È iniziata la pomposa passerella natalizia del cardinal Ravasi

ravasi
di don Giorgio De Capitani
Ogni anno, puntualmente, nei giorni natalizi il cardinale Gianfranco Ravasi visita in pompa magna alcune parrocchie del meratese. Come in una passerella prelibata.
Probabilmente non basta la stella cometa. Le notti buie brianzole necessitano di un’altra star!
E così, anche quest’anno, non potevano mancare la presenza del grande luminare e la sua dotta parola, al cui confronto impallidisce perfino il Verbo divino.
D’altronde, che cosa possiamo aspettare dai poveri parroci, stressati dalle benedizioni delle case e dalle multiformi variopinte super attività natalizie? Che possano competere con il più illustre conoscitore dei Testi Sacri?
A riempire la lacuna ci pensa il Porporato, figlio della nostra terra, a cui egli si sente particolarmente legato e da cui può ricavare qualche soddisfazione pastorale, visto che normalmente abita nei sacri palazzi di Roma, dove l’aria non è certo quella brianzola.
Qualcuno mi accusa di essere invidioso. Beh, in realtà, ero accusato di invidia anche quando contestavo duramente il Porco d’Arcore. Altri tempi, quando anche certi cardinali vivevano all’ombra dei più luridi benefattori di elemosine e di vantaggi carrieristici. Non facciamo allusioni imbarazzanti.
Io invidierei che cosa di Gianfranco Ravasi? Un vestito rosso porpora, o una mitria scintillante o un pastorale autoritario, o gli onori cardinalizi? Oppure di non essere dotto come l’“In principio era la parola”?
Credo che, nel mio ministero, non abbia mai cercato di fare carriera. E credo che nella mia vita sia sempre rimasto libero pensatore, e di aver agito secondo la mia coscienza.
Non scambierei la mia vita con nessun santo, neppure con il più grande genio. Sono contento di stare nel mio piccolo e di essere quello che sono, ovvero uno che pensa con la propria testa e agisce secondo la propria coscienza. 
In questo, mi sento più libero del papa e senz’altro più libero, dentro, del cardinale Gianfranco Ravasi, di cui tra l’altro non mi sento debitore in nulla. Solitamente, mi abbevero a sorgenti più genuine e meno inquinate di diplomatismo carrieristico.

3 Commenti

  1. Antonio ha detto:

    Grazie a Don Giorgio per avere dato, un’altra volta, voce ai miei pensieri.
    Ricordo l’eminenza cardinalizia sullodata quando appariva ossessivamente
    (… ma forse appare ancora, non so: sono anni che non accendo più lo sciocco elettrodomestico capace di emettere suoni per lo più sgradevoli, facce impresentabili e teorie vomitevoli)
    specialmente dalle tv di Berlusconi;
    quella sua parlata impomatata, artefatta e che aveva il sapore della falsità e della supponenza, quei suoi voli pindarici fra diversi, multiformi e “tanti” campi del “sapere”: letteratura, storia, psicanalisi, teologia, religioni, economia, arte … e più e più, mi hanno sempre dato idea di rebelotto, di scarsissima onestà intellettuale e di mal celata voglia di gabbare i creduloni, gli ingenui e i poveri di spirito.
    Eppure,un po’ timoroso, mi dicevo: visto il seguito di gente che lo idolatra, sarò io che sono scarso…
    Ora le parole semplici, dirette, prive di infingimenti di don Giorgio, mi rincuorano, mi aiutano ad esprimere liberamente le mie considerazioni e mi avvicinano un po’ al convincimento che, probabilmente, le mie considerazioni, che ho espresso sulla due volte sullodata eminenza, non siano poi così peregrine e prive di motivazioni.
    Tanti auguri di buon anno Don Giorno e che la salute e l’entusiasmo La sostengano nella meritevole opera di semina di dubbi e considerazioni su temi d’attualità, che opera con assiduità ed acume dal Suo sito verso il pantano maleolente in cui ci troviamo, dove i mestatori, gli sfruttatori di posizioni di vantaggio – troppe volte costruite con la menzogna e la doppiezza – ed i distributori, un tanto al Kilo, di certezze, la fanno da padroni, sovente prepotenti e quasi mai per il bene vero della gente.
    Antonio

  2. GIANNI ha detto:

    Pomposa passerella che manifesta, esteriormente, i segni di una chiesa gerarchica, in cui..non sono ammessi altri colori..fuor di metafora, chiesa in cui non sono ammesse voci discordanti, nè libera ricerca teologica.

  3. Giuseppe ha detto:

    Cardinali, Principi, Duchi, Conti, Baroni, Nobiluomini, Onerevoli … e chi più ne ha, più ne metta. Che cosa hanno di così speciale? Non sono forse esseri umani come tutti gli altri?

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