomo di tutti i tempi. La Bibbia non è un insieme di scritti morti. Però tutto dipende se sappiamo cogliere nella Bibbia la voce eterna dello Spirito di Dio.
Sì, lo Spirito santo ci riserva sempre delle Sorprese. Non basta perciò una dotta esegesi del senso letterale del testo sacro. Occorre una lettura “spirituale”.
E dire “spirituale” non significa dire anzitutto ”morale”. Purtroppo la Bibbia è stata quasi sempre interpretata in senso moralistico, in riferimento al comportamento umano. Questa lettura moralistica della Bibbia ha portato a svuotare la Bibbia del suo senso più profondo. In fondo, si dice che la morale dipende dalla Teologia o dalla Mistica, e non viceversa. Se il Pensiero è nobile, elevato, anche la morale sarà nobile, elevata. Siamo sempre al solito punto: prima l’Intelletto, poi l’agire. L’Intelletto illumina la mia volontà, e dunque il mio agire. Più deprimenti sono i miei pensieri, più deprimente è il mio comportamento morale.
Una riflessione sul primo brano della Messa
Vorrei ora fare una riflessione sul primo brano della Messa.
Andiamo al di là della storicità dei personaggi e degli eventi, del modo antropomorfico (ossia usando un linguaggio carnale) di rappresentare Dio nel suo apparire e nel suo parlare. Del resto, se ci fermassimo all’aspetto storico, quanti dubbi, quanti interrogativi, quante riserve! Oggi si tende a negare la storicità di certi personaggi e delle loro vicende storiche. Oltre a ritenere Adamo e Eva come figure mitiche, chi erano Abramo, Mosè, ecc.? Personaggi storici o anche essi mitici? Come poi interpretare i sogni, le apparizioni o teofanie, le rivelazioni divine? Quanto c’è di vero? Certe rappresentazioni di Dio urtano soprattutto oggi la nostra sensibilità, ma soprattutto quella concezione di Dio che avevano i Mistici, che parlavano in senso negativo, ovvero: Dio è l’Ineffabile, perciò non si deve dire nulla di Dio. Meno parliamo di Duo, meglio è. Altrimenti si finisce per rappresentarlo a modo nostro, su misura della struttura religiosa.
Per leggere il primo brano della Messa, facciamo allora un salto di qualità, staccandoci dalla carnalità. Ed ecco che tutto cambia, tutto si trasforma.
Alle origini sta lo Spirito, che genera figli per una umanità nuova o da rinnovare.
Il primo brano parla di alleanza tra Abramo e Dio. L’alleanza è già nell’atto creativo di Dio. Non è un patto giuridico o verbale, posteriore all’atto della creazione. Ed ecco perché l’alleanza è unilaterale. Non è un contratto bilaterale tra Dio e la sua creatura. Dio non può rinnegare la creazione, casomai le creature possono rinnegare il Creatore.
Il primo brano parla di Abramo che sarà “padre di una moltitudine di nazioni”. Intendiamo queste parole in senso spirituale o mistico: anzitutto la figura di Abramo, al di là della sua vera o presunta storicità. Lo Spirito è un grembo che genera in continuazione la Vita eterna. Così anche le creature sono un grembo sempre gravido di vita eterna.
Il primo brano parla poi di circoncisione, come di qualcosa di carnale da togliere. Perché non leggere la circoncisione come un distacco di carnalità, là dove ci potrebbe essere l’atto generativo? Ed è proprio il maschio ad avere bisogno della eliminazione di qualcosa di carnale. L’atto generativo diventa così la sorgente di una Unione mistica tra l’essere umano e l’essere divino. Certo bisognerebbe approfondire questi concetti.
Ma non posso concludere senza dire che la religiosità ebraica è stata rifiutata da Cristo proprio per essere caduta nella carnalità più insopportabile e disumana. E che dire della religiosità cristiana? Tutto ancora carnale, esteriore, formale. Che cosa oggi direbbe Cristo di questa Chiesa istituzionale, dove lo Spirito attende di fecondarla con il Seme divino?

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