Omelia di don Giorgio: Nona dopo Pentecoste 2012

29 luglio 2012: Nona dopo Pentecoste

2Sam 6,12b-22; 1Cor 1,25-31; Mc 8,34-38

Il primo brano della Messa riporta un episodio che riguarda Davide, secondo re d'Israele, dopo la morte di Saul. Siamo nella prima metà del X secolo a.C.
Valoroso guerriero, musicista e poeta, accreditato dalla tradizione di molti salmi, Davide viene descritto nella Bibbia come un personaggio dal carattere complesso, capace al contempo di grandi crudeltà e generosità, dotato di spregiudicatezza politica e umana, ma al tempo stesso in grado di riconoscere i propri limiti ed errori.
La vita di Davide è di particolare importanza nell'ebraismo, nel cristianesimo e nell'islam. Nell'ebraismo, Davide è il re di Israele e da lui discenderà il Messia. Nel cristianesimo, da Davide discende Giuseppe, padre putativo di Gesù. Nell'islam, Davide è considerato un profeta. Ha saputo riunire i due regni, quello del nord, detto d’Israele, e quello del sud, detto di Giuda. Solitamente il nome Israele sta a indicare l’unificazione dei due regni. Dopo aver conquistato Gerusalemme, la proclamò capitale dei due regni. E vi trasportò l’Arca dell’Alleanza, come segno di unità spirituale.
Rinfreschiamo la memoria. Il primo tempio in muratura è stato costruito da Salomone, figlio di Davide, terzo re d’Israele. Ma il primo tempio era una tenda. Quando Israele peregrinava nel deserto e viveva sotto le tende, anche il suo Dio dimorava sotto una tenda, detta tabernacolo o dimora. Questo primo Tempio mobile nel deserto era così strutturato: una recinzione proteggeva un cortile che racchiudeva due spazi sacri, davanti ai quali c’erano l’altare degli olocausti e la vasca per le abluzioni rituali. I due spazi sacri erano: il “santo dei santi”, dove c’era l’Arca dell’Alleanza, e il “Santo”, dove c’erano l’Altare dell’incenso, i pani della proposizione e il candelabro. Come si può notare, i futuri templi – di Salomone, di Zorobabele e di Erode il Grande – avranno la stessa struttura. L’Arca dell’Alleanza era una cassa di legno rivestita d'oro e riccamente decorata, la cui costruzione fu ordinata da Dio a Mosè, e che costituiva il segno visibile della presenza divina in mezzo al suo popolo. All'interno della cassa erano conservati un vaso d'oro contenente la manna, la verga fiorita di Aronne e le Tavole della Legge. Il compito di trasportare l'arca era riservato ai leviti: a chiunque altro era vietato toccarla.
Alcune osservazioni. Anzitutto, a me piace moltissimo pensare che Dio seguiva il suo popolo nel deserto sotto una tenda, che veniva montata e smontata quando il popolo si spostava verso la Terra promessa. Del resto san Giovanni, nel Prologo al quarto Vangelo, scrive: ”Il Verbo si è fatto carne (divenne uomo) e venne ad abitare in mezzo a noi” (letteralmente “impiantò la sua tenda in mezzo a noi”). Divenne “inquilino” nella storia e “coinquilino” dell’umanità. Era Dio a seguire il suo popolo. Oggi abbiamo perso il concetto di un Dio che si fa nomade. La società è diventata sedentaria. Ognuno di noi ha un suo posto di residenza, vive in un paese. E in ogni paese c’è una chiesa come se Dio avesse preso anche lui una casa fissa. Tuttavia si sta creando una società più mobile: ci spostiamo di più, i mezzi di trasporto diventano sempre più veloci. Inoltre, le nostre conoscenze diventano sempre più globali. Tv, internet, ecc.: tutto ciò favorisce una maggiore conoscenza di quanto succede in tempo reale in questo mondo.
Dio sembra diventato quasi impalpabile, senza più un luogo fisso, tanto universale da essere sentito come lontano dalla nostra realtà locale. Un’altra osservazione. Oggi rimaniamo impressionati da certi episodi raccontati dalla Bibbia. Solo per aver toccato incolpevolmente l’Arca dell’Alleanza durante il suo trasporto nella città di Gerusalemme (vi si era appoggiato per sostenerla), un uomo di nome Uzzà cade morto sul posto. Forse qualcosa dovremmo imparare anche noi cristiani che stiamo perdendo ogni rispetto per la Casa di Dio. Forse una volta c’era esagerazione, un sacro timore nei riguardi di tutto ciò che era sacro, quasi un distacco, oggi c’è una male educazione. Bastava entrare in una chiesa per assumere un atteggiamento devoto: subito si taceva, ci si sentiva veramente in un luogo avvolto dal mistero divino. Oggi si prendono le chiese come musei, o sfilate di moda, o luoghi di pettegolezzi. La chiesa deve essere addobbata solo per far bella figura durante i matrimoni o in altre ricorrenze religiose, dove si dà sfoggio di una sontuosa esteriorità forse per coprire il vuoto interiore.. Di sacro le nostre chiese hanno ben poco. Anche nelle loro strutture materiali. Le chiese moderne sembrano teatri o saloni per convegni.
Una terza osservazione. L’episodio del re Davide che danza per far festa al Signore e che fa ingelosire la moglie rivela un altro aspetto: di fronte a Dio cadono poteri, privilegi, onorificenze, conta solo ciò che si è dentro. “Ho danzato davanti al Signore”. Questa è la cosa importante. Danzare, ma davanti al Signore. Questo è il criterio per stabilire se la nostra religiosità è autentica oppure no.
Il secondo brano sembra richiamare lo stesso episodio di Davide, quando l’apostolo Paolo scrive che non sono gli onori mondani a contare davanti a Dio. Il Signore ha tutto un suo criterio, che è l’esatto opposto del nostro: noi diamo importanza alla sapienza umana, al potere, alla carriera, alla ricchezza, alla potenza, mentre Dio si avvale dei più stolti umanamente parlando, dei più deboli per salvare il mondo. Dio non si è mai smentito in questo fin dai primordi dell’umanità. Sceglie le persone più sconosciute per trasmettere il suo messaggio. E lo stesso Figlio di Dio non è nato in una reggia. Ha vissuto da povero, tra i poveri. Anche qui, come in tutto il resto, la Chiesa ha avuto periodi di totale tradimento della logica di Dio, scegliendo i suoi papi, i suoi vescovi, i suoi cardinali tra le varie caste privilegiate. Ancora oggi, la Chiesa sceglie il criterio della sapienza umana: immaginate un papa che non ha eminenti titoli di studio? Immaginate un papa che viene scelto fuori dal solito giro dei papabili raccomandati? Che dire poi del criterio con cui si scelgono i vescovi o cardinali per affidar loro diocesi importanti? Un esempio: la nomina di Angelo Scola a Milano. Perché la Chiesa non prende sul serio la Parola di Dio? Eppure basterebbe leggere e rileggere il cantico del Magnificat. Tutto oggi deve entrare nel giro di un potere che – chiamatelo come volete – è il tradimento della sapienza divina, la quale privilegia ciò che è debole, ciò che è umanamente stolto, ciò che è l’esatto opposto del criterio seguito da una Chiesa che non si stanca di competere con il potere terreno. E allora a far carriera sono i più furbi, i più scaltri, i più galoppini, i migliori servitori dell’autorità. Sembra che oggi, al confronto con i secoli passati, qualcosa sia migliorato nella Chiesa. Sembra, ma in realtà non è così. La gerarchia vaticana, così come la gerarchia delle varie diocesi, sono rappresentate da ministri gonfiati, da gente arrivista, da accademici supponenti.
Non mi auguro che la Chiesa venga data nelle mani di gente analfabeta. No! Ma senza la sapienza divina non c’è vera sapienza umana. Non confondiamo la cultura con la sapienza, che è quella capacità di intuire la realtà nel suo essere più profondo. Si può essere colti, e nello stesso tempo superficiali. Se è vero che Dio ha sempre salvato le situazioni più gravi suscitando persone sagge – uomini o donne della provvidenza – , come mai oggi lascia questa nostra società nelle mani dei dotti o dei cosiddetti competenti, che tamponano le emergenze peggiorandole? Questo succede nella società civile e questo succede nella Chiesa. Se il prossimo papa sarà Angelo Scola, allora per la Chiesa non ci sarà più scampo.
Nel terzo brano della Messa, Gesù, rivolgendosi ai suoi discepoli e alla folla, parla di discepolato, di rinnegamento, di croce, di vita, di morte, di testimonianza. Poche parole, ma chiare, tante chiare da essere ritenute esagerate, paradossali, improponibili, oppure proponibili solo agli eroi. Ma Gesù, ripeto, si è rivolto anche alla folla. Chiariamo subito una cosa: Gesù non ci invita a stringere la cinghia e a fare sacrifici come quando il governo aumenta le tasse. Gesù parla di gerarchia dei valori, e invita a fare una scaletta, per mettere in primo piano ciò che conta e ciò che non conta in vista della nostra vera felicità, che si chiama “vita”. Una domanda: oggi noi “viviamo” veramente oppure facciamo di tutto per compromettere una esistenza serena e dignitosa? Non dobbiamo fare tagli dolorosi per rafforzare la religione, ma per ridare più vita alla nostra esistenza.
Una cosa mi ha sempre colpito in particolare: quando Gesù condanna in modo ineccepibile quell’egoismo mai sazio che arriva al punto di perdere la propria vita. “Quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita?”. Non è affatto per invidia che condanno quella matta voglia di prendersi più cose, per comperare più terre, per acquistare più case. Anzitutto, questa ossessione è causa di forti ingiustizie, per il fatto che tolgo ad altri il diritto di avere quel minimo che permetta a ciascuno una propria vita dignitosa. E, poi, sembra suggerirci Gesù, questa ingordigia non è vita: crea un malessere interiore per cui, anche tra gli agi più lussuosi, uno non sta bene dentro, non vive. Ciò che conta che cos’è: la vita o l’accumulo di cose che pesano così tanto da schiacciare il nostro essere interiore?
Eppure, la storia dovrebbe insegnarci. Lo dice del resto anche Gesù in una parabola: Stolto, questa stessa notte dovrai rendere conto a Dio! Tutto ciò che hai, lo finirai prima o poi per perderlo. Caro mio, guardati un po’ indietro: quante famiglie anche nei nostri piccoli paesi che sono crollate miseramente. La ruota gira per tutti. Sii saggio: sta’ nel tuo piccolo, non allargarti troppo, non fare il prepotente!

 

2 Commenti

  1. riccardo ha detto:

    una bella omelia che “fa risuonare” la verità che è talmente semplice e profonda da mettere in imbarazzo e soggezione.
    il mio restare tenacemente aggrappato ad un modo di vivere che so essere morte ma da cui non riesco a staccarmi per una paura abissale, forse per mancanza di “maestri”, forse per vigliaccheria congenita.
    grazie per avermi messo a nudo.

  2. lina ha detto:

    Forse la Chiesa compete con il potere terreno, perchè in fondo dubita della Divina Provvvidenza, e quindi anzichè semplicemente occuparsi delle cose terrene come invita Gesù nel Vangelo, se ne PREOCCUPA. Questo preoccuparsi delle cose terrene, fa una grande differenza.

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