Quanto sono inventivi questi preti! Come i Comuni che portano coi pullmini le donnette al mercato! Forse che oggi c’è differenza tra la chiesa e il mercato?
da Il Corriere della Sera
25 ottobre 2017
Cremona,
il «fedelibus» ti porta in chiesa.
E al volante c’è il prete
Don Giuseppe Nevi è da poco parroco a Soncino: «Mi sono subito reso conto della vastità del territorio. Molti dei parrocchiani, poi, sono anziani che fanno fatica a spostarsi». Alla guida un altro sacerdote, don Massimo Cortellazzi
di Gilberto Bazoli
Cinque chiese lontane otto chilometri l’una dall’altra, due Comuni, una frazione. «Per celebrare le messe dovremmo correre di qua e di là», dice don Giuseppe Nevi, parroco di Soncino, nel Cremonese. E così è nata l’idea: un autobus che fa la spola lungo le strette strade di campagna per caricare i fedeli e scaricarli davanti all’altare. Tutto gratis e con un autista d’eccezione: un sacerdote. A Soncino, il borgo medievale amato da Ermanno Olmi che dietro le sue mura antiche ha girato «Il mestiere delle armi», don Nevi è arrivato da poco, il 16 settembre. «Mi sono subito reso conto della vastità del territorio. Molti dei parrocchiani, poi, sono anziani che fanno fatica a spostarsi. Ho pensato che sarebbe stato bello aiutare le persone a partecipare ai momenti di preghiera». Lunedì è cominciata la novena dei defunti, una funzione molto sentita che si celebra ogni sera nella chiesa di san Giacomo, vicino al municipio. Già, ma come raggiungerla con il buio e la nebbia? «Andando noi in mezzo alle case con un bus navetta».
Un pullman gran turismo di 56 posti messo a disposizione dall’azienda dei trasporti e pagato interamente con le finanze della comunità ecclesiastica. Per salire niente biglietto. «Non chiediamo nulla, chi vuole fa un’offerta», spiega don Giuseppe. Il «fedelibus», com’è stato ribattezzato, si muove alle 19.30 da Casaletto di Sopra, il comune che fa parte dell’unità pastorale di Soncino e, dopo aver toccato due frazioni (Melotta e Isengo) e tre quartieri in periferia, raggiunge la meta. Sei tappe intermedie dove sono stati affissi, ben visibili, il cartelli «Fermata bus parrocchiale», con relativi orari e tanto di disegno. Trenta chilometri all’andata e trenta al ritorno, che si percorrono in mezz’ora o poco più.
Alla guida un altro sacerdote, don Massimo Cortellazzi, collaboratore pastorale, da due anni a Casaletto. «Il servizio è gradito, lo dimostra l’incremento di passeggeri: 21 la prima sera, 23 la seconda. Anziani, ma anche ragazzi che, senza questa opportunità, avrebbero dovuto essere accompagnati dai genitori». Per essere al volante di un pullman bisogna conseguito la patente D, quella che don Massimo custodisce in tasca. «L’ho presa in seminario. Sono nato in campagna, a Ponteterra, minuscola frazione di Sabbioneta, nel Mantovano. Dai tempi dell’adolescenza ho avuto la passione dei macchinari agricoli, trattori e mietitrebbiatrici. Quella passione si è poi sublimata nella guida dei pullman. Non è la mia prima volta: quest’estate, grazie a una convenzione con il Comune, ho portato in giro per le attività parrocchiali lo scuolabus. Il mezzo che utilizzo in questi giorni è più grande e richiede maggiore attenzione, le strade sono piccole. Mi diverto un mondo, mi sembra di essere al comando di una nave». Don Cortellazzi sorride: «È il mio modo di essere pastore». Le preghiere per i morti termineranno domani sera e il «fedelibus» tornerà in garage. Ma don Nevi guarda oltre. «Ma potrebbe tornare in pista per Natale e le altre feste». In quel caso si valuterà se acquistare la navetta, ora noleggiata. L’autista, quello, c’è già ed è speciale.
Non trovo nulla di scandaloso in questa inizitiva, anzi a mio avviso è lodevole. Il paese invecchia (tant’è vero che è stata ancora una volta procrastinata l’età pensionabile), ma le distanze restano le stesse. Gli enti locali fanno quello che possono, e a volte neanche quello, quindi ben venga un’iziativa come questa. In pratica è una sorta di scuolabus per anziani e persone che non sarebbero in gradio di spostarsi autonomamente.