Intelligenti e… stolti

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Intelligenti e… stolti

Mi ricordo che, quando la Messa era in latino, c’era un canto d’ingresso che diceva più o meno così: “Il giusto (o santo) è colui che poteva fare il male ma non l’ha fatto”. Parole che non ho mai dimenticato.
Forse ancora oggi sentiamo dire: quell’uomo (o quella donna) è buono come il pane, neppure capace di fare del male a una mosca, riferendosi proprio alla sua indole bonaria, senza alcuna minima reattività anche di fronte a una ingiustizia palese.
Mi sono sempre chiesto: il santo (o il giusto) chi è in realtà? Un bonaccione che evita ogni rogna per non compromettersi, oppure uno talmente pacifico da chiudersi nel proprio buco?
Mi hanno sempre insegnato, anche da piccolo, che tutti abbiamo debolezze, difetti, magari un brutto carattere, portati alla collera, ecc., e che tutto sta nel saper reagire, nell’evitare di compiere qualche gesto inconsulto.
Credo che tutti abbiano qualche tentazione di fare qualcosa di sporco: tutto sta nel non cedere, e, dopo una eventuale caduta, nel riprenderci subito.
Ma vorrei allargare il discorso. Talora mi chiedo con una domanda paradossale: meglio un criminale “intelligente” o un tonto che, magari in buona fede, non riesce a capire che sta compiendo cose sbagliate?
Una persona “intelligente” che sta sbagliando potrebbe capire il suo sbaglio, ma uno che è tonto non capirà mai, per di più crede di aver ragione, proprio perché è tonto.
Quando sento dire: quel tizio proprio non ce la fa a capire, non ci arriva… mi cadono le braccia, e viene meno ogni speranza di scuoterlo per aprirgli la testa. Ma se una persona che sta sbagliando è “intelligente”, prima o poi potrebbe capire, soprattutto se avrà la fortuna o grazia di incontrare la persona giusta che lo potrebbe aiutare. Non è il caso di certe conversioni?
È vero che i tiranni “intelligenti” possono inventare con inganno ogni stratagemma per fare violenze o soprusi o ingiustizie, ma è anche vero che non è da meno chi, tonto, non reagisce al male, permettendo al tiranno di agire liberamente, e, proprio per la sua chiusura mentale, soprattutto se ha un certo ruolo, chiude ogni possibilità di inventare strade nuove per un futuro migliore.
Posso dirlo? Il diavolo, o il Maligno, manipola più facilmente i tonti che non gli intelligenti, facendo credere loro di essere nel giusto, di agire con retta intenzione, ma senza uscire dal loro mondo chiuso, perché hanno spento l’intelletto.
Ma qui la domanda si pone: tutta colpa loro o perché sono nati tonti? Il problema è, usando una immagine, che questi tonti, con qualche responsabilità nel campo politico o ecclesiastico, sono come piccoli rubinetti anche arrugginiti, da cui fuoriesce poca acqua. Non è colpa della Sorgente, che è infinitamente uguale per ogni essere umano, ma tutto dipende dal tubo stretto che porta l’acqua della Sorgente.
E allora non mi fanno paura i tiranni, che vanno e vengono, ma i gerarchi tonti, e anche la gente del cosiddetto popolo bue, che non riusciranno mai a capire, proprio perché tonti, piccoli rubinetti che resteranno sempre tali. E se poi i rubinetti già piccoli arrugginiscono, immaginate le conseguenze.
Se per i delinquenti “intelligenti” non potrò mai dire “non ce la faranno mai a uscire dalla
loro cattiveria, e perciò posso sperare in un loro ravvedimento o conversione, non potrò mai dire la stessa cosa con i tonti, che tali resteranno, per tutta la vita, per cui vale il detto: “non ce la faranno mai”.
E se non potrò mai pretendere una conversione da una massa di tonti, e lo metterò nel conto puntando sulle persone “intelligenti”, lotterò finché potrò perché i gerarchi tonti tornino a zappare la terra, penserà poi la terra a ridurli in polvere.
28/09/2024
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