L’intervista-articolo che ho rilasciato a La Fede Quotidiana di Bari
Il 16 ottobre 2016 è apparso su La Stampa un articolo, firmato da Giacomo Galeazzi e Andrea Tornelli, dal titolo “Quei cattolici contro Francesco che adorano Putin”, dove, nei miei riguardi, si diceva: “Il dissenso viene dall’area più conservatrice, ma trova sponde anche in qualche ultraprogressista deluso. È il caso del prete ambrosiano don Giorgio De Capitani, che attacca senza tregua Francesco da sinistra, e dunque non è assimilabile ai gruppi finora descritti. Sul suo sito web non salva nulla del pontificato. “Quante parole inutili e scontate – inveisce -. Pace, giustizia e bontà. Il Papa ci sta rompendo le palle con parole e gesti strappalacrime. Francesco è vittima del proprio consenso e sta suscitando solo illusioni, butta tanto fumo negli occhi, stuzzica qualche applauso manda in visibilio i giornalisti ignorantotti sulla fede”».
Il 17 ottobre, Bruno Volpe, noto per alcune vicende un po’ strane sul suo conto, ma soprattutto perché collaborava al sito ultra-fondamentalista Pontifex, mi inviava una email, in cui si presentava come giornalista del quotidiano di Bari, La Fede Quotidiana di Bari e mi chiedeva una intervista telefonica. Rispondevo che non rilasciavo interviste telefoniche, e che perciò mi mandasse domande per iscritto, a cui volentieri avrei risposto per iscritto.
Il 18 ottobre mi rispondeva con questa email.
«Eccole ( lpubblico nel blog Lafedequotidiana anche):
in un servizio apparso su La Stampa a fima Galeazzi e Tornielli, Lei è considerato in un certo modo un critico da sinistra ( brutto termine) del Papa. Che cosa ne pensa?
Che idea si è fatto di Papa Francesco in questi primi 3 anni di papato? Quali lati positivi e quali negativi?
alcuni critici definiscono l’ attuale papa piacione o comunque indulgente alle mode e alle cose che piacciono, lei che cosa pensa?
qual è la sua idea sul documento Amoris Laetitia?
in relazione alle dichiarazioni del Papa sul gender nell’ ultimo viaggio qualcuno ha ravvisato una specie di contraddittorietà con quelle successive sul volo. Che ne pensa?
Infine: ritiene che nei media, generalemnte, vi sia una specie di incondizionata adulazione o consenso a prescindere del Papa?
Grazie».
Ed ecco il mio articolo.
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Partirei dall’ultima domanda. Da parte dei mass media, di destra, di centro e di sinistra, in particolare quelli italiani, c’è una generale e supina adulazione nei riguardi di “questo” Papa. Anche i telegiornali fanno coro. Difficilmente leggo una critica. Ogni pretesto è buono (anche l’ovvietà più ovvia) per presentarlo come il Papa aperto, rivoluzionario, anticonformista, vicino alla gente, contro il potere, ecc. ecc. Ciò che ritengo paradossale è la devozione viscerale da parte di quanti, fino all’altro ieri, non facevano altro che denigrare la Chiesa, parlar male del papa, dei vescovi, dei preti, della religione, ecc. Ogni giorno compero l’Unità, e solo dopo qualche settimana che era di nuovo apparsa nelle edicole (dopo un lungo periodo di assenza) ho inviato una critica al giornale, perché non faceva che adulare questo Papa in modo servile. Tutti sanno la tendenza politica de L’Unità, anche se ultimamente ha perso lo smalto iniziale, quando era il giornale comunista dei lavoratori, ideologicamente lontani dalla Chiesa.
In realtà, il consenso generale per questo Papa, anche da parte della massa, credente e non credente, mi sembra particolarmente pericoloso: è la persona in quanto tale, ovvero il personaggio, che incanta, indipendentemente dalla Chiesa nelle sue strutture, che continua ad avere poca credibilità tra la gente.
Un fenomeno impressionante, almeno qui al Nord, è lo svuotamento delle chiese, con il paradosso – lo definirei “osceno” – che si continui ad usare gli ambienti parrocchiali, ma solo per fare feste e baldorie varie. Nella Diocesi milanese, in parte anche per colpa dell’attuale cardinale Angelo Scola (una scelta sbagliata di papa Ratzinger), c’è stato ultimamente un rilassamento pauroso, per cui la fede si è svuotata del suo senso più profondo.
Ma credo che sia un fenomeno generale della Chiesa, e fa specie che ciò stia succedendo proprio durante il pontificato di papa Francesco. Ed ecco il paradosso: da una parte, assistiamo ad un generale consenso per la “persona” del papa, e dall’altra ad un abbandono altrettanto generale dei valori cristiani.
Che poi questo momento storico sia uno dei più drammatici sulla scena internazionale (dopo l’ultimo conflitto mondiale), beh, lo vediamo tutti: certo, ciò non significa che sia colpa di questo Papa, ma ritengo che in questi anni sia venuta meno la “vis” evangelica, nella sua novità più radicale.
Ecco perché, dopo un iniziale entusiasmo, via via che il tempo passava, ho iniziato ad allontanarmi dal consenso generale, e ho intuito la pericolosità di questo Papa, troppo fumoso e ingannevole.
Sì, più il tempo passava, più mi rendevo conto che papa Bergoglio fosse lui stesso vittima del consenso generale, e non prendesse il coraggio di essere chiaro. Sembra moderno e progressista, ma solo perché fa battute (per me superficiali ma accattivanti) sui gay o su altri problemi scottanti, e poi non ha il coraggio di prendere posizioni: illude la gente, lasciando le cose come stanno. Basterebbe pensare al caso della comunione ai divorziati risposati o ai conviventi, ecc. o al caso della teoria gender, sulla quale da più parti si è detto che non si tratta di una ideologia (non si mette in discussione la distinzione dei sessi, ma il ruolo sociale che è stato attribuito al maschio o alla femmina). Il Papa con delle battute talora infelici vuole risolvere i problemi, richiamando la coscienza che solo Dio può giudicare, ma li complica, anche per una certa sua deformazione ideologica o per ignoranza dei problemi (e anche consigliato male).
Mi ritengo uno spirito libero e tanti conoscono le mie aperture, ma non è questo il problema di oggi: essere cioè tradizionalisti oppure progressisti. Il vero problema è su che cosa puntare veramente. La vera domanda da porsi è questa: che cosa è essenziale, che cos’è l’Essenziale per il bene della società e dell’essere umano?
Figlio del ’68, ho creduto anch’io ad una rivoluzione strutturale, poi man mano ho capito che le strutture non cambiano o, meglio cambiano sì ma per lasciare il posto ad altre, magari peggiori. Il cardinale di Milano, Giovanni Colombo, all’epoca degli anni della contestazione accusava noi preti giovani di essere “orizzontali”, ovvero di pensare troppo alle cose sociali, e di essere poco “verticali”, ovvero di pensare poco alle realtà divine. Aveva ragione, e aveva torto. Aveva ragione nel dire che eravamo “orizzontali”, ovvero all’esterno del nostro essere interiore, ma aveva torto perché intendeva per “verticale” il verticalismo puramente religioso, ovvero legato ad una specifica religione, dimenticando che il cristianesimo non è una religione, ma qualcosa di completamente “altro”, di meglio, di essenzialmente interiore.
Ultimamente, da quando nel 2013 Angelo Scola ha pensato bene di “farmi fuori” (dopo aver convissuto pure dialetticamente con Carlo Maria Martini, che per anni mi aveva preso sotto le sue ali, e con Dionigi Tettamanzi, sempre pronto a dialogare), emarginandomi (da più di tre anni vivo in casa privata, con la possibilità di celebrare una sola Messa la domenica in una parrocchia vicina) ho fatto una grande scoperta, ed è la Mistica: una scoperta rivoluzionaria e sconvolgente. Ho cominciato a capire la differenza tra “sacro” e “religioso” (il profano/laico non esiste, se non come ideologia): il sacro è la natura stessa dell’essere umano, mentre il religioso appartiene alla struttura di una religione, perciò è qualcosa di esteriore.
Sì, ho iniziato a capire l’essenziale, ed è il mondo interiore dell’essere umano, dove lo spirito s’incontra con il Divino, senza bisogno di alcuna mediazione o, meglio, senza quelle mediazioni strutturali che vietano o interrompono il dialogo: spirito umano/Spirito divino.
Figlio del ’68, sembrerebbe assurdo che sia diventato “mistico”, ma è proprio questa scoperta che mi ha reso ancor più “dissidente” verso una Chiesa-strutturalmente esteriore, alla ricerca di un consenso puramente esteriore.
Vorrei che fosse chiaro il mio pensiero. Se per un verso sogno una Chiesa più aperta (verso le unioni civili, verso anche il matrimonio dei gay, verso il matrimonio dei preti, verso il diaconato e anche, perché no, il sacerdozio femminile, verso una Chiesa meno monarchico-papale, ma a più larga partecipazione di potere, coinvolgendo i vescovi, ecc.), per l’altro verso vorrei una Chiesa sempre più radicalmente mistica, al di fuori di un recinto religioso: una Chiesa che educhi la gente, oggi così distratta e alienata, all’essenzialità dell’essere umano, che è il regno dello spirito. Sia chiaro: non si tratta di una forma di spiritualismo o di interiorismo o di misticismo (gli -ismi fanno sempre paura!), ma di far scoprire ad ogni essere umano che la conversione parte dal di dentro: non lo ha detto Gesù Cristo? Qui, dentro di noi, non c’è un dio determinato, schematizzato, dogmatizzato, ma c’è quella Divinità (così preferivano chiamarla i grandi Mistici), che è puro Spirito di libertà e di verità.
Si può discutere su questo, ma almeno mi si permetta di sognare che il futuro si costruirà solo se l’essere umano scoprirà la propria identità divina.
Fra poco, Milano avrà un nuovo vescovo. Ho già fatto sapere ai miei superiori che la nostra Diocesi avrebbe bisogno di un vescovo “mistico”, non per una sua vocazione personale, ma nel senso che risvegli nella gente ambrosiana il segreto della sua dignità interiore. Il più grave difetto della Diocesi milanese è il suo pragmatismo, che si riflette ovunque: anche i preti ambrosiani ne sono vittime. Non si tratterà allora di ri-organizzare la Diocesi nelle sue forme strutturali o di fare opera di proselitismo per riagganciare i lontani. La vera scommessa consisterà nel risvegliare nei milanesi la loro sete d’Infinito, riportandoli nel loro mondo interiore, e da lì partire per rifare il tessuto religioso, sociale e politico.
Così sogno un Papa, magari il prossimo, che dia una svolta “mistica” alla Chiesa, con una parola autorevole e non autoritaria, anche con gesti profetici provocatori, senza badare al consenso, ma con l’unico intento di “risvegliare” nell’essere umano quel mondo interiore assopito e narcotizzato, anche per colpa di una Chiesa-struttura che ha fatto del cristianesimo una religione vuota d’anima vitale.
Non posso concludere senza dire una mia preoccupazione: questo Papa ha distrutto il dissenso nella Chiesa, quel dissenso profetico e mistico che punta al mondo interiore. Certo, ha scatenato le ire dei fondamentalisti, tipo Antonio Socci, che conosco molto bene. Papa Bergoglio si è conquistato anche il consenso delle “comunità di base”, che una volta erano come il sale sulle ferite della Chiesa. È perciò rimasto solo il dissenso fondamentalista.
Oggi sembra sparito anche quel piccolo “resto d’Israele”, che negli anni più bui del cristianesimo era come un faro, una voce, talora un grido.
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Mercoledì 19 ottobre, Bruno Volpe mi inviava questa email:
Grazie caro don Giorgio. Ho ricevuto e letto. Sinceramente su molto concordo. Ib quanto al testo essendo lungo devo sfrondare e mi costringe ad un lavoro extra perchè ( ma non ne faccio una colpa) nelle risposte ha seguito un metodo non sistematico ma complessivo Grazie
Mercoledì 19 ottobre, Nuno Volpe inviava quest’altra email:
Caro don Giorgio è lungo e difficilmente sminuzzabile in domande e risposte senza minarne il quadro complessivo ( e seguendo la sua indicazione tutto o niente) Le chiedo se posso pubblicarlo come Suo articolo o scritto al posto di intervista Grazie
Mercoledì 19 ottobre rispondevo a Bruno Volpe:
Senz’altro, anche con le vostre osservazioni preliminari, pure critiche nei riguardi di qualche mio passaggio discutibile. Mi sta bene un confronto. Saluti, don Giorgio
Martedì 25 ottobre, l’articolo appariva sul sito Lafedequotidiana di Bari
Credo ci sia poco da commentare. Il tuo pensiero su papa Francesco e sugli argomenti che citi ormai lo conosciamo bene, visto che non fai che ribadirlo nei tuoi post. Posso anche non essere d’accordo con te su alcune cose, ma non per questo è venuto meno il mio rispetto per te e per le tue opinioni. Per fortuna (o per grazia divina?) non siamo dei cloni e ogni essere umano ragiona con la sua testa (ammesso che sia capace di farlo), l’importante è tenerlo sempre ben presente, in modo da non ferire la dignità altrui.
A mio avviso, il problema principale di questo pontificato è l’assenza di chiarezza.
Di papa Bergoglio abbiamo parlato diverse volte, ma molti si soffermano più su di lui, che sulle conseguenze del suo pontificato.
Senza rendersi conto che ormai almeno su alcune questioni si naviga nella nebbia.
Prendiamo la questione della comunione ai divorziati risposati.
E’ consentita, oppure no?
Se dobbiamo decidere in base ai documenti prodotti, non possiamo dare una risposta precisa.
Secondo taluni sì, secondo altri no, per cui possiamo davvero dire: sì, ma anche no, e viceversa.
Oppure può succedere che in una parrocchia la concedano ed in un’altra no.
Si corre quindi il rischio che su diverse questioni, la dottrina, più che essere rinnovata in senso inclusivo, o restare ancora ad una visione di esclusione, cada nella situazione di dire tutto ed il contrario di tutto.
Almeno con Ratzinger le cose erano piuttosto chiare.
Se la chiesa vuol diventare inclusiva, cioè includere, invece di escludere, lo dove dire chiaramente. Altrimenti di molte questioni divengono arbitre ed amministratrici le singole parrocchie, ed ovviamente la cosa non ha senso.
Certo, un’apertura per chi, ad esempio, non trovando una parrocchia consenziente si sposta altrove, ma è questa la chiesa?
Non credo, se al termine chiesa diamo il significato di comunità di credenti negli STESSI principi.
Una volta di più sarà quindi importante la nomina dell’arcivescovo di Milano, e vedremo di quale orientamento sarà.
Una nota positiva riesco a coglierla solo in questo fatto: se sinora la dottrina era chiusa a certe possibilità, ora non lo è più, e la direzione dovrebbe essere quella di consentire ciò che oggi viene consentito, ma solo secondo il singolo caso, come principio generale.
Pertanto, se oggi la comunione ai divorziati viene consentita a volte, un domani è probabile che lo sia sempre.
Altre aperture, come quelle indicate nell’articolo, sono possibilità future, più probabilmente tra gli obiettivi di un pontefice di stampo martiniano.