Omelie 2021 di don Giorgio: TERZA DI AVVENTO

28 novembre 2021: TERZA DI AVVENTO
Is 45,1-8; Rm 9,1-5; Lc 7,18-28
Oggi, già terza domenica di Avvento. Il “già” richiama il tempo che passa, il “crònos” come dicevano gli antichi greci.
“Crònos” è come il contenitore del tempo, mentre il contenuto è quanto si svolge nel tempo: per un credente è il “kairòs”, la Grazia, che è eterna. È l’Eterno presente che domina il tempo.
Dire “già” è anche un invito a fare un sincero esame di coscienza, per vedere come abbiamo vissuto le prime due settimana di Avvento, già passate.
Ecco la domanda: anche quest’anno l’Avvento sarà un’occasione persa, ovvero un insieme di cose che riescono sempre a prevalere sulla Grazia divina, quasi sommersa dal nostro vivere, che non è in realtà un vivere, ma solo un vegetare, un farci trascinare dalle cose che passano?
Ho detto questo come un richiamo anche forte per riprenderci, se fosse necessario, in vista di quel Mistero, che in quanto Mistero richiede sempre una attenzione spirituale, e anche uno spogliamento esteriore. Ci si spoglia di cose eccedenti per lasciare lo spazio libero perché lo Spirito agisca.
Fatta questa premessa, vorrei soffermarmi sul terzo brano. Anzitutto, il contesto.
Siamo nel capitolo 7 del Vangelo di Luca. Prima di questo brano, troviamo due miracoli (la guarigione del servo del centurione e la risurrezione del figlio della vedova di Nain) e dopo il brano c’è l’episodio della peccatrice perdonata.
Ed ecco il brano di oggi. Giovanni il Battista si trova in carcere a motivo del suo rimprovero fatto ad Erode Antipa, per il matrimonio con Erodiade, già moglie di suo fratello Filippo.
Dal carcere Giovanni viene a sapere dell’attività di Gesù e manda due discepoli a chiedergli se è proprio lui il messia, oppure se bisogna aspettare un altro. La risposta sta già in ciò che in quel momento Gesù sta facendo. Annota Luca che Gesù stava guarendo molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e stava donando la vista a molti ciechi. Ed ecco la risposta di Gesù, il quale cita le parole del profeta Isaia: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Tante cose sono state scritte a proposito di Giovanni il Battista: se effettivamente era lui ad avere bisogno di una parola chiara da parte di Gesù, oppure i suoi discepoli. Sta di fatto che la risposta di Gesù è stata esplicita: il vero Messia non rientrava nella logica delle attese del popolo che si aspettava un liberatore potente. Un Messia, dunque, che andava contro ogni aspettava messianica di un popolo che pensava solo ad essere liberato dalla schiavitù straniera.
Ed ecco le parole finali: «E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Sono parole che meritano una particolare attenzione.
Anzitutto, la beatitudine è posta in forma negativa: “beato è colui che non trova in me motivo di scandalo”.
Sappiamo che nel Vangelo la beatitudine è intesa in senso spirituale, riguarda cioè lo spirito interiore. Si è beati dentro, mentre fuori si parla di felicità (nel campo psicologico o psichico) e di piacere (nel campo carnale).
Chiarito questo, ovvero che la beatitudine è spirituale, riguarda dunque il nostro essere interiore, passiamo a chiarire la parola “scandalo”. Deriva dal greco, e significa “pietra di inciampo”, “ostacolo”.
Dunque lo scandalo, ovvero pietra di inciampo, ostacolo, sarebbe Gesù stesso. Ma Gesù quando e come potrebbe essere una pietra d’inciampo o un ostacolo alla beatitudine, ovvero al nostro mondo interiore?
Qui bisogna essere chiari, altrimenti saremo sempre in un equivoco di fondo che, questo sì, sarebbe veramente un ostacolo per l’incontro con il mondo del Divino.
Finché la religione sarà vittima di questo equivoco di fondo, sarà il vero ostacolo, la pietra d’inciampo per un credente che vuole incontrarsi con Dio.
L’equivoco di fondo è il fatto che la Chiesa impone un cristianesimo/religione, dunque un Cristo storico riproposto in tutta la sua carnalità.
L’equivoco sta nel non scegliere chiaramente tra il Cristo storico e il Cristo risorto. Certo, la Chiesa parla di Cristo risorto, ma sta incollata al Cristo storico. Ecco lo scandalo, perché ciò non permette di vivere in pienezza il Cristo risorto o il Cristo della fede o il Cristo mistico.
Lo scandalo, dunque, è una Chiesa istituzionale, che fa da “ostacolo” alla scoperta di quel mondo interiore, dove è lo Spirito del Cristo morente. Certo, perché Cristo ci dia il suo Spirito deve sempre morire come Cristo carnale, che purtroppo rivive continuamente in una Chiesa carnale.
Già il fatto che la Chiesa è rigidamente istituzionale è uno scandalo per il Cristo risorto.
E qui stiamo attenti: Cristo ha citato le parole profetiche di Isaia: «i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia», come se la Chiesa di sempre trovasse in queste parole la giustificazione del suo impegno socio-assistenziale.
E come si può dimenticare che le beatitudini evangeliche sono “spirituali”, ovvero riguardano lo spirito del nostro essere?
C’è una cecità carnale, a cui non basta una guarigione carnale (ricordiamo il miracolo del cieco nato), e così via: c’è una sordità carnale o un handicap fisico, a cui non basta una guarigione carnale. Finché ci limiteremo ad una assistenza del tipo carnale, saremo di ostacolo alla vera rivoluzione interiore.
Quando vedo una Chiesa istituzionale, una Chiesa gerarchica, vescovi e preti o suore, e laici che pensano quasi esclusivamente all’aspetto carnale della società, anche esso importante, ma non l’unico, dimenticando la nostra vera missione, che è quella di restituire al corpo e alla psiche la realtà più profonda che è lo spirito, saremo di scandalo al Cristo risorto, che parla un suo linguaggio del tutto singolare: di vita e di già risurrezione,
È lo Spirito che dà vita ed è già seme di risurrezione.
Non basta curare un corpo, se poi lo lasciamo corrompersi in una società carnale.

1 Commento

  1. Giovanni ha detto:

    GRAZIE DON GIORGIO, per queste omelie che elevano e vanno per la strada Giusta.
    Ascolto e leggo e poi ci penso e ci ri-penso. Parole che entrano dentro e che scuotono sempre.

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