Adolescenti a Milano, il disagio supera i limiti di guardia: oltre diecimila minori in carico ai servizi sociali

dal Corriere della Sera

Adolescenti a Milano,

il disagio supera i limiti di guardia:

oltre diecimila minori in carico ai servizi sociali

di Maurizio Giannattasio
Accessi ambulatoriali raddoppiati in dieci anni. L’effetto Covid
Cresce il disagio degli adolescenti. Lo certificano i numeri dei Servizi Sociali di Palazzo Marino e gli accessi al servizio di neuropsichiatria infanzia e adolescenza della De Marchi. Sono 10.390 i minorenni presi in carico dal Welfare di Palazzo Marino su una popolazione di minori di 203.680 unità, il 5,1 per cento. Significa che un ragazzo su venti ha bisogno di essere accompagnato e aiutato nel suo percorso di vita. Il maggior disagio si concentra tra gli adolescenti, nella fascia di età che va dagli 11 ai 17 anni: il 47,9 dei minori presi in carico dai Servizi sociali rientra in questa forchetta demografica. Così come preoccupa il raddoppio degli accessi ambulatoriali tra il 2009 e il 2019 di preadolescenti e adolescenti con disturbi psichiatrici. Soprattutto viene segnalato un peggioramento dopo la pandemia, «in particolare per quanto riguarda autolesionismo, comportamenti suicidiari e disturbi alimentari». Un grafico riporta i motivi di accesso al pronto soccorso pediatrico della De Marchi dal 2016 al 2022: l’intenzione suicidiaria. Era poco sopra il 20 per cento nel 2016, balza oltre il 70 per cento nel 2022. Un fenomeno, questo, che riguarda tutto il mondo. «Oggi — dice l’assessore al Welfare, Lamberto Bertolè — dobbiamo concentrarci su una nuova evidenza che emerge: il disagio degli adolescenti. Il 47,9% dei minori presi in carico dai Servizi sociali è infatti concentrato nella fascia d’età 11-17. Accanto a questo dato, dobbiamo prendere atto delle tendenze di cui ci parlano i responsabili dei servizi di neuropsichiatria, secondo cui nel 2021-22 l’accesso agli ambulatori di neuropsichiatrie infantile, ai pronto soccorso e i ricoveri sono molto aumentati, così come gli atti autolesionistici. Questo ci dimostra che il disagio si sta accentuando con molta forza negli ultimi anni».
Duro il lavoro degli assistenti sociali di Palazzo Marino che devono garantire la tutela dei diritti dei bambini e delle bambine. Ci sono le prese in carico «spontanee» (dove sono i diretti interessati con le famiglie a chiedere aiuto) e quelle che avvengono attraverso una segnalazione dell’autorità giudiziaria (tribunale minori o tribunale ordinario) che sono la stragrande maggioranza: 7.760. La casistica riguarda essenzialmente il sostegno alla genitorialità (1.800 casi), subito dopo la richiesta di protezione per situazioni di maltrattamento e abuso (1.767) e il bisogno relazionale (1.720). Più indietro la richiesta di affiancamento educativo (1.323). Più o meno stabile il numero degli affidi. Erano 311 nel 2018, sono stati 304 nel 2022. Di questi, 205 sono stati affidati a tempo pieno ad altri nuclei famigliari. Poi ci sono le indagini psicosociali, quelle che la magistratura chiede ai Servizi sociali di fare su un nucleo familiare in seguito a una segnalazione ricevuta da terzi. I tre casi più frequenti riguardano l’abuso o il maltrattamento, segue la conflittualità e subito dopo il disagio adolescenziale. Nella maggior parte dei casi non c’è bisogno di un provvedimento della magistratura perché la famiglia ha deciso di collaborare e attivare interventi per migliorare la situazione. I ragazzi che hanno già compiuto 18 anni ma sono ancora in carico (fino ai 21 anni) sono in totale 1.326. Di questi, solo una settantina (circa il 10 per cento) sono in protezione residenziale, 37 in alloggio autonomo, 17 in comunità educativa. Significa che la maggior parte di loro è avviato verso un percorso autonomo. «Questo — continua Bertolè — ci porta a riaffermare che il nostro lavoro deve essere sempre più in rete con tutte le altre istituzioni e in particolare con la parte sanitaria che deve essere sempre più integrata. Si aggiunge la necessità di una presa in carico rapida: sappiamo quanto le risposte tempestive possano fare la differenza e avere anche un effetto preventivo. Tanto più la presa in carico neuropsichiatrica è rapida tanto più è efficace. Noi dobbiamo lavorare su questo e sollecitare tutte le istituzioni coinvolte».

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