VERSO UNA NUOVA COMUNITÀ CRISTIANA DI BASE: Al Dio ignoto/1

 

 

di don Giorgio De Capitani

Le cose che dirò, o cercherò di dire o semplicemente di far intuire, potrebbero sembrare sconvolgenti, e, così fosse, avrei in parte raggiunto il mio scopo; diversamente, se cioè apparissero solo astrusità di chi ha nulla a cui pensare, o si diverte a distruggere il dio delle religioni secolari, allora ancora una volta mi sentirei uno sconfitto, ma, non per questo, mi rassegnerei.

Quando, dopo la nostra morte, ci presenteremo, come dice la Bibbia, davanti al Dio supremo per essere giudicati, sarà il momento che faremo la più grande scoperta. Ci troveremo di fronte ad uno Sconosciuto. Verrà spontaneo chiedergli: “Ma tu chi sei?”. E lui ci risponderà: “Sono il tuo vero Dio, che tu non mi hai mai conosciuto”.

E allora, chi è il dio della religione, il dio che ci hanno fatto credere come l’unico vero dio, il dio che ci hanno dipinto in tutte le maniere per costringerci a credergli, il dio ufficiale della chiesa cattolica, il dio dei papi, il dio dei cardinali e dei vescovi, il dio dei preti e delle suore, il dio delle comunità cristiane, il dio dei vari movimenti ecclesiali o delle congregazioni religiose? Un dio falso?

Che sia un dio adulterato, ne sono convinto, ed è per questo che non ho alcun timore a smascherarlo, e a sostenere che bisogna aprire gli occhi, per renderci conto dell’inganno. Siamo stati ingannati da una religione, che si è costruito man mano un suo dio, in funzione della stessa religione: per la sua sopravvivenza. Più la religione s’ingrossa, ovvero si fa struttura, più protegge il proprio dio, e lo difende da quanti vorrebbero denudarlo.

Più la religione ha protetto il proprio dio, anche a danno della stessa dignità dell’essere umano, più ha commesso crimini contro l’Umanità, proprio in nome di un idolo fatto a immagine della stessa struttura religiosa. Sta qui il vero inganno: il dio della religione non è altro che un idolo, ovvero una rappresentazione di qualcosa che, più s’identifica con la struttura in continua inarrestabile espansione, più si allontana dal vero Dio assoluto. E per “assoluto” s’intende “sciolto” o “libero” da ogni inganno o falsificazione della propria identità.

Sì, l’idolo è una rappresentazione ingannevole, in quanto immagine di qualcosa che fa parte delle nostre passioni terra terra, senza vibrazioni spirituali. L’idolo è la proiezione simbolica o idealistica della parte talora peggiore di noi stessi. In altre parole, è la sublimazione di ciò che non dovremmo essere.

Ma Dio, il vero Dio, non è forse infinitamente “Altro”? Più credo di raggiungerLo, più Egli si fa lontano, Altro. Se penso di averLo raggiunto, vuol dire che ho preso un abbaglio, o una cantonata, ma siccome nessuno di noi lo vuole ammettere, allora facciamo di tutto per imporre, come se fosse il vero Dio, un idolo, ovvero l’immagine che ci siamo fatti di Dio.

Quando diciamo: “il dio della religione”, è chiaro che siamo nell’inganno, perché nessuna religione può dire: “Dio è mio”. Casomai, la religione dovrebbe aiutare, al di là della sua struttura, l’essere umano a scoprire qualcosa del vero Dio. Ma non lo fa: ne andrebbe della propria esistenza in quanto struttura religiosa.

Anche la Chiesa Cattolica è stata soggetta a questa perversione del Divino. Ha subìto la tentazione dell’essere storico, di sempre. Ognuno di noi si costruisce un idolo, e lo chiamiamo dio. In realtà, adoriamo la proiezione del nostro ego. Così la Chiesa si è costruito un proprio idolo, e l’ha chiamato dio, e in nome di questo dio ha ingannato milioni e milioni di cristiani.

A mano a mano prendiamo coscienza di noi stessi, della sete dell’Infinito che c’è nel nostro essere umano, allora possono nascere dubbi, che la Chiesa immancabilmente chiama peccati, costringendoci a rientrare nel recinto delle sue certezze o dei suoi dogmi di fede; e se succede che i dubbi si trasformino in qualche certezza, allora la Chiesa è pronta a condannare questi ribelli come eretici.

L’uomo capisce che c’è qualcosa che non funziona, intuisce che c’è un abissale divario tra il dio della religione e l’Infinito che, volere o no, si respira nell’aria? Ci sono tentativi di uscire dai dogmi della Chiesa, per cercare altre vie onde inebriarsi dell’Infinito? Certamente, è la Mistica che, nonostante tutto, ha avuto una certa presenza anche nella Chiesa Cattolica. La Mistica, proprio perché salta ogni struttura, è il tentativo di uscire dall’inganno della religione-struttura, tutta dogmatica e tutta morale. Con la Mistica si entra in un altro mondo, ma siccome è qualcosa di eccezionale, la Chiesa finge di riconoscerla, onorandone anche la santità nei suoi più caratteristici esemplari. Ma quello della Mistica è un linguaggio che sembra uscire dall’altro mondo: la Chiesa lo sopporta e anche lo accetta, magari lo propone, sapendo però che non sarà mai alla portata del popolo di Dio.

Con la Mistica si entra a contatto con il Mistero di Dio, che però rimane incomunicabile, tanto è vero che neppure i mistici riescono a trasmettere le loro esperienze, che vanno al di là di ogni logica religiosa.

I mistici, dunque, non rappresentano un pericolo per la Chiesa, che continua, tranquilla, a proporre il proprio idolo, anche strumentalizzando la Mistica per darsi ancor più credibilità. Come a dire: “i mistici sono a contatto diretto con Dio, voi popolo però non siete così privilegiati, accontentavi di onorare dio così come ve lo propongo io”.

La Chiesa non dice che tutti dovremmo essere dei mistici, non dice che essa stessa dovrebbe essere mistica: non lo dice e non lo fa, perché rischierebbe di auto-distruggersi, distruggendo l’immagine di se stessa, ovvero l’idolo o la falsa immagine di Dio. Invece la  Mistica dovrebbe essere la via normale del credente, la via quotidiana della Chiesa, per non cadere nella tentazione idolatrica.

Tuttavia la Mistica non è l’unica via per accostarsi al Mistero divino. C’è anche la Natura, o il Creato. Qui le scoperte potrebbero essere ancor più sconvolgenti, se per sconvolgente s’intende qualcosa che ci sorprende tanto è inusuale. Basterebbe già pensare al significato di “natura”: deriva dal latino, ed è il participio futuro del verbo nasci (nascere) e letteralmente significa "ciò che sta per nascere". Mi piace immaginare la Natura come a una donna perennemente incinta. La Natura è la Vita che si rinnova. Un miracolo vivente. Dire Vita è dire Qualcosa di Divino.

Eppure siamo quotidianamente a contatto con la Natura, e non sappiamo di essere a contatto con il Divino. Tranne pochissime eccezioni, anche la Chiesa Cattolica ha sempre sfruttato il Creato come qualcosa da usare in funzione dell’idolo religioso. Ancora oggi un prete che parlasse in difesa dell’ambiente verrebbe giudicato male. Quando Papa Francesco, appena eletto, ha parlato del dovere di custodire il Creato ha fatto scalpore, tanto è sembrato che dicesse una cosa del tutto strana. Lo stesso poverello d’Assisi è stato idealizzato, o al massimo ridotto a un santo laico protettore dell’ecologia. Inoltre, forse che la Chiesa in quanto Chiesa si è esposta ufficialmente in difesa dell’acqua?

Parliamo tanto di bellezza e di gratuità, o, almeno, dovremmo parlarne, visto che sono le qualità migliori della Vita, e poi succede che cadiamo nella peggiore idolatria delle cose più brutte. Parlando di cosa dovremmo anche qui distinguere: tra cosa come realtà e cosa come prodotto dell’uomo o deturpazione della realtà. Ciò che l’uomo produce non sempre corrisponde all’essere della stessa cosa, e, ancor peggio, l’uomo riesce a imbrattare di fango anche le cose più belle o i capolavori della Natura.          

Se ci accostassimo alla Natura, così come i mistici si accostano a Dio, tutti avremmo la possibilità di scoprire qualcosa del Mistero divino. Qual è dunque la Mistica della Natura? La Natura ha in sé una Mistica più accessibile. Non solo. Forse può rivelare di Dio un volto migliore, quello della Bellezza e della Gratuità. La Natura è lo specchio della Bellezza e della Gratuità divine. 

La Mistica può anche incutere una certa soggezione, come se fosse una via privilegiata per pochi eletti, magari giudicati campati per aria, tra le nuvole, ma come si possono chiudere gli occhi davanti agli spettacoli della Natura, che è il nostro habitat quotidiano? Una Bellezza che ci circonda da ogni parte, soprattutto se abbiamo la fortuna di abitare in un angolo di paradiso ambientale. E succede che, se abiti in una città asfissiante, basta poco per sognare Dio, e se abiti in meravigliose zone di campagna o di collina o di montagna, tieni la testa bassa. La città sembra più aperta agli spiriti liberi, mentre in campagna o in montagna la gente sembra più attaccata alla terra, ma solo per sfruttarla, senza gustarne i richiami alla Bellezza e alla Gratuità. E se è vero che il cristianesimo con il suo dio religioso è partito dai centri urbani per poi diffondersi nelle campagne e nelle zone montagnose, è anche vero che, una volta insediatosi qui, ha messo profonde radici, tanto da resistere alle tempeste o agli stravolgimenti della storia. Le tradizioni religiose sono sopravvissute, tanto da non lasciare spazio ad ogni rinnovamento, che con l’evolversi dei tempi richiede spazi di libertà, perché lo Spirito possa agire, per sfuggire alla logica della fredda struttura. Il dio della religione, benché impolverato dal tempo, non è stato travolto dal rinnovamento. La Chiesa sembra talora aver bisogno di nuove acque per rinascere, ma poi, passata la ventata dello Spirito rinnovatore, vedi il Vaticano II, torna nelle secche lucidando ben bene il volto del dio-idolo, perché la gente di nuovo se lo tenga caro, invocandolo come un amuleto pronto a fare miracoli a buon mercato.

La Gratuità non è un accessorio della Bellezza, o una sua damigella. La Gratuità è l’essenza stessa della Bellezza. In realtà la bellezza si è imposta subito ma come estetica, quel tocco di gentilezza che fa parte di un certo ceto sociale. Già parlare di Bellezza interiore o dell’essere ha comportato una certa difficoltà. Lo sappiamo tutti la fatica dell’uomo a uscire dall’esigenza sociale dell’apparire. Dire poi che la Bellezza non ha un valore di tipo commerciale è stato come pretendere che dovremmo essere puri spiriti.

Ecco, la Natura è la convivenza più armoniosa della Bellezza e della Gratuità. Tutto è dono del Divino. Se è dono, come si può parlare di mercato? Eppure la Natura è stata da sempre violentata nella sua Gratuità. La Terra si compera e la si vende, la si sfrutta e la si distrugge, con la stessa facilità con cui si costruisce un oggetto e lo si manipola a piacimento.

Ora, riscoprire la Gratuità nella Natura è vitale in una società consumistica come l’attuale, che potrà anche fregiarsi di bellezza, ma non di Gratuità. La Gratuità è la più forte provocazione di tutto ciò che sa di materialismo, di capitalismo, di mercato, di denaro, e anche di quel genere di spiritualismo, che parla anche bene di Dio, ma a cui non dispiace affatto il mondo terreno. La Natura è Bellezza ed è Gratuità. È la migliore scuola di catechesi, dove impariamo a conoscere qualcosa del Dio Altro, al di fuori degli apparati religiosi o dei paraocchi teologici.

Ed ecco la domanda: il dio della religione in che rapporto è con la Bellezza e la Gratuità? Ha qualcosa in comune? Credo proprio di no, per il fatto stesso che l’idolo è idolo, e non è certo l’immagine del Dio purissimo. Anche la religione è soggetta a qualsiasi tentazione di potere e di mercato: la sua stessa struttura ne ha bisogno. Non basta parlare di povertà. Ciò potrebbe illuderci. Bisogna parlare di Gratuità, e declinarla in ogni aspetto del mondo ecclesiastico. Altrimenti, il Dio Altro rimarrà solo l’ideale dei Mistici, e dei cultori della Natura, ma sappiamo quanto sia ancora rara la presenza della Mistica nella Chiesa, anche come riscoperta del volto bello e gratuito di Dio nella Natura.

(1/continua)

 

21 Commenti

  1. carloipazia ha detto:

    Carissimo prete solo ora ho avuto l’occasione di conoscere il tuo modus operandi eccezionale nel strappare l’ipocrisia imperante pero’ non fare l’errore di farti togliere di mezzo dando l’opportunita’ gratuita ai potenti,usa l’intelletto e non il torpiloquio sei x noi poveri ignoranti la voce e una speranza di identita’spingi sull’umanesimo cristiano che’ e’ il vero motore del vangelo

  2. michele ha detto:

    @don: mi va bene tutto, che parli del berlusca, di grillo, di politica, di economia, di acqua, tutto mi va bene, ma ti prego, non parlare di Dio. Sul resto, di quello che vuoi, inventa, costruisci, attacca, sproloquia, fai insomma quello che fai sempre, ma lascia stare Dio, che non sai di cosa parli. grazie

  3. francescohk ha detto:

    Ho letto con interesse lo scritto del don, mi aspettavo di leggere e sentire qualcosa sulla comunita’ di base invece mi sono trovato un discorso sulla RELIGIONE .
    Il ragionamento fila e lo condivido. Certo la religione e’ fatta per RELEGARE il “”dio””‘ per crearlo a sua immagine e bisogno. Non puo’ essere diversamente, in quanto la religione e’ quella tendenza, diciamo anche esigenza dell’uomo di volere raggiungere Dio. Un tentativo e’stato fatto con la costruzione della torre di Babele; voler raggiungere Dio coi mezzi, mentalita’ … umane.
    NOI NON abbiamo BISOGNO di chiederci , cercare di sapere , indovinare… chi e’ DIO, perche il NOSTRO DIO, in cui crediamo si e’ FATTO UOMO: GESU IL CRISTO.
    Solo in LUI e solo mediante Lui possiamo sentire , vedere capire chi e’ Dio ( chi vede me vede il Padre!) Quindi la domanda che il don si pone :Ma Dio, il vero Dio, non è forse infinitamente “Altro”?, mi sembra domanda religiosa e filosofica che non porta da nessuna parte. Il Dio di Cristo non e’ per nulla “”infinitamente Altro” e’ il FIGLIO di MARIA l’UOMO GESU’ , il DIO FATTO UOMO !
    E’ in Cristo che posso capire, sentire incontrare il VERO DIO e CRISTO e’ l’uomo GESU” concretamente , e infinitamente simile a me anzi,grazie al SUO SPIRITO, presente e vivente in me e in ogni uomo. Quindi conoscere Dio richiede che conosca me stesso, e che possa scoprire nel mio “essere esistenziale” l’immagine di Dio e accettare di essere tempio dello Spirito.

  4. GIANNI ha detto:

    Avevo già lasciato un commento, ma poi è scomparso.
    Me lo scrivo, quindi, questa volta, prima su word, per poi farne copia ed incolla.
    Personalmente, vorrei rinnovare il tema di fondo.
    Chi o cosa sia Dio se lo domandano in molti.
    Io, invece, vorrei domandare: sarebbe meglio che una dimensione metafisica non esistesse o meglio di si?
    Quella dimensione metafisica, cui guardano tutte le religioni, e che chiamiamo Dio, si è cercato di comprenderla, di descriverla, di capirne il senso, sia tramite la dogmatica delle religioni, sia anche tramite manifestazioni che talora la stessa dimensione metafisica pare esprimere nel mondo materiale.
    Credo che gli unici che ne abbiano una visione ed un’esperienza diretta, come dire…non filtrata tramite la religione, siano i mistici o comunque tutti coloro che ne hanno avuto testimonianza diretta.
    Ma è poi una bella realtà?
    Io ho parlato delle mie esperienze dirette in diverse occasioni, e devo dire che no, se quella che ho avuto io corrisponde a qualcosa di reale, allora non è una bella realtà, o quanto meno non solo bella.
    Perché Dio consente il demonio?
    Perché, a quanto pare, ci sono indemoniati che neppure sono responsabili di alcuna colpa morale?

    Quel che sembra sicuro è sopratutto che:
    1) in alcuni casi i cosiddetti indemoniati non sono esaltati, ma persone che, ad esempio, sputano rospi dalla bocca e parlano in sanscrito antico, pur essendo persone semplici, che nulla hanno studiato in tal senso
    2) le visioni di certi santi, non sono solo di tipo angelico o divino, ma, in diversi casi, si sarebbe verificata anche una visione infernale..
    3) come non ricordare l’episodio di don Bosco, che riportò anche una scottatura alla mano, da lui asserita come prova di essere stato all’inferno
    4) lasciamo poi stare altri fatti che parrebbero preternaturali, come le cosiddette combustioni spontanee.

    In sintesi, quel che voglio dire è questo:
    sapere, sappiamo nulla.
    La nostra stessa esistenza:
    si, noi siamo uomini, ma cosa siamo realmente?
    E tutto quello che esiste, da dove viene?
    Ok, dal big bang, ma la materia primordiale da cui è saltato fuori il big bang, da dove viene?
    Già la stessa dimensione fisica pone misteri impenetrabili.
    La fisica arriva a spiegarci il funzionamento di molte cose, ma non capisce l’origine delle cose.
    La religione si limita a interpretare, ma poi…..

    Ed ecco perché torno sul quesito iniziale:
    che libertà ha l’uomo, se ad esempio viene indemoniato?
    Che libertà ha l’uomo, se esiste una dimensione metafisica denominata Dio, che già sa tutto anticipatamente.
    Se esiste un futuro predeterminato, allora non esiste libertà.
    Oppure, se esiste libertà, allora non esiste dimensione metafisica.
    Secondo me, non c’è scampo a questo dilemma.
    Certo, le religioni cercano di addolcire la pillola, soprattutto il cristianesimo.
    Ma ipotizziamo che Cristo non sia mai nato, o che non sia realmente figlio di Dio.
    Cosa ci rimane?
    Ed immaginiamo che i tanti profeti delle diverse religioni non ci siano mai stati.
    Resta solo ed esclusivamente una dimensione metafisica, per chi crede alla mistica, che pare comunque non lasciare libertà all’uomo, e comunque, talora, destinandogli forse il destino visto in tante visioni infernali da diversi mistici.
    Che bel destino!

    • trevize ha detto:

      @GIANNI
      Metafisica e materialità sono un’unica cosa (hanno un’unico sapore) ed è per questo che questi “due mondi” non sono mai scollegati.
      Dio può influire sulla/nella metafisica? Se può significa che il “suo essere” ha attributi e di conseguenza è parte della metafisica (o il suo tutto).
      Altro concetto è quello del Nirguna Brahman… ma in occidente questo concetto è pericoloso: meglio avere un dio che giudica e cui piacciono i fumi delle offerte. Su quest’ultimo dio ho un forte sospetto.

      Sulle manifestazioni metafisiche nella materialità ho un dubbio: esse sono “indipendenti” da chi le osserva o sono formate dalle proprie “credenze” che forniscono lo schema in cui si concretizzano?
      Inoltre: un indemoniato che potere ha nel mondo metafisico, qual’è il metro da usare?

      • GIANNI ha detto:

        Condivido il concetto che metafisica e materialità siano due diversi aspetti di un’unica realtà.
        In fondo, come ci dice la fisica, tutto è energia.
        Probabilmente quanto denominiamo metafisica non è altro che un diverso aspetto di quell’unica realtà che i greci definivano come panteismo.
        In tal senso, un punto di netta congiunzione tra fisico e metafisico ci viene dalle moderne scoperte della fisica quantistica.

        Dio può influire sulla/nella metafisica?
        Esiste probabilmente una dimensione metafisica, ma che, almeno per alcune concezioni, non pare ridursi a DIo.
        Infatti, ad esempio per il cristianeimo esiste Dio, ma esitono anche i demoni, gli angeli, e via dicendo…..
        Almeno il cattolicesimo parla, a fronte di tale dimensione, di misteri della fede.
        Perchè Dio consente l’inferno?
        Perchè consente l’azione di certi esseri?
        Non si sa…..

        “Sulle manifestazioni metafisiche nella materialità ho un dubbio: esse sono “indipendenti” da chi le osserva o sono formate dalle proprie “credenze” che forniscono lo schema in cui si concretizzano?”
        Io ne ho osservate diverse…
        non saprei…
        Io stesso, devo dire che potrebbe essere che ci sia un deformazione tramite propri schemi mentali, ma non ne sono affatto sicuro.

        Inoltre: un indemoniato che potere ha nel mondo metafisico, qual’è il metro da usare?
        Non credo si possa parlare di un suo potere, quanto del fatto di subire l’altrui presenza.

        • trevize ha detto:

          @GIANNI
          Come prima cosa vorrei ringraziarti per le puntuali risposte.

          Sono d’accordo: subire l’altri presenza significa non avere consapevolezza, e quindi niente presenza e “potere”. A questo punto la domanda diviene: “cos’è la consapevolezza?”. La consapevolezza è uno stato d’essere o si riferisce ad un modo di porsi rispetto ad un oggetto metafisico (e di conseguenza fisico)? Nel primo caso vi è una modificazione effettiva del mondo metafisico percepito, nell’altro caso -essendo un prodotto della propria mente grossolana e/o sottile- si è ancora soggetti all’illusione in tutte le sue forme. Esse infatti derivano da un non riconoscimento primordiale.

  5. Patrizia 1 ha detto:

    Io penso che la Chiesa ci ha impartito un educazione religiosa che sembra fatta apposta per ingabbiare la gente, mettergli paletti, proprio per non far conoscere il vero Dio, e come cerchi di mettere un piede fuori della gabbia, addio, sei un eretico e uno scomunicato(secondo loro).
    Ma se Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza, una volta che non lo conosciamo, non sappiamo neanche chi siamo noi, e non sarà per caso questo l’origine del caos che viviamo?

  6. ada ha detto:

    Il DONO di Dio è lo Spirito, che è gratuito, non si compra e Lo si gusta, su questa Terra, perchè ci dà un “assaggio” della Pace e della Beatitudine del Paradiso.

  7. Maurizio ha detto:

    Bisogna fare attenzione nell’affrontare questi argomenti, perché non siamo abituati al confronto e al cambiamento, e tendiamo per cultura a sostituire i soggetti senza far variare di una virgola il risultato.

    L’identità di Dio: La Chiesa ci ha abituati all’idea del Dio certo, conosciuto, riconoscibile. Domandarsi chi sia il vero Dio è lecito, ma chi spera in una ricerca che conduca ad un nuovo risultato è un’illuso, caduto nella stessa idolatria di cui accusa la Chiesa oggi. O entriamo nell’ordine di idee che Dio è un continuo divenire, e che mai riusciremo a coglierlo con chiarezza, o avremo solo cambiato i soggetti senza toccare la sostanza. Accettando questo, accettiamo l’uguaglianza di ogni uomo di fronte a Lui, senza eccezioni.

    Gli idoli: Più che di idoli si dovrebbe parlare di Idolatria, argomento del tutto marginale nell’insegnamento della Chiesa, ma strettamente collegato alla ricerca del Dio Vero. Ma che cos’è l’idolatria? L’Ebraismo ci insegna di essere in presenza di idolatria ogni volta che confondiamo il mezzo con il fine. Quindi non sempre un errore specifico o una situazione strettamente definibile, ma una condizione esistenziale al di là del singolo argomento. Parlando di idolatria si entra in una dimensione di analisi e ricerca che vuole rimuovere poco alla volta quel “terriccio idolatrico” con il quale la nostra volontà tende a ricoprire il volto di Dio.

    Dunque il nuovo idolo è la mistica? Io so che Dio è nella Parola e nella Carità, e se i Mistici hanno difficoltà a mettere in parola Dio, allora non ho timore ad affermare che qualcosa non quadra. Non si può parlare di Dio senza Carità, non si può parlare di Dio senza parole. Un Mistico che non sia capace di Parole di Carità non conosce Dio, e molto probabilmente è abbagliato dall’immagine che di Dio si è fatto. Un’immagine chiaramente idolatrica.

    Natura, bellezza, Gratuità: non credo siano determinanti queste caratteristiche per suggerire il giusto rapporto con Dio. Torno a dire che può mancare tutto al credente, ma solo se gli manca la Carità dimostra davvero di non conoscere il Dio di cui parla. Tutta la missione di Cristo ruota attorno a questo punto. Al giovane ricco Gesù non rimprovera la ricchezza, e nemmeno le mancanze, ma l’incapacità di fare quell’ulteriore passo che lo avrebbe condotto a Dio. Il problema della Chiesa e dei credenti in genere mi pare molto simile… ha udito la Parola, ma questa la rattrista in vista di ciò a cui dovrebbe rinunciare… (Matteo 19:16-22)

  8. Giuseppe ha detto:

    Forse dirò delle eresie, ma mi viene spontaneo di fare alcune considerazioni al riguardo. Credo che il nostro bravo clero cattolico, salvo rare eccezioni, sia fermamente convinto che l’unico vero Dio sia quello che noi cristiani adoriamo, mentre tutti gli altri sono solo delle mistificazioni utili a giustificare la sete di superstizione e di idolatria che da sempre accompagna l’uomo. Con tutto il rispetto per questi ministri della chiesa, ho l’impressione che una simile affermazione sia solo un insulto verso quelle persone rette e di sani principi che vivono pienamente la loro fede in una divinità, anche se non è quella che noi professiamo, ma sono comunque degne del massimo rispetto. È come se i nostri pastori rinnegassero il messaggio evangelico che è universale, e perciò riguarda tutto il genere umano, avendo la pretesa di imprigionare Dio in una casa di loro proprietà, né più né meno come farebbero dei rapitori. Eppure Dio nessuno l’ha mai visto, tant’è vero che presso gli ebrei che sono i nostri progenitori nella fede, non è consentito pronunciarne il nome né raffigurarlo, perché è impossibile definirlo e qualsiasi appellativo o effige non potrà mai corrispondere alla verità. L’uomo sin dai tempi antichi, per migliorare la propria esistenza, ha sempre cercato di modificare il creato, utilizzandolo e sfruttandolo per i suoi scopi, spesso -ma non sempre- nobili, compiendo progressi sorprendenti grazie al suo ingegno, ma provocando per altri versi disastri e calamità. Ho l’impressione che l’apparato ecclesiastico cristiano, ma specialmente quello cattolico, essendo composto di esseri umani, non sia sfuggito a questa tentazione e abbia compiuto la stessa opera nei confronti di colui che ha dato la vita al creato, cercando di utilizzarlo (pur se con le migliori intenzioni) per fare passare il proprio messaggio che, purtroppo, non sempre coincide con quello di Gesù Cristo, e le proprie regole di vita, pretendendo oltretutto che vengano osservate con obbedienza e rassegnazione.

    • dottginkobiloba ha detto:

      Io sono il Signore, tuo Dio,che ti fece uscire dalla terra d’Egitto, dalla casa degli schiavi.

      non avrai altro Dio all’infuori di me.

      Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.

      Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano,

  9. lalo ha detto:

    cosa ne pensi del libro sulla mistica di Pannikar che mi sembra dia una interpretazione della mistica diversa e più dentro la vita di ognuno mentre la chiesa e se ho capito anche la tua definizione la considera possibile solo a pochi prescelti così da renderla fuori dalla portata di ogni persona. E’ vero che Dio è lontano ma è anche più vicino di quanto possiamo esserlo noi a noi stessi perché se fosse solo lontano è più facile farlo diventare un idolo come fa la religione?

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