Padre Georg: «Molti cardinali oggi sarebbero in sintonia con Angelo Scola come Papa»

Padre Georg:

«Molti cardinali oggi sarebbero in sintonia

con Angelo Scola come Papa»

di don Giorgio De Capitani
Stamattina, appena ho intravisto il titolo, subito mi è venuto istintivo leggere il contenuto, e quando si parla di Angelo Scola, di cui ho un pessimo ricordo, per esperienza personale (mi aveva defenestrato quando ero a Monte, tramite il suo metallico portavoce, Mario Delpini, allora Vicario Generale, perciò braccio destro di Scola, a cui purtroppo succederà nella guida di una Diocesi la più disastrata del mondo ) ciò mi incuriosisce, ovvero mi dà l’occasione, una tra le tante, perché dica la mia, alzando anche la voce per protestare contro l’ipocrisia o quell’andazzo di una Chiesa sempre in tensione tra qualche soffio dello Spirito e i giochi anche politici per non dire sporchi di cardinali che invocano col “Veni creator” lo Spirito santo, e poi fanno i cazzi loro, tarpando le ali allo stessa divina colomba.
Ho detto “qualche soffio”, in realtà sempre apparente, visto che, dopo il primo entusiasmo (l’ho avuto anche io) si è sempre caduti dalla padella alla brace. È stato così anche con questa attuale papa, Bergoglio, il cui unico merito è stato di aver soffiato il timone a Angelo Scola. Mi ricordo che quella sera (13 marzo 2013) ero in grande tensione: non volevo che il nuovo papa fosse Angelo Scola, ma nello stesso tempo, se fosse stato eletto papa, avrebbe lasciato finalmente Milano.
Tutti sappiamo come sono andate le cose. Altro scherzo dello Spirito santo? Col tempo iniziai a capire che qualcosa non funzionava, per una specie di populismo sempre più irritante e contradditorio, che già in sé sopporto male, ma che non sopporto affatto quando si incarna in gerarca ecclesiastico.
Torniamo a Angelo Scola e al suo rapporto stretto, strettissimo con Benedetto XVI per quel pensiero diciamo teologico identico sulla Chiesa. Ancora oggi resto meravigliato di fronte a certe amicizie o legami anche personali, quando vedo un divario enorme dal punto di vista intellettuale tra due porporati. Che Benedetto XVI avesse una spiccata intelligenza è da tutti riconosciuto, ma che Angelo Scola abbia una mediocre intelligenza tutti lo riconoscono, ma non lo dicono.
Non so capire del tutto il senso delle parole di Padre Georg quando afferma che l’elezione a papa di Angelo Scola avrebbe soddisfatto molti cardinali. Forse perché la poca intelligenza di un papa accomuna un po’ tutti per quel “modus vivendi” che di evangelico ha ben poco, per non dire nulla.
In ogni caso, nessuno o quasi dice che, se fosse stato eletto papa Angelo Scola, avrebbe dovuto istituire in Vaticano un centro di psicanalisi. È lo stesso Angelo Scola a riconoscerlo: «Nel ’74 sono stato così male da finire in coma; cercando la diagnosi di morbo di Addison che sarebbe arrivata solo sei anni dopo, ho tentato anche la strada feconda della psicanalisi». E qualche amarezza. Come quando il cardinale Bertone, nel 2007, non lo volle presidente della Cei: «Così mi hanno riferito. Forse perché faccio discorsi difficili da capire. Un mito che circola da sempre, ma è vero solo in parte, perché la gente trova facile solo quello che sa già».
In ogni caso, tutto va come dovrebbe andare, così popolarmente si dice, ma forse il problema è un altro, ed è quanto sta succedendo anche nel campo politico. Oggi c’è un vuoto pauroso di grandi uomini e di grandi donne. Perché? Non lo so.
Ho letto nei giorni scorsi un libro di Armando Torno, dal titolo: “Elogio delle illusioni”. Una frase mi ha colpito particolarmente, ed è una citazione di Henri de Montherlant, il quale ne “Il ventaglio di ferro”, così scrive: «Dopo Sesostri, nulla di ciò che è importante ha fatto un passo. Tutto ciò che non è importante ha fatto passi giganteschi». Commenta Torno: «Aggiungiamo che Sesostri è stato un faraone della dodicesima dinastia egizia, che guidò il suo paese per quarantacinque anni. Regnò in un periodo che i testi fanno oscillare tra il 1964 e il 1919 a.C. Anno più, anno meno».
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da milano.corriere.it

Padre Georg:

«Molti cardinali oggi sarebbero in sintonia

con Angelo Scola come Papa»

di Giampiero Rossi
Gänswein, segretario di Ratzinger: «All’ex cardinale di Milano mi legano stima e simpatia personale. Ma non posso dire altro, a Santa Marta c’è grande sensibilità»
«Credo non pochi cardinali avrebbero vissuto bene se Angelo Scola fosse stato Pontefice». Le parole sembrano scorrere comode nell’ampio sorriso che le accompagna. Padre Georg Gänswein, segretario particolare di Joseph Ratzinger per quasi vent’anni, non cerca spunti polemici o frasi a effetto, ma non si sottrae e non aggira le domande, tranne una.
Lei personalmente, ripensandoci adesso, in un pomeriggio di primavera milanese del 2023, avrebbe gradito l’elezione a Papa dell’allora arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola?
«Io non posso dire di essere stato amico del cardinale Scola, ma a lui mi lega una grande simpatia personale e una profonda stima. Ma dire certe cose, oggi, sapendo che in Santa Marta c’è grande sensibilità…».
Classe 1950, sacerdote dell’arcidiocesi di Friburgo, in Germania, dal 1984 e dottore in Diritto canonico. Chiamato nel 1995 in Vaticano, dapprima nella Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti e l’anno successivo in quella per la Dottrina della fede, nel 2003 divenne segretario personale dell’allora cardinale Joseph Ratzinger. Dopo l’elezione al pontificato, il 19 aprile 2005, Benedetto XVI lo confermò nell’incarico e nel 2012 lo nominò prefetto della Casa pontificia, consacrandolo arcivescovo, il 6 gennaio 2013, con il titolo di Urbisaglia. Papa Francesco lo ha mantenuto nella responsabilità dell’ufficio, affidandogli però, dal gennaio del 2020, il compito di dedicarsi esclusivamente al Papa emerito. E ora che Ratzinger non c’è più è in attesa di una nuova destinazione. Ma nel frattempo ha scritto, insieme al giornalista Saverio Gaeta, un libro: «Nient’altro che la verità – La mia vita al fianco di Benedetto XVI». E di passaggio a Milano per una presentazione alla libreria Mondadori, si sofferma per qualche momento a ricordare il rapporto tra il «suo» Papa e il cardinale Angelo Scola. Lo stesso arcivescovo emerito di Milano ha usato parole di grande affetto e stima, alla morte di Benedetto XVI: «Mi è stato amico ma ancor più padre non facendomi mai mancare il suo aiuto anche in certi momenti non facili della mia vita».
Lei che ricordi ha del rapporto tra queste due figure importanti della chiesa cattolica?
«Mi vengono in mente le due visite ufficiali che Ratzinger fece a Scola durante il suo Pontificato. La prima fu a Venezia, dove Scola era Patriarca. Nel maggio 2011. Al di là della cornice della città, che già da sola mi ha lasciato ricordi bellissimi indelebili, l’accoglienza fu straordinaria e poi si notava già molto bene la simpatia umana e la sintonia teologica tra il Papa e il Patriarca. Si conoscevano già da tempo, appunto in un contesto di riflessioni teologiche, e a quel punto si ritrovavano in una bella armonia. Per descriverla mi viene in mente l’immagine di una barca a vela sospinta da una buona brezza».
E un anno più tardi la situazione si è riproposta, però a Milano, dove nel frattempo Scola era diventato arcivescovo proprio per scelta di Ratzinger.
«Quella però non fu una visita alla diocesi ma avvenne in occasione dell’Incontro mondiale delle famiglie. Erano le stesse due persone, anche se il cardinale aveva cambiato ruolo e città e ricordo ancora benissimo di averli visti proprio felici quando sono entrati nello stadio San Siro gremito di persone».
In quel momento non si parlava di potenziale successore perché non era nemmeno ipotizzabile che un Papa si dimettesse. Ma l’11 febbraio 2013 le cose cambiarono improvvisamente.
«E ancora di più a partire dal 28 febbraio, quando alle ore 20 il Papa firmò la rinuncia e salì sull’elicottero che lo portò a Castel Gandolfo, perché il monastero Mater Ecclesiae non era ancora pronto a ospitarlo. Ricordo benissimo che tanti, e voi giornalisti in particolare, si sono precipitati a dire che il cardinale Scola sarebbe stato il successore naturale, anzi addirittura scontato».
E la realtà, per quanto ricorda lei qual è?
«Papa BenedettoXVI non parlò con nessuno, non rispondeva a nessuno, proprio perché non voleva e comunque non poteva in alcun modo influenzare il Conclave. Ma come ci sono i cosiddetti “kingmaker”, esistono anche i “papameker” che, magari anche a partire da dati di fatto veri, come la sintonia teologica e umana tra i due, aggiungevano anche molta fantasia. Ma il mondo cattolico e della Chiesa è grande e diversificato, c’è sempre qualche elemento incalcolabile e concentrarsi soltanto su Roma è un errore».
Lo stesso Cardinale Scola, prima di partire per il Conclave, ai suoi collaboratori in arcivescovado disse di stare «tranquilli» perché non sarebbe stato eletto lui. Ma lei che è stato così vicino a Papa Ratzinger, sarebbe stato contento se la scelta dei cardinali fosse ricaduta sull’arcivescovo di Milano?
«Al di là della mia stima e simpatia personale, le capisce che ogni mia frase su questo potrebbe essere interpretata come una manifestazione negativa nei confronti dell’attuale Pontefice. E come le ho detto, a Santa Marta c’è grande sensibilità…».
Allora provo a dirlo io e lei mi dice se sbaglio. Secondo me, da tutto quello che ha raccontato non è difficile desumere che a lei sarebbe piaciuto molto Angelo Scola come successore a papa Benedetto XVI. Ma questo lo dico io.
Nessuna risposta verbale. Mani giunte davanti alla bocca. Ampio sorriso. Occhi socchiusi. Testa che annuisce. Ma poi aggiunge: «Credo non pochi cardinali avrebbero vissuto bene se Angelo Scola fosse stato Pontefice».
E cosa significa per un cardinale vivere bene in un pontificato?
«Significa sentirsi in sintonia non soltanto esteriormente ma anche interiormente».

1 Commento

  1. simone ha detto:

    Padre Georg è alla ricerca di una popolarità imbarazzante, segno di una vocazione molto sbilanciata verso l’io piuttosto che al servizio per gli altri. Mi sembra inutile, nel momento in cui un papa reggente c’è, aprire discussioni del genere che servono solo a seminare zizzania. Lui sembra voler rivelare verità importanti ma sinceramente della sua idea e di quella dei cardinali che stanno dalla sua parte, non ce ne frega niente.
    Oggi il problema è che papa Francesco non sta dando la giusta impronta ad una Chiesa sempre più affaticata, confusa e priva di Spirito. Oggi le parrocchie gestiscono, oserei dire vivacchiano. L’unico problema è la gestione e la ristrutturazione delle strutture parrocchiali. Sempre presi tra bilanci, conti e progetti di rifacimento di questo o quello.
    Eppure la missione della Chiesa è un’altra. Il comandamento non era: “andate e gestite le proprietà della Chiesa”: c’è una buona notizia da annunciare! Nell’annuncio bisognerebbe portare solo una tunica…non lo sfarzo che è stato aggiunto negli anni per rendere la Chiesa più appesantita e ingessata!

    Purtroppo molti preti vivono con tre false certezze: la prima è di essere Dio in terra. La seconda è di essere già salvi. La terza è di essere il centro del mondo.
    Tre gravi malattie che han fatto smarrire la bellezza delle comunità cristiane delle origini. Ci sono tanti altri motivi ma credo che una buona fetta dipenda dal questo.

    Angelo Scola ha tutti e tre i virus e non avrebbe combinato niente come pontefice. Anzi avrebbe inasprito le troppe rigidità che lo abitano e che spesso riaffiorano nella Chiesa (quando è lui a guidarla).
    Forse lo Spirito ha scelto il meno peggio, non so. Di sicuro questi articoli sono spazzatura da peggior giornale di gossip. Già son pessime le retrospettive fatte dai vaticanisti; quelle proposte dai preti (arcivescovo per la precisione) fan venire la nausea.

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