Un porco, un barbaro
e una pistolina da quattro soldi.
Un forcone a tre punte che serve
per raccogliere il fieno per darlo alla mandria
di don Giorgio De Capitani
Avevamo un grande Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e ce lo hanno tolto di mezzo, senza che il popolo si ribellasse.
Abbiamo una gerarchia ecclesiastica in grande affanno, per non dire in coma, e lo Spirito ce la lascia, quasi per punizione di un gregge che preferisce belare, quando gli manca un po’ di fieno.
In Italia siamo tornati nel baratro di una politica che si scanna per occupare sedie, su cui incollare un culo che emette solo peti.
Abbiamo ciò che ci meritiamo, e quando abbiamo qualcuno che non ci meritiamo con un colpo netto gli mozziamo la testa.
Ed ora siamo nel marcio più pestilenziale, ed è quanto un popolo rincoglionito desidera, vuole, pretende, togliendo la puzza con tanti profumi, e forse è per questo che i Centri di estetica oggi vanno di moda, sono pieni di gente che cerca di farsi pura e bella, ma nella pelle.
Un popolo di carne, che ama la carne, mostra la carne, idolo della propria imbecillità.
Una politica di pelle, e la pelle è inganno.
Una chiesa di pelle, e lo spirito geme inutilmente.
Vi voterà con la pancia o la pelle, e si loda un papa per la sua arte di ingannare, vestendosi come un pagliaccio.
C’è la politica nazionale, che ci costringerà a votare in una angoscia mortale: chi voteremo?
E c’è una politica locale, dove si vede ogni sorta di imbecillità: sindaci fantocci, farlocchi, vergogne istituzionali, burattini, egocentrici, tutto tranne amanti di quel bene comune per il quale hanno giurato fedeltà.
C’è una Chiesa universale, che fa acqua da tutte le parti, e ci sono diocesi, dove sul seggio ministeriale o magisteriale siede un inetto, un incosciente e un borioso, mettendo in ridicolo i Geni del passato: neppure l’umiltà di compiere il gesto di Celestino V!
La Chiesa o la diocesi è anche il suo clero, mai come oggi così carnale: nulla di spirituale, tutto di esteriorità, con fantasie pastorali che rasentano l’indecenza, irridendo lo stesso rito sacramentale.
Voi sentite una voce dissidente?
Questo secolo passerà alla storia come il secolo più buio, dove del Genio divino non esiste neppure l’ombra: un secolo della vacuità politica e religiosa, un secolo che ha idolatrato il corpo, consumato la psiche e spento lo spirito.
Tutto così catastrofico?
Dio ha un agire tutto suo: distrugge per ricostruire.
L’uomo distrugge il bene per costruirvi sopra il male.
Dio prende il male, e ne trae di nuovo un bene.
Una sfida anche drammatica: siamo ancora qui vittime di quel Male che si chiama “amor sui”, come dicevano i Mistici medievali.
Sradicare dal proprio essere l’“amor sui” è il primo dovere di ogni cittadino e di ogni credente.
Un compito arduo, quando l’“amor sui” si fa istituzione civile o ecclesiastica.
Un dovere colpire nel cuore l’“amor sui” delle istituzioni carnali.
Un dovere degli spiriti liberi, che dovrebbero uscire allo scoperto, alzare la voce e denudare l’ipocrisia di quei sistemi che schiavizzano l’essere umano.
Colpire duro, con lame taglienti! Senza pietà!
Spazzarli via tutti!
Forse non basterebbe, crescono come funghi.
Il popolo bue genera figli geneticamente buoi.
Un popolo sempre in crescita come una mandria di tori scatenati.
Marciume, barbarie, stupidità…
Berlusconi, Salvini e Meloni.
Un forcone a tre punte che serve per raccogliere il fieno per darlo alla mandria.
Un porco, un barbaro e una pistolina da quattro soldi.
Deciderà il popolo bue.
Non mi rassegno, e lotterò.
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