Omelie 2024 di don Giorgio: QUINTA DI PASQUA

28 aprile 2024: QUINTA DI PASQUA
At 7,2-8.11-12a.17.20-22.30-34.36-42a.44-48a.51-54; 1Cor 2,6-12; Gv 17,1b-11
Mi soffermerò sul terzo brano della Messa, che è l’inizio della Preghiera nota come sacerdotale che Gesù rivolge al Padre e che occupa tutto il capitolo 17 del quarto Vangelo. La preghiera è stata definita “il canto del cigno di Gesù, pieno di dolcezza, di vita e di entusiasmo”: “una preghiera densissima di tensione psicologica e di profondità teologica.
Il brano inizia così: «Poi, alzati gli occhi al cielo, disse». Gesù inizia la preghiera, con gli occhi alzati verso l’Alto. Con voce sommessa, anche se il momento è drammatico, e verrebbe voglia di alzare anche la voce. Ma in quell’alzare gli occhi verso l’Alto c’è un forte richiamo di quel Cielo, dove la voce si spegne serenamente nel Padre che ascolta.
Gesù eleva gli occhi al cielo: un gesto semplice e immediato, quasi infantile. Perché in Alto? Un invito/richiamo per gli apostoli, e per tutti noi: l’Alto è tutto, è il Tutto. Chi eleva gli occhi al Cielo, è perché li ha già aperti. E gli occhi aperti verso l’Alto testimoniano l’Invisibile: un invito perché ciascuno di noi esca dal proprio mondo, chiuso al Divino. Abbiamo gli occhi chiusi, e non ci accorgiamo di scivolare in basso, perdutamente. Ma Gesù ci invita ad alzare gli occhi al Cielo, per vedere, in noi, quell’Unico Bene Necessario, verso cui tendere.
Gesù inizia a pregare il Padre: «Padre, è venuta l’ora». Dicendo “Padre” gli occhi gli si illuminano di Luce eterna. Eppure, Gesù sta vivendo un momento carico di attesa, quella che egli aveva già anticipato dicendo: “C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto” (Lc 12,50).
“È venuta l’ora”: l’Ora che anche la Madre attendeva, e che pensava fosse già giunta quando il Figlio era arrivato in ritardo alle nozze di Cana con i suoi discepoli, e le aveva detto: “Non è ancora giunta la mia ora”.
L’Ora, già iniziata, si consumerà sulla Croce, quando, morendo, Gesù donerà il suo Spirito. Eppure, già alla donna di Samaria aveva detto: “Viene l’ora, ed è questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità”. Ma alla donna di Samaria quel Pellegrino, giunto da lontano, era già il Risorto. Così Giovanni descrive l’incontro, dopo averlo meditato con la sua comunità in una Fede educata nel Mistero trinitario e nel Mistero pasquale.
Gesù continua: «Glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te». L’Ora è iniziata, l’ora della Gloria, ovvero della rivelazione del Mistero di Luce trinitaria. Il Figlio è la Gloria del Padre, e il Padre è la Gloria del Figlio. Un reciproco infinito fluire e rifluire di Luce eterna.
Continua: «Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato». Quale potere? Dio può Tutto il Bene, perché Lui è il Bene. Il Figlio di Dio ha ricevuto Tutto il Bene, perché si effonda in ogni essere umano. Egli ha ricevuto dal Padre la missione di riversare il Bene divino in tutto il Creato. E proprio per questo ha donato la sua vita sulla croce, da cui irraggerà la Luce dello Spirito. E che cos’è la Vita eterna? Non è forse lo stesso Spirito santo o la Grazia dell’Eterno? Già presente nell’Ora di Cristo.
Gesù continua: «Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo». Dunque, la Vita eterna è Conoscenza, è Intelletto, è Spirito, è Grazia. E qual è l’unico vero Dio? Leggendo il Vangelo non ci sono dubbi: è lo Spirito purissimo, che agisce liberamente nel fondo dell’essere umano. È venuto per purificare ogni idea di Dio, liberandola da ogni contaminazione religiosa.
Continua: «Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare». Ecco l’opera di Gesù: adempiere in pienezza il Volere del Padre. In ogni suo agire ha dato spazio al Volere divino, per offrire agli uomini la Luce eterna. In perfetta obbedienza col Padre, senza cercare la sua gloria, e non cedendo a una folla che cercava miracoli carnali.
Ancora: «E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse». Parole sorprendenti! Come di un Mistero immenso, non del tutto afferrabile. È una forte richiesta della Gloria trinitaria, che sembra il Figlio abbia perso, quando si è fatto carne nostra? Nostalgia dell’Eternità, o una giusta rivendicazione?
Ancora: «Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo». Non elenca i suoi gesti miracolosi, ma solo una cosa: far conoscere “il nome del Padre”, nel suo infinito dono di quel Bene che, in quanto Assolto, è il Bene più puro. Il Figlio è venuto per mettere a contatto gli uomini, peccatori e deboli, con il Bene Sommo.
Ancora: «Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola». Gesù sa che tutto è del Padre e, in quanto Figlio, tutto è anche suo. Una comunione perfetta, infinitamente circolare. Tutto è Gioia in comune, quando i discepoli, del Figlio o del Padre, partecipano della Gioia trinitaria. Chi osserva e si mantiene nella Parola trinitaria, vivrà per sempre.
Ancora: «Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato». Gesù diceva queste cose al Padre nel momento più drammatico, pensando anche all’abbandono dei suoi discepoli. Ma andava oltre, lo confortava quel Disegno del Padre che garantisce la vittoria sul male.
Ancora: «Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi». Adesso prega per i suoi più stretti discepoli. Torna alla realtà del momento e alla realtà dei vari momenti della storia. Egli sa che il mondo è una parola astratta o quell’insieme del male per cui non serve pregare. Prega per i suoi discepoli, e sa che sono anche del Padre. Gli sono stati affidati, perciò nei loro riguardi si sente ancor più responsabile.
Ancora: «Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro». Sembra un ritornello dovuto: ciò che è del Figlio è anche del Padre, e viceversa. Tutto circola nel Mistero trinitario. Ed egli immerge nel circolo trinitario anche noi, suoi discepoli, di ogni ora.
In noi c’è il riflesso della Gloria eterna del Figlio di Dio!
Ancora: «Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te». Anche Gesù era “nel mondo”, ma sempre da Logos eterno, perciò senza mai essere “del mondo delle tenebre”, che ha sconfitto proprio sulla Croce, uscendo carnalmente da questo “mondo”, ma per essere ancor più presente nel Dono dello Spirito. E il Figlio torna al Padre, proprio per proteggere, nel Grembo trinitario, i suoi discepoli, che restano “nel mondo”.
Infine: «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi». Noi siamo una cosa sola nel “nome” del Padre! Una cosa sola con il Figlio, nel “nome” del Padre nostro. E qual è il “nome” del Padre? Il Bene Assoluto! Il Figlio e il Padre si vogliono Bene, esprimendo il loro volersi Bene con la piena fiducia reciproca, in una obbedienza reciproca, alimentata da un reciproco ascolto. Anche noi saremo una cosa sola se entreremo in questo rapporto di fiducia e di obbedienza, ovvero di ascolto della Parola, che è la stessa parola del Padre.

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