da La Repubblica
27 AGOSTO 2023
Mafie, don Luigi Ciotti:
“Leggi inadeguate e furbe.
C’è chi vuole costruire ponti, ma alza muri”
A un mese dal duro attacco del ministro Salvini, il fondatore di Libera parla a Castel Gandolfo.
“Il problema delle mafie si è globalizzato. Oggi le mafie sono più forti di prima, e sono più forti di ieri nel nostro Paese, ma l’immaginario della gente si è fermato a Capaci”. A circa un mese dall’attacco frontale del ministro Matteo Salvini, che lo ha invitato addirittura a espatriare, il fondatore e presidente di Libera, don Luigi Ciotti, torna a parlare a Castel Gandolfo e non risparmia certo critiche al governo. Punta il dito contro il giro di vite sull’accoglienza, le leggi sul gioco d’azzardo, l’autonomia differenziata, il taglio a sussidi e servizi. Rivendica: “La missione della chiesa è essere coscienza critica e voce propositiva di valori più alti e vitali. Noi dobbiamo essere coscienza critica di questi valori e voce propositiva”. L’occasione è l’Incontro delle presidenze diocesane dell’Azione Cattolica, ma l’eco delle sue parole arriva oltre.
“Oggi nel nostro Paese a fare differenza è l’indifferenza. Siamo passati dal crimine organizzato al crimine normalizzato, perché nella testa degli italiani è diventato uno dei tanti problemi, ed è inquietante perché le mafie si alimentano della droga, che cattura fasce di giovani, nuove sostante, poteri forti”. E una strategia per contrastare le mafie davvero non c’è, anzi si sfornano “leggi inadeguate, furbe, di parte come quelle sul gioco d’azzardo che mina la vita di tanti”. Eppure il problema è reale, concreto, urgente. In ballo ci sono anche i fondi del Pnrr, che per i clan possono diventare potenziale bottino.
“Le mafie sono forti in tante forme – ha insistito -, dove annusano che possono investire, loro ci sono. Sono più forti perché ormai viaggiano sul piano dell’alta finanza”. Nel nostro Paese “siamo fermi a 31 anni fa, a Capaci. Siamo andati indietro, loro sono più forti, li troviamo ovunque, in Italia le troviamo fortissime al nord, restano le forme tradizionali, i grandi boss sono diventati manager, imprenditori, c’è una grande commistione tra la massoneria, i poteri politici e mafia”.
Per il fondatore di Libera serve un passo in avanti. “Non si uccide solo con le armi. Si uccide bloccando una serie di politiche e servizi di opportunità per le persone. Deve esserci uno scatto da parte di tutti, ognuno per la propria parte, che comincia dalla voglia di conoscenza, della consapevolezza, della corresponsabilità. Ma le persone poi pericolose sono i neutrali”. Il margine per non schierarsi oggi non c’è. “Certe leggi che abbiamo calpestano le persone – ha detto ancora il presidente di Libera -. Come quello dei migranti che è davanti agli occhi di tutti. Come le Ong che sono costrette a portarli lontani. Mentre qualcuno vuole fare ponti, ma in realtà costruiscono muri, stanno respingendo. Dobbiamo dirlo, perché tocca anche a noi vigilare, alzare la voce”.
E poi avverte: “E’ pericoloso quello che sta avvenendo sull’autonomia differenziata. Non si può affrontare lo scandalo della povertà promuovendo strategie differenziate, non può esserlo perché la libertà è un bene comune, perché le libertà devono essere uguali per tutti secondo la nostra Costituzione. Dobbiamo vigilare perché la politica non resti ambizione e poltrone. Ci sono persone non degne di rappresentare la sacralità delle istituzioni”.
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da La Repubblica
28 AGOSTO 2023
Il direttore Caritas don Pagniello:
“Sui migranti il governo sbaglia,
ora servono soluzioni condivise”
di Iacopo Scaramuzzi
Intervista al numero uno dell’organizzazione cattolica impegnata nell’accoglienza: “Gli accordi con Libia e Tunisia per arginare le partenze sono inefficaci, si investa sui corridoi umanitari”
«Sono ore difficili, dobbiamo essere bravi con il pronto soccorso ma allo stesso tempo preparare anche i reparti di degenza per il futuro». Don Marco Pagniello, direttore della Caritas italiana, chiede che si esca da una «logica di emergenza». E suggerisce allo Stato di potenziare i flussi regolari di immigrati.
Il sistema dell’accoglienza è in affanno, come segnalano molti sindaci e prefetti. La Chiesa come è coinvolta?
«Siamo in prima linea, in tutte le nostre strutture accogliamo complessivamente 20mila persone. Il vero problema è che dobbiamo uscire dalla logica dell’emergenza. Capisco che a volte sia funzionale a dare risposte veloci, ma è arrivato il momento di sederci attorno a un tavolo, il Governo, i Comuni, le Regioni, noi e tutte le reti nazionali che sono pronte a fare la propria parte, per affrontare il problema insieme. Ci sono strutture in Italia dove si potrebbe accogliere qualche migrante in più, ma se non c’è condivisione del progetto da parte del Comune che li dovrà ricevere, della Regione che dovrà facilitare la cosa, delle forze dell’ordine e quant’altro, quei posti rimarranno sempre inoccupati».
Il decreto Cutro ha previsto che nel sistema di accoglienza diffusa possano andare solo i rifugiati, e non i richiedenti asilo, destinati ai Cas (centri di accoglienza straordinaria) ormai saturi .
«La soluzione non è lasciare un migrante sospeso per mesi, a volte anni, senza dirgli se può rimanere o no. Lascia la struttura del Cas ma va a occupare posti nei centri di prima accoglienza, creando il malessere sociale che purtroppo vediamo. Noi non ci tiriamo indietro, non lo abbiamo mai fatto, ma vogliamo metterci a fianco del Governo, di ogni governo, per provare a costruire un modello diverso di accoglienza e integrazione. Se è vero, come è vero, che l’Italia ha bisogno di manodopera, credo che si tratti di studiare nuove formule per avere più flussi di ingresso, ad esempio tramite i corridoi umanitari, lavorativi, universitari».
Eppure i corridoi organizzati da Cei, comunità di Sant’Egidio, valdesi sono una goccia nel mare.
«Bisogna potenziarli, immaginarne anche organizzati dallo Stato. Lo Stato sta impegnando tante risorse sull’accoglienza, con l’impegno della guardia costiera, le prefetture, le forze dell’ordine, tutto il sistema di accoglienza. Adesso è il momento di domandarsi: con tutte queste risorse cosa possiamo fare? Ci sono situazioni urgenti, che da solo il Governo e nessuno di noi può affrontare: forse insieme possiamo fare qualcosa, sperimentare almeno vie nuove».
Il governo ha annunciato che ci sarà un decreto flussi da 450mila ingessi in tre anni. Ma come permettere che domanda e offerta di lavoro si incontrino?
«Bisogna lavorare bene con i Paesi che stanno dall’altra parte del Mediterraneo, affinché non siano custodi di pseudo centri di accoglienza ma partner in meccanismi tesi a individuare le persone che vogliono venire a lavorare in Italia. Per alcuni lavori, come quello della badante, serve poi una formazione appena arrivano, ad esempio l’insegnamento della lingua italiana».
Gli accordi con la Libia e la Tunisia non sembrano fermare le partenze, e presentano un problema umanitario: il Papa ha più volte parlato di lager in cui sono rinchiusi i migranti.
«Se continuano a esserci sbarchi vuol dire che qualcosa che non ha funzionato. Se pensiamo che l’unica soluzione per arginare questo fenomeno sia costruire dei centri di accoglienza e pagare qualcuno alla porta per non fare uscire le persone, non risolviamo niente. Sappiamo che la forza della disperazione, la fame, la voglia di vivere ti porta a fare di tutto».
Forse non saranno fascisti, ma sicuramente sono dei burattini che si agitano, sono sempre in movimento come quegli impiegati che si mettono continuamente in evidenza per dare l’impressione di essere impegnati. E alla fine restano sempre con un pugno di mosche in mano. Che ha fatto finora di concreto il governo per migliorare le cose? Vanno avanti a forza di slogan e di annunci a sensazione, come nella migliore tradizione berlusconiana… quanto alle mafie, ormai sono dappertutto e non c’è attività imprenditoriale in cui non siano invischiate.