Non c’è nessuno che gliele canti chiare?

di don Giorgio De Capitani
Ognuno è libero di dire qualsiasi cosa, anche dare giudizi lusinghieri del suo parroco di gioventù, ma mi chiedo se sia sopportabile che tali elogi ricadano poi sul presunto “figlio spirituale” da renderlo un parto ben riuscito di un’opera educativa che, oggi, visto qualche frutto, sembrerebbe mostrare per lo meno qualche crepa.
Sia chiaro: è fuori discussione la persona del parroco e la sua lodevole e persino santa opera educativa. Ciò che discuto è il modo scorretto o, per lo meno, inopportuno di strumentalizzarle ai fini di un’ideologia politica.
Se personalmente sapessi che un tizio, tal dei tali, un domani o oggi stesso si vantasse di essere stato un mio fedele discepolo, cresciuto alla mia scuola radicalmente evangelica, la cui (di quel tale) ideologia fosse in netta contrapposizione coi principi cristiani, e perciò con le mie convinzioni di fondo, certamente ne soffrirei, e sarei lieto se qualche altro, ma vero discepolo, difendesse la mia onorabilità.
Purtroppo, nei nostri paesi può succedere di tutto, anche una tale vigliaccheria da parte dell’attuale clero e del Consiglio pastorale che neppure aprono bocca, quando il loro sindaco, di fede e di fatto leghista, in netta contraddizione con i più elementari principi evangelici, si permette di fare “proprio” un parroco, da tutti stimato, ma perché si era dedicato anima e corpo per partorire cristiani degni di portare questo nome.
È una vergogna che un sindaco spudoratamente razzista, prima si permetta di auto-elogiarsi davanti al vescovo di Milano (che vergognosamente è rimasto muto come un pesce), e che ora elogi un parroco, strumentalizzandolo per avallare la sua ideologia razzista.
Ci credo che don Amilcare abbia fatto del suo meglio per educare nel migliore dei modi i ragazzi, i giovani e la sua gente, ma ciò non significa che ogni seme sia andato a buon fine.
Le parole del sindaco di Oggiono (Lecco) risuonano come un’”offesa” nei riguardi di un prete, che non ha certo predicato l’odio contro i fratelli più deboli o invitato i suoi parrocchiani a chiudere le porte ai più sfortunati.
Credo che don Amicare abbia predicato la buona novella di quel Cristo, che ha aperto le braccia al mondo intero, e lo ha fatto su una croce maledetta: una maledizione del potere di allora e del potere di oggi, che erige barriere, minacciando ritorsioni ai cittadini dal cuore grande.

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