Un deserto, e un grembo

L’EDITORIALE
didon Giorgio

Un deserto, e un grembo

All’Avvento cristiano si collegano due parole: deserto, come essenzialità, e grembo verginale, come maternità divina.
La Liturgia collega a deserto l’ascetismo di Giovanni il Precursore, e a grembo verginale la maternità divina di Maria di Nazaret.
Due peculiari figure, tipiche dell’Avvento cristiano; una maschile, e l’altra femminile.
La Liturgia, forse troppo carnalmente, insiste nel riproporci ogni anno due esempi o due testimoni del Mistero divino.
In realtà, si tratta di una voce, quella del Battista, che isolata grida nel deserto, e di un fiat detto da Maria come risposta all’annuncio profetico dell’arcangelo Gabriele.
Anche il sì di Maria è pronunciato nel “deserto”, ovvero nella essenzialità interiore.
Forse la Liturgia troppo carnalmente insiste nel ripresentarci la figura ascetica di Giovanni, e il dogma della Immacolata Concezione di Maria di Nazaret.
Due aspetti fisici della medesima realtà, che è il mondo dello Spirito.
Non si può capire la missione di Giovanni senza lo Spirito, così non si può capire la maternità verginale di Maria senza lo Spirito.
Il martirio mette fuori scena la carnalità di Giovanni, dando via libera all’azione dello Spirito santo nel Gesù di Nazaret.
La maternità verginale di Maria verrà spogliata nella sua fisicità, per essere esaltata nella sua realtà mistica.
Gesù stesso nella sua carnalità, crocifissa sulla croce, lascerà il posto al dono dello Spirito.
Il problema è l’aver fatto del Cristianesimo, regno dello Spirito, il dominio della carne in una istituzione che, per essere spogliata, richiederebbe, più che l’ascetismo di Giovanni, la sua voce che grida nel deserto, e richiederebbe, più che la verginità fisica di Maria, la sua maternità che si perpetua nella gestazione spirituale di ogni essere umano.
27 novembre 2021
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