Diego Armando Maradona, fenomeno “carnale”, il ”dio” dei piedi

Diego Armando Maradona,

fenomeno “carnale”, il ”dio” dei piedi

Non è un periodo in cui mi possa commuovere più di tanto per la morte di Diego Armando Maradona. Certo, davanti a ogni morte c’è rispetto e si invoca la pietas divina.
E poi, in certi casi, forse bisognerebbe saper distinguere la nobiltà dell’essere umano dalla bravura del giocatore.
A me non piace né il mondo del calcio né il gioco del calcio.
Ciò che mi irrita è idolatrare sportivi quando forse meriterebbero solo tanta pietas, tanto più che il mondo dello sport in genere andrebbe purificato con quintali di acqua benedetta.
E poi succede che muore un giusto, e tutti se ne fregano.
È proprio vero: questa società si regge sugli idoli di cartapesta.

1 Commento

  1. Luigi Sirtori ha detto:

    Contrappongo a Maradona un’altro talento del calcio: Bruno Neri. Maradona si è lasciato morire nella solitudine abbandonato da chi doveva essergli amico (confessione di Mario Kempes). Bruno Neri è morto combattendo come partigiano nella Resistenza durante uno scontro con le milizie naziste sui monti dell’Appennino tosco-romagnolo. Famoso il suo gesto di rifiuto del saluto romano ai gerarchi fascisti durante l’inaugurazione del nuovo stadio di Firenze prima della partita tra Fiorentina ed Admira Vienna. Un altro ex giocatore della Fiorentina Socrates, ideatore di un progetto di Democrazia Corinthiana partendo dalla teoria, con le citazioni di Gramsci e dei grandi filosofi, alla pratica con un esperimento di autogestione dello spogliatoio e della vita del club negli anni in cui il Brasile era governato da una dittatura militare. Morirà a 57 anni distrutto dall’alcol e dal fumo. Napoli vuol dedicare lo stadio, una piazza e una statua a Maradona. Come uomo non ha contribuito a realizzare la beatitudine dei poveri per lo spirito. Gli ha regalato degli orgasmi con i suoi gol, ma sono rimasti poveri dello spirito. E pensare che hanno avuto un genio campano di Nola: Giordano Bruno bruciato a Campo de’ Fiori e che Roma ricorda con la sua statua. A che serve correre con lo sguardo dietro il proprio idolo con le sue serpentine con il pallone ai piedi se poi non riesci ad avere lo sguardo per la bellezza di una rosa fatta di spine e fiore di vari colori? A cosa serve se non sai guardare dentro te stesso per scoprire il divino che ti aiuta a scoprire l’umano nell’altro? Si avvicina il Natale e se Cristo non nasce in noi è come se non fosse mai nato a Betlemme. Avremo sempre bisogno dei Maradona da idolatrare. Non saremo uomini liberi per lo Spirito, l’unico che ci può elevare a quella dignità umana che ci rende umani più giusti.

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