Quando gli ambienti oratoriani sono gestiti da sindaci imbecilli e da preti rincoglioniti…

Quando gli ambienti oratoriani sono gestiti

da sindaci imbecilli e da preti rincoglioniti…

Che cosa sta succedendo nella diocesi forse ancora la più grande del mondo?
Non ripeto il titolo, aggiungo rispondendo: di tutto e di più.
Di tutto, ed è già detto tutto; e di più, e qui sta l’assurdo di aggiungere ancora qualcosa al tutto.
Mi riferisco a questa (nonostante tutto) ancora “mia” diocesi: ci appartengo senza fuggire altrove, alla ricerca di pascoli più evasivi. Contestare fino all’eccesso restando in casa è sempre più accettabile che tradire la propria vocazione diocesana, pascolando altrove.
Non voglio fare una critica qualunquista, sparando a casaccio su una diocesi che è un caos generale, anche se, guardando la pelle e i suoi lunghi peli, si potrebbe ancora far finta di nulla, ovvero che almeno la faccia è salva.
Vorrei dunque parlare di un argomento concreto, da inserire tuttavia nel contesto in cui viviamo, indispensabile per dare anche a problemi concreti, magari ritenuti banali o di secondo ordine, l’importanza che hanno.
Oggi, anche nella nostra diocesi, esiste un problema concreto: come gestire per il meglio gli ambienti parrocchiali? Sono troppi, e quasi vuoti, e costano per spese anche ordinarie (luce, gas, manutenzione, ecc. ecc.). E allora si sta pensando a qualche soluzione, e siccome anche nella nostra diocesi, forse ancora la più grande del mondo, ci sono cervelloni che hanno però la testa di c***, e, se magari qualcuno fa proposte diciamo intelligenti, nessuno lo ascolta, tanto meno i preti che hanno la testa di c***, succede un caos per cui a risentirne in negativo è quella realtà pastorale, che comprende ogni valore educativo.
Ambienti da tempo chiusi si stanno vendendo, e si mettono in vendita anche Case di spiritualità (non si sa bene per quale motivo), oppure ambienti parrocchiali si affittano alle più disparate associazioni oppure si fanno convenzioni comunali.
Non vorrei tornare sulla stridente contraddizione per cui da una parte si chiudono oratori e dall’altra parte si progettano ambienti megagalattici, destinati (lo sento già!) ad avere anch’essi nel prossimo futuro grossi problemi gestionali.
Torniamo agli ambienti parrocchiali che si affittano, o si chiudono, o alle cosiddette convenzioni tra comuni e parrocchie, che anni fa sembravano il non plus ultra, e che oggi pongono anch’esse gravi difficoltà.
E a proposito delle convenzioni vorrei dire la mia sul come vengono stipulate, magari a lungo termine, e senza porre precise condizioni in riferimento all’uso degli ambienti per non tradire la loro innata funzionalità educativa e quei valori per cui tali ambienti sono stati costruiti. Le convenzioni secondo me dovrebbero durare un anno, non di più, su modelli già stabiliti dalla Curia.
Che una amministrazione comunale decida di programmare una serata con tizio caio sempronio nei propri ambienti, è affare suo, anche se dovrà poi vedersela con i cittadini, che giustamente si ribelleranno se il sindaco/a e i suoi collaboratori dovessero organizzare un incontro con un delinquente o un pazzoide, ma tu, sindaco/a, non puoi usare gli ambienti oratoriani “convenzionati” per fare i cazzi che vuoi.
Certo, colpa anche del prete che chiude un occhio e accetta la proposta del sindaco. Ma i superiori che ci stanno a fare? E non si permettano di dire che sono cose secondarie, in confronto a cose ben più importanti. Avrei una risposta “cattivella”: quali sono i problemi importanti per i nostri superiori? Dire che ci sono problemi più importanti non è giustificare quel lavarsene le mani come Ponzio Pilato che ha ritenuto la condanna di un innocente inferiore ai propri egoistici problemi di carattere politico?
Il problema è sempre lo stesso: si deve partire dal piccolo se si vuole modificare il grande; partendo dal grande non si risolve nulla se il piccolo va a perdersi nella fogna.
E poi c’è anche il contesto socio-politico attuale da considerare: un contesto che sta mettendo in allarme quel “resto di giusti” che vorrebbe ribellarsi a un regime dittatoriale che oramai sta prendendo in mano le sorti dell’intero mondo.
Rimaniamo in Italia. È sotto gli occhi di tutti, o per lo meno di quanti li hanno ancora aperti; che questo governo strafascista, tra l’altro di farabutti, pelandroni, ladri, inquisiti, condannati, inesperti e bifolchi, che fa di tutto per togliere sempre più spazi di libertà al pensiero dei dissidenti.
E allora riflettiamo. Noi cristiani dovremmo essere i primi a mantenere la nostra autonomia di pensiero, e perciò come si può permettere che i nostri ambienti siano “occupati” da enti anche comunali che vorrebbero gestirli a modo loro, anche con puttanate degne della più oscena perversione mentale?
Soprattutto oggi, in cui gli spazi educativi e mediatici vengono sempre più occupati da un governo di fascistoidi, come si può essere così idioti, imbecilli, rincoglioniti da dare i nostri ambienti nati educativi a questa gentaglia che vorrebbe farne ciò che vuole, imponendo idee malsane, ideologie in contrasto con i principi fondamentali del Cristianesimo?
Dicevo prima: che intervengano i superiori, per dare un segnale forte perché ci sia un immediato freno a questa moda o mania di permettere a tutti, “oves et boves”, di usare i nostri ambienti educativi, con il rischio, reale, di farne un covo di ladroni e di farabutti. Scusate: ho detto “a tutti”, ma ho sbagliato, perché in realtà, oltre il mio caso personale, so di altri preti o non preti che hanno trovato e tuttora trovano difficoltà a usare ambienti parrocchiali per conferenze o mostre di un certo stile, che non è quello di bassa lega. Certo, mi sto chiedendo quale sia oggi l’esatta percentuale nella nostra diocesi di preti leghisti o fascisti o berlusconiani. Se lo sapessimo, dovremmo forse suicidarci per la vergogna. Sì, è vero, non dovremmo buttarla in politica, evitando di cadere in classificazioni partitiche tra il clero. Ma perché non riconoscere che qualcosa in realtà non va in una diocesi che sta perdendo il vero punto di riferimento, che è quel Cristo radicale, davanti a cui conta anzitutto quella interiorità d’essere che è il vero criterio per giudicare ogni realtà umana, il vero criterio anche della nostra pastorale.
I superiori facciano un serio esame di coscienza, e riprendano in mano la situazione, al più presto, a partire dalle piccole cose, dalle piccole comunità, dai nostri ambienti parrocchiali, sempre più a rischio, forse perché troppi preti anziani sono lasciati soli, e i preti novelli si buttano subito a capofitto nel mondo tecnologico mediatico, senza capire che il loro uso è sempre relativo alla finalità che per noi credenti tocca il Cielo.
***
Ho telefonato nei giorni scorsi a don Mario Carzaniga, quasi novantenne, attuale amministratore parrocchiale di Cibrone, comune di Nibionno, provincia di Lecco, il quale non mi è sembrato avesse idee chiare sulla serata (un dubbio ce l’ho che l’avessero messo nel sacco!) e ho mandato un messaggio (leggi sotto) alla sindaca di Nibionno, Laura Di Terlizzi, la quale non mi ha dato una risposta “esauriente”, ma del tutto “evasiva” quasi di una “presuntuosa”, che sa quello che fa, pur avendo idee anch’essa confuse sulle convenzioni con le parrocchie. Mi chiedo in che mani siamo: di pastori che si fanno “infinocchiare” (anche per l’età), e di sindaci senza idee chiare. Almeno si discutesse e ci si ravvedesse per evitare di fare cazzate a danno di ciò che io chiamo “bene comune”, che comprende anche i valori della dignità umana. Ben vengano serate con il contraddittorio! Ma serate come quella organizzata dalla sindaca di Nibionno e di alcuni sindaci del circondario sono vergognose sotto tutti gli aspetti.
Tra parentesi: la parola “Nibionno” secondo alcuni deriverebbe da “neve”, secondo altri da “nebbia”. Lascio a voi scegliere…

1 Commento

  1. Martina ha detto:

    Il problema è che si sta perdendo tutto proprio perché si lascia fare tutto e tutto è nelle mani di persone che non hanno idea alcuna del bene comune e del mondo interiore.
    Non ci sono idee chiare e tutti fanno gli interessi che portano più profitto. Si calpestano i doveri pensando solo che ci siano diritti, ci si maschera dietro a parole pompose e vuote che non dicono nulla se non strutturare gli inganni che si raccontano e quindi si vivono. Mondo del molteplice e quindi della frammentazione che con prepotenza occupa tutti gli spazi.
    Quegli spazi un tempo gremiti di fedeli, oggi sono vuoti e vengono occupati con ciò che va contro il Cristianesimo.
    Se si continua a lasciare correre è inevitabile che tutto si perde.
    Se si continua a non ascoltare le voci profetiche, che vedono al di là, è inevitabile che tutto si disperderà.
    Oltretutto alimentare l’odio che certe persone portano in giro è veramente da fuori di testa. Probabilmente si vuol fare parlare, si vuole catturare l’attenzione perché si vuole essere seguiti.
    Un momento questo veramente dominato dalla stupidità che è ben peggiore della malvagità.

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